Con una lettera inviata ai ministri Lorenzin e Madia, al sottosegretario De Filippo, al presidente Chiamparino, all’assessore Montaldo e al presidente dell’Aran Gasparrini, il segretario generale della Fials Giuseppe Carbone ha messo nero su bianco tutta una serie di interventi che potrebbero dare ossigeno alle buste paga dei dipendenti della sanità italiana, anche in presenza del blocco della parte economica dei contratti.
Ecco il testo integrale della lettera:
La recente legge di stabilità 2015 ha introdotto diverse novità tese a sboccare il trattamento accessorio del personale dipendente come anche le progressioni di carriera orizzontale.
La stessa Conferenza delle Regioni, per quanto attiene tutto il personale del SSN, ha ritenuto opportuno emanare
delle linee guida per l’applicazione degli effetti della legge di stabilità 2015 e specificatamente le modifiche apportate all’art. 9 della legge 122/2010.
Certo i predetti effetti non vanno a recuperare quanto perso in termini economici dal personale del SSN in questi ultimi sei anni di blocco della contrattazione – vedesi dati ISTAT a marzo 2015 che registrano un aumento delle buste paga dei dipendenti del settore privato pari mediamente al 3% mentre quelli del settore pubblico al 0% ma anche inferiore per gli effetti di cui all’ex art. 9 e successivi commi della citata legge 122/2010 - ma presuppongono la possibilità di invertire tale rotta con integrativi aziendali ben definiti.
Tra l’altro, come abbiamo più volte proposto con documenti ben delineati e propositivi al Ministero della Salute, come al Ministero della Funzione Pubblica, rimane sempre la possibilità di ricercare, in ambito aziendale, risorse aggiuntive, in presenza di processi di razionalizzazione della spesa, tese ad alimentare i fondi contrattuali aziendali anche del personale del SSN con l’applicazione, in primis, dell’ex art. 16 comma 5 della legge n.111 del 15 luglio 2011 così come previsto anche nelle norme transitorie di cui all’ex art. 6 del d.l.vo 141 del 1° agosto 2011.
Si tratta, in sostanza, di utilizzare al 50% le eventuali economie rivenienti da piani di razionalizzazione e riqualificazione della spesa sanitaria.
L’obiettivo centrale è finalizzato a garantire una buona sanità evitando gli sprechi e quindi liberare risorse economiche per migliorare il sistema sanitario pubblico e le motivazioni del personale del Servizio Sanitario Nazionale.
Una motivazione di carattere economico che comprenda, soprattutto, il riconoscimento delle diverse professionalità e del lavoro svolto.
I risultati da raggiungere sono quelli di:
1. rendere più efficiente e qualificante il sistema sanitario rispondendo agli obiettivi previsti dal recente Patto della Salute;
2. stabilire parametri flessibili di recupero della spesa sanitaria in tutte le regioni ed aziende sanitarie;
3. fissare, concretamente, obiettivi di investimento dei risparmi economici ottenuti a consuntivo nelle diverse aziende sanitarie sia per incrementare le retribuzioni dei dipendenti coinvolti nei piani di recupero ed anche, in parte, per dare risposte concrete a quanto previsto dall’art. 22 del citato Patto della Salute e dal comma 566 della legge di stabilità 2015.
Lo spreco in sanità è il risultato di cattiva gestione delle risorse economiche che non è accettabile in questo periodo di crisi globale.
Se la sanità privata è divenuta il pozzo di San Patrizio nell’accaparrarsi una grossa fetta delle risorse economiche, la sanità pubblica non è da meno negli sprechi, nella inefficienza e nella stessa immoralità.
Mentre il personale opera “con dedizione“ nella sanità, vi sono caste che arrecano danni patrimoniali ingenti.
L’attività illecita nel settore della Sanità Pubblica si manifesta attraverso molteplici tipologie di condotte illecite quali ad esempio:
• strutture specializzate costruite e mai usate;
• acquisto di sofisticate apparecchiature lasciate inutilizzate per anni, talvolta sino al loro degrado;
• lavori infiniti per ristrutturare ospedali, i mancati completamenti oppure le mancate o inadeguate ristrutturazioni o spesse volte la mancata loro utilizzazione;
• tangenti per appalti;
• incarichi illegittimi conferiti a personale estraneo alle aziende sanitarie;
• acquisti non autorizzati di apparecchiature medicali;
• le irregolarità sulle doppie e/o fraudolenti fatturazioni;
• la politica di spesa dei medici di base che, a volte, é fonte incontrollabile in quella farmaceutica e nella diagnostica strumentale;
• le irregolari concessioni di accreditamento e gestioni di case di cura convenzionate;
• gli irregolari rimborsi alla sanità privata convenzionata (case di cura, laboratori di diagnostica strumentale, ecc) sulle prestazioni erogate oltre il tetto finanziato di spesa;
• il fenomeno, economicamente voraginoso, delle esternalizzazione dei servizi di pulizia, portierato, lavanderia, mensa, smaltimento dei rifiuti speciali, ecc..;
• consumo eccesivo e sproporzionato dei farmaci;
• consumo di energia elettrica come del gas;
• consumo cartaceo.
Le ultime stime prevedono un minimo di 20 miliardi di euro all’anno di spreco nella sanità.
Come FIALS riteniamo che sia possibile incidere positivamente per eliminare gli sprechi in sanità stabilendo, in contrattazione integrativa aziendale, obiettivi di recupero di risorse economiche per destinarle, in percentuale, al miglioramento dell’efficienza della sanità pubblica e all’aumento economico degli emolumenti accessori dei dipendenti della sanità.
Riteniamo sia possibile ottenere e firmare contratti integrativi aziendali dignitosi e premianti economicamente per tutti i dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (comparto e aree dirigenziali), introducendo meccanismi che vadano a recuperare risorse economiche nell’ambito di una gestione più corretta, ma soprattutto, introdurre anche la - questione etica e morale - nel Servizio Sanitario, sia esso nazionale, regionale e locale, sia esso pubblico o privato convenzionato.
Innanzitutto è fondamentale creare, ancor di più, uno spirito di squadra e di appartenenza all’Azienda Sanitaria per combattere lo spreco ed aumentare l’efficienza e la qualità dei servizi e, quindi, creare le condizioni, per tutti gli operatori, di sentirsi protagonisti nella sanità e non spettatori di un sistema che non appartiene minimamente a loro.
Al di là dei controlli severi e tempestivi, da parte della Magistratura e della Finanza, come della stessa Corte dei Conti per contrastare i fenomeni fraudolenti, sarebbe necessario:
1. intervenire con iniziative contrattuali che amplino le garanzie di correttezza e trasparenza e che diano la possibilità, anche, alle OO.SS. di essere soggetto attivo ricercando un percorso comune con il Governo, le Regioni e le Aziende Sanitarie, ad ogni livello di contrattazione e di concertazione, per reprimere gli sprechi e dare concretezza allo sviluppo del sistema sanitario e del benessere dei cittadini e degli stessi operatori;
2. un nuovo sistema che preveda confronti mirati all’eliminazione degli sprechi, alla rimodulazione dei servizi e delle prestazioni, mantenendo i livelli essenziali di assistenza in un’ottica di discontinuità rispetto all’attuale;
3. a livello di integrativi aziendali definire accordi che abbiano gli obiettivi vincolanti di:
a) individuare quanto si intende recuperare economicamente in un determinato anno e poi fissare dei precisi obiettivi di risparmio e quindi piani di razionalizzazione e riqualificazione della spesa tenendo presente l’entità degli sprechi registrati ed individuati in ogni singola regione come in ogni singola azienda sanitaria;
b) stabilire la parte delle economie, conseguite con risparmi sui costi di funzionamento, da destinare:
• per il 50% ai fondi contrattuali del personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale con una suddivisone tra:
1) personale direttamente coinvolto nei progetti e piani definiti e realizzati;
2) personale di cui agli obiettivi dell’art. 22 del Patto della Salute e del comma 566 della legge di stabilità 2015;
• per il restante 50% da investire nei servizi sanitari aziendali ad iniziare da quelli territoriali e distrettuali.
Riteniamo sia questo un percorso concreto, in attesa del rinnovo contrattuale anche per la parte economica auspicabile almeno dal 2016, per ottenere aumenti economici contrattuali veri e sostanziali:
• che premino tutte le professionalità e categorie della sanità;
• che diano concretezza al Patto della Salute e al comma 566 della più volte citata legge di stabilità 2015 concernente la valorizzazione del personale appartenente alle professioni sanitarie del comparto che acquisiscono ulteriori competenze avanzate sulla base di scelte regionali come anche aziendali anche a seguito di percorsi formativi complementari e protocolli condivisi con le OO.SS..
A tutto questo si rende necessario che le Regioni e le Aziende Sanitarie, rendano pubblici i loro bilanci regionali ed aziendali con voci chiare sulle spese preventivate ed effettuate per raccontare ai cittadini come vengono spesi i loro soldi. Un modo, questo, di mettere gli amministratori della cosa pubblica, di fronte alle loro responsabilità.
Riteniamo, quindi, che vi siano le possibilità oggi per avviare il confronto per l’apertura del rinnovo contrattuale per la parte normativa come da normativa legislativa attuale previa:
a) individuazione dei nuovi comparti come da d.l.vo 150/2009;
b) individuazione criteri di rappresentatività in base ai nuovi comparti;
c) definizione atto di indirizzo della Conferenza delle Regioni - Comitato di settore Sanità -.
Ma ancora siamo convinti della possibilità concreta di pervenire a definire un accordo quadro promosso dal Ministero della Salute con il coinvolgimento delle altre Parti intestatari della presente nota e le OO.SS. rappresentative, che definisca linee guida a livello nazionale e valevoli per gli integrativi aziendali per dare applicazione concreta:
1. agli effetti derivanti dalla legge di stabilità 2015 – modifiche all’art. 9 della legge 122/2010;
2. agli effetti derivanti dall’ex art. 16 comma 5 della legge 111/2011 così come richiamato nelle norme transitorie di cui all’art. 6 del d.l.vo 141/2011 per il raggiungimento delle economie di spesa;
3. alla individuazione di piani di razionalizzazione e riqualificazione della spesa sanitaria con l’abbattimento degli sprechi;
4. agli investimento del 50% del recupero delle somme di cui al punto 3 per destinarlo in parte al personale direttamente coinvolto ed in parte al restante personale per dare, anche, una risposta non solo all’art. 22 del Patto della Salute ma anche al tanto discusso comma 566 della legge di stabilità 2015 concernente, in primis, l’implementazione delle competenze del personale del ruolo sanitario.
Siamo certi della sensibilità del Ministero della Salute come anche delle altre Parti Pubbliche per l’avvio, da subito, di un percorso comune.
Giuseppe Carbone
Segretario generale Fials