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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Grande confusione nel cielo dei consultori familiari

di Sandro M. Viglino
immagine 10 aprile - E’ vero, è proprio così. In questi oltre 40 anni di vita (ma soprattutto dagli anni ’90 in poi) abbiamo assistito ad un progressivo smantellamento di questi presidi, sottraendo ogni giorno un po’ di carburante al loro funzionamento, prefigurando forse che, con l’invecchiamento biologico del personale, prima o poi esaleranno il loro ultimo respiro. E’ questo che si vuole? 
Mao Tse-tung, che se ne intendeva, affermava: " Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole". Ora io non so se la situazione sia favorevole e a chi o a che cosa ma certo la confusione non manca. Nel mese di settembre dello scorso anno, con la formula neutra e burocratica di “riclassificazione anticoncezionali” veniva comunicato alle farmacie che alcuni contraccettivi ormonali orali collocati da anni in fascia A (e quindi a totale carico del SSN) venivano trasferiti in fascia C e quindi a carico della paziente (in effetti la deliberazione era apparsa in Gazzetta Ufficiale già a luglio ma era passata totalmente inosservata). Il risultato è stato che un gruppo di “pillole” a basso prezzo ma usate ancora da una fascia non piccola di donne non è stato e non è più gratuito ma a totale carico della donna.
 
In data 23 marzo u.s. veniva comunicato ai Consultori familiari della Lombardia che, “a seguito di quesiti pervenuti sull’applicazione della DGR n.6131 del 23/1/2017 circa l’aggiornamento del tariffario delle prestazioni consultoriali in ambito materno-infantile, si precisa che la citata DGR revoca la precedente DGR n.4597 del 28/12/2012 e con essa l’Allegato 2” per cui “non è più applicabile il regime di esenzione a prestazioni specialistiche che non siano previste dal D.M. Ministero della Sanità del 10/9/1998 e s.m.i. o ad altre prestazioni specialistiche anche se sino al 31/12/2016 rientravano in programmi di prevenzione autorizzati dalla Regione”.
 
Tutto questo ha comportato che dal 1° Aprile nei consultori lombardi sono a pagamento le visite ginecologiche per le ragazze negli Spazi Giovani così come le visite postpartum e quelle postinterruzione di gravidanza (post IVG). Ma, forse a seguito delle proteste, in data 29/3 la ATS Città Metropolitana di Milano ha comunicato che nulla cambia in tema di esenzioni rispetto a quanto precedentemente normato.

Alla fine del mese scorso viene comunicato un Progetto di legge della Regione Abruzzo recante “Modifiche alla L.R. 21 del 26/4/1978 su: Istituzione del servizio per l’assistenza alla famiglia, all’infanzia, alla maternità e alla paternità responsabili” che introduce, nei Consultori, compiti consistenti nella “rimozione degli ostacoli di ordine sociale, culturale ed economico nei confronti delle difficoltà familiari o per quanto riguarda la interruzione volontaria di gravidanza”. Non solo ma prevede l’introduzione di figure professionali come i pedagogisti ed esperti in discipline antropologiche, etiche e mediatori familiari. Tutto ciò non considerando che nè quei compiti né quelle figure sono previsti dalla legge 405/1975 istitutiva dei Consultori familiari sul territorio nazionale.

All’inizio del corrente mese, quasi per contrappasso, la Regione Lazio comunica che sta lavorando a un progetto per facilitare l’accesso all’aborto farmacologico con la pillola Ru486 attraverso i Consultori familiari. E, a questo scopo, un tavolo tecnico sta predisponendo un documento per la sperimentazione che potrà avvenire inizialmente solo in alcune Asl. Questa comunicazione, com’era prevedibile, ha suscitato un vespaio di polemiche a favore e contro, compresa la posizione del Vicariato di Roma che ha sottolineato che “Tale decisione veicola il messaggio dell’aborto facile in un contesto di finta umanizzazione e rappresenta un passo ulteriore nella diffusione di una cultura della chiusura all’accoglienza della vita umana e della deresponsabilizzazione etica”.

A questo si potrebbe aggiungere il richiamo e la stigmatizzazione da parte del Comitato per i diritti umani dell’ONU che si è detto preoccupato “per la difficoltà di accesso agli aborti legali in Italia a causa del numero di medici che si rifiutano di praticare interruzioni di gravidanza per motivi di coscienza” invitando lo Stato italiano ad “adottare misure necessarie per garantire il libero e tempestivo accesso ai servizi di aborto legale con un sistema di riferimento valido”.

Che dire di fronte a tutto ciò? AGITE non è un sindacato ma un’associazione che rappresenta i Ginecologi che operano sul territorio quindi anche in ambito consultoriale ma nessuno ci ha chiesto qual è la nostra opinione in merito, nessuno ci ha chiesto come viene vissuta l’esperienza di confrontarci con la donna che si appresta ad affrontare questa tragica esperienza della sua vita e che mai abbandonerà il suo più doloroso vissuto. In un passaggio la Diocesi di Roma afferma un’inconfutabile verità: “la triste realtà è che i consultori sono ormai quasi privi di personale e molti versano in stato di abbandono.
 
Essi sono ben lontani dall’offrire la dichiarata “assistenza multidisciplinare” e faticano ad assolvere al loro compito di sostegno, informazione e presa in carico della donna di fronte a una decisione sempre drammatica”. E’ vero, è proprio così. In questi oltre 40 anni di vita (ma soprattutto dagli anni ’90 in poi) abbiamo assistito ad un progressivo smantellamento di questi presidi, sottraendo ogni giorno un po’ di carburante al loro funzionamento, prefigurando forse che, con l’invecchiamento biologico del personale, prima o poi esaleranno il loro ultimo respiro. E’ questo che si vuole? Siamo sicuri che dopo sarà meglio?

Come si vede, la confusione è massima nel cielo ma la situazione non è affatto favorevole.
 
Sandro M. Viglino
Presidente AGITE
10 aprile 2017
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