“Tutti i Bambini ….un unico Stivale” è questo il titolo Congresso Nazionale Fimp che si terrà a Riva del Garda dall’11 al 13 ottobre. Un evento cui parteciperanno oltre 1000 professionisti e che avrà tra i suoi temi clou, oltre alla questione delle disuguaglianze regionali anche la necessità d’investire nelle cure primarie e sessioni dedicate alle attività di prevenzione (tra cui le vaccinazioni) diagnosi e cure. Ma ad illustrarci l’evento è il Presidente della Fimp,
Paolo Biasci.
Presidente si avvicina il prossimo Congresso Scientifico FIMP di Riva del Garda. Ci può anticipare quali saranno i principali temi che lo caratterizzano?
Dall’11 al 13 ottobre il Congresso Nazionale vedrà la partecipazione di oltre 1.000 pediatri di famiglia e rappresenta, come ogni anno, l’appuntamento principale per presentare i progetti ed approfondire le tematiche scientifiche che interessano e sono peculiari dell’attività di prevenzione, diagnosi e cura che ogni giorno svolgiamo nei nostri studi. Attività che si completa nel fondamentale rapporto di fiducia che lega la nostra professionalità in un rapporto diretto con le famiglie. In questo senso, noi pediatri di famiglia ed i nostri colleghi della medicina generale rappresentiamo un aspetto esclusivo e qualificante del servizio sanitario nazionale, ed è anche per questo che insieme vogliamo difenderlo nella sua unicità e rilanciarlo. La FIMP ha la consapevolezza di avere un ruolo determinante in questo ambito, potendo contare su un valore aggiunto rispetto ad altre organizzazioni professionali: operiamo nell’ambito dell’aggiornamento, della formazione e della ricerca, quindi come società scientifica, ma siamo anche associazione professionale. I due aspetti diventano sinergici e devono svilupparsi in perfetta coerenza perché si fa fatica a pensare che ad una programmazione organizzativa ed a nuovi compiti che l’assistenza ai bambini ed adolescenti ci richiede non ci sia parallelamente una crescita formativa, scientifica e specifica, con le peculiarità che la professione di pediatria di famiglia richiede e che ovviamente è diversa sa quella dei colleghi che operano all’interno delle strutture ospedaliere. Di questo parleremo a Riva del Garda e con questo spirito e questi obiettivi celebreremo il nostro Congresso Scientifico.
Qual è il ‘fil rouge’ che contraddistinguerà le varie sessioni della tre giorni della pediatria di famiglia italiana?
Il titolo dell’evento è “Tutti i Bambini ….un unico Stivale” e la sede è il Lago di Garda. Ci ritroveremo proprio in cima al nostro Stivale. Ipoteticamente e con un po’ di fantasia lo potremmo vedere, sotto di noi, “tutto intero” ma nella realtà questo non è così. Oggi in Italia registriamo ancora grandi differenze regionali nelle scelte e nell’organizzazione sanitaria, con il rischio che queste si acuiscono ulteriormente. Uniformare le cure e l’assistenza ai bambini che vivono nel nostro Paese deve essere una delle priorità. L’eccessiva regionalizzazione della sanità che abbiamo sotto gli occhi non giova ad un sistema universalistico di assistenza sanitaria, che tutto il mondo ci riconosce come un aspetto qualitativo, e non garantisce l’accesso equo e solidale con le stesse opportunità assistenziali che è l’obiettivo del servizio sanitario nazionale e che tutti i cittadini vorrebbero.
Che ruolo potrà avere la pediatria di famiglia nel sistema sanitario nazionale dei prossimi anni?
Il nostro ruolo dovrà essere maggiormente valorizzato perché il sistema possa continuare a rispondere al meglio alle quotidiane esigenze dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie. Le Cure Primarie rappresentano l’ambito strategico su cui basare l’attività assistenziale per riservare ai secondi livelli ospedalieri solo le situazioni più complesse. Questo principio è valido particolarmente in età pediatrica per la quale i percorsi di assistenza si aprono e si esauriscono favorevolmente nell’ambito dello studio del pediatra di famiglia nel 90-95% dei casi, senza ricorso a livelli specialistici di secondo o terzo livello. Investire sulla pediatria di famiglia sarà fondamentale, soprattutto per migliorare gli aspetti organizzativi, sul personale infermieristico e su semplici apparecchiature per diagnostica ambulatoriale rapida, elevando e rendendo omogeneo il livello dell’intervento assistenziale. Questo permetterà di risparmiare risorse importanti con la conseguente razionalizzazione delle strutture di ricovero ospedaliere, spesso auspicato ma ben poco realizzato. Va ricordato, infatti, che la pediatria del territorio è un fiore all’occhiello della nostra sanità. E molti altri Paesi Europei e cittadini europei ci invidiano il fatto che ogni italiano abbia a disposizione fino a 14/16 anni uno specialista della salute infantile e adolescenziale.
A Riva del Garda si parlerà anche di prevenzione primaria. In questo ambito la pediatria di famiglia ha un ruolo importante, quali sono gli elementi qualificanti del vostro lavoro quotidiano a contatto con le famiglie?
Ciò che meglio identifica le attività di tipo preventivo svolte dal pediatra di famiglia è rappresentato principalmente dai Bilanci di Salute, previsti dal Progetto Salute-Infanzia, caratterizzati dalla realizzazione di visite ad età filtro durante le quali si sviluppano, tra le altre, attività di educazione sanitaria, attività di screening dei disturbi neuro-sensoriali e di valutazione del neurosviluppo dei bambini. Durante il Congresso sono previste, quindi, sessioni dedicate alle attività di prevenzione ed anche diversi corsi pratici ad iscrizione gratuita Le attività preventive rappresentano una parte ampia e fondamentale della professione del pediatra di famiglia. E non credo potrebbe essere diversamente considerato che siamo gli unici specialisti che hanno un rapporto diretto con la famiglia, frequente e continuato nel tempo, aspetti che permettono una azione di osservazione ed intervento longitudinale a partire dai primi giorni di vita.
E sui vaccini?
Le vaccinazioni sono un altro ambito molto importante in cui la pediatria di famiglia può essere determinante. Il sistema vaccinale in Italia si basa ancora su modelli vecchi, con difficoltà di accesso da parte delle famiglie, lunghe liste di attesa, con operatori sanitari rispetto ai quali manca quel tipo di rapporto di fiducia che rappresenta l’elemento determinante per favorire una buona comunicazione sui temi vaccinali e l’adesione alla pratica vaccinale. Le esperienze locali dove si è passati con gradualità dal vecchio sistema al coinvolgimento pieno della pediatria di famiglia hanno prodotto risultati eccellenti e un ampio gradimento delle famiglie, ed anche di bambini e adolescenti. La FIMP ha lanciato un messaggio alle istituzioni che rafforzeremo nelle prossime settimane, perché una innovazione del sistema vaccinale con il coinvolgimento del pediatra che vaccina nel proprio studio i propri assistiti, rappresenta una evoluzione organizzativa necessaria in vista di una modifica legislativa che prevede la caduta dell’obbligo e comporta un basso impegno di risorse economiche. La FIMP ha già concordato un impegno in tal senso con le Regioni nell’art.1 dell’ACN 2018.