“Scelte politiche, programmazione e organizzazione non adeguate dei servizi sanitari, e non concertate con le categorie professionali coinvolte, hanno messo in discussione il diritto alla tutela della salute, determinando disparità sociali sempre più evidenti e profonde che danneggiano il benessere delle persone, compromettendone anche la dignità. In Sicilia questo è accaduto più che altrove”. Ad affermarlo il presidente dell'Ordine dei medici di Palermo,
Toti Amato, in una nota che, si spiega, riprende quanto precedentemente dichiarato da Amato durante il seminario “Curiamo la sanità”, svolto all'ex Real Fonderia di Palermo alla presenza di
Ivan Cavicchi, docente all'Università Tor Vergata di Roma, dell'economista
Mario Del Vecchio e del leader de “I Coraggiosi”
Fabrizio Ferrandelli, organizzatore dell'evento.
“I dati dell'Ocse – spiega la nota dell’Omceo di Palermo - parlano chiaro, in Italia l'aspettativa di vita in buona salute per la popolazione sopra i 65 anni è una delle più basse tra i Paesi più industrializzati, sotto la media nella prevenzione e negli standard di assistenza. Secondo il Censis, almeno un componente del 41 per cento delle famiglie italiane ha rinunciato alle cure necessarie per ragioni economiche o per le lunghe liste di attesa del Servizio sanitario nazionale”.
“In generale –sottolinea Amato - è peggiorata la qualità della vita, che va di pari passo con la speranza di vita. Così come l'aspettativa di vita va di pari passo con le disuguaglianze dei territori più poveri, ci si cura di meno e si muore di più. In Sicilia, l'aspettativa è crollata più che nelle altre regioni: quattro anni in meno rispetto a chi vive nelle Marche o in Trentino”.
Per Amato, “sui temi più cruciali della nostra sanità sarebbe stato opportuno mettere in campo programmi condivisi con il governo regionale, ma nonostante le sollecitazioni, è mancata qualsiasi tipo di relazione tra la stessa Presidenza della Regione e l'Ordine dei medici”.