No alle “cure continue” e sì “alla continuità delle cure”: lo Snami chiede un ripensamento sulle nuove regole previste dalla legge Balduzzi, secondo le quali i medici di medicina generale lavoreranno suddivisi in gruppi da 25 o 30. In questo modo, secondo il sindacato, cambierà inevitabilmente il volto dell’assistenza sul territorio e della medicina della famiglia, molto spesso basata su un rapporto confidenziale con il medico.
“I grupponi hanno fallito in tutto il mondo e i ricoveri ospedalieri non sono diminuiti – fa notare Angelo Testa, il presidente nazionale del sindacato – La legge Balduzzi di riordino sanitario è stata un errore grossolano e chi l’ha fortemente voluta dovrebbe rispondere alla comunità della Medicina Generale degli esiti deleteri che produrrà sull’ accordo collettivo nazionale. A meno che non ci siano dei doverosi ripensamenti”.
“Esperienze internazionali – spiega Domenico Salvago,presidente di Snami Sardegna – indicano inequivocabilmente che i piccoli gruppi, che sono di fatto gli attuali, hanno tassi di ricovero ospedaliero nettamente più bassi dei «grupponi». Verrà inoltre persa – aggiunge – quella capillarità dell’assistenza medica oggi presente nei paesini e nelle località più sperdute, aspetto altamente positivo dell’assistenza territoriale e molto gradito ai pazienti”.
“Oggi – sottolinea Salvatore Santacroce, presidente di Snami Pavia e vice segretario nazionale – la continuità della cura è efficacemente sostenuta, mantenendo il rapporto di fiducia medico-paziente, dalle attuali forme aggregative, il cui numero dei componenti è contenuto ed in cui i medici si associano non forzatamente ma volontariamente in base alla vicinanza territoriale e alle affinità professionali”.
“Perchè allora non fare qualche passo indietro e ripensare agli effetti devastanti del percorso Balduzzi? – conclude Testa – La medicina generale finirà di esistere, per i tagli economici ai medici e l’ assassinio della sua essenza, cioè il rapporto duale con il paziente, e sarà ghettizzata da chi vorrebbe rifondare senza soldi. Il che equivale a distruggerla”.