"Le Organizzazioni Sindacali denunciano il tentativo strumentale di Governo e Regioni di cercare un accordo in extremis per procedere ad una proposta legislativa di dubbia legittimità sull’applicazione della Direttiva sull’orario di lavoro. Ed insieme il fallimento di chi ha avocato a sé da tempo l’organizzazione del lavoro e che oggi dichiara che essa è fondata sull’uso intensivo fino all’abuso del lavoro professionale tanto da rischiare il crollo se riportata a legittimità". Così in una nota l'Intersindacale
(Anaao Assomed, Aaroi-Emac, Fvm, Fassid, Fp Cgil Medici, Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Uil Medici) torna sull'applicazione della Direttiva sull'orario di lavoro dei medici.
"Le OO.SS. con senso di responsabilità manifestano disponibilità a un approfondimento a valenza contrattuale non sulle deroghe, alle quali rimangono contrarie, ma sulle ripercussioni dell’applicazione della normativa su orario, dotazione organica, sicurezza delle cure, quantità e qualità dei servizi erogati. A condizione che siano integralmente rispettate le prerogative esclusivamente nazionali della contrattazione, ripristinati gli istituti organizzativi contrattuali del lavoro, che l’invarianza di spesa non continui a giustificare i fenomeni scandalosi del precariato e dei contratti atipici e che si manifestino segnali di attenzione verso chi sostiene quello che resta del Ssn, anche attraverso provvedimenti legislativi in itinere", prosegue la nota.
"Le Organizzazioni Sindacali denunciano che lo smantellamento della sanità pubblica procede anche attraverso forme organizzative al di fuori dei Ccnl e che un approccio più laico alla individuazione di soluzioni efficaci ed efficienti è richiesto a tutti, comprese le Regioni, e rifiutando di svendere il valore del lavoro professionale per rivendicare un ruolo decisionale anche nell’organizzazione del lavoro", conclude l'Intersindacale.