Per giovedì prossimo i sindacati di Medicina Generale, dei Pediatri di libera scelta e della Specialistica ambulatoriale, veterinaria e altre professionalità sono convocate nella sede della Sisac per la seconda
riunione per parlare del rinnovo della
Convenzione dei medici col Servizio sanitario nazionale.
Alla vigilia dell’incontro, la
Fimmg però lamenta
l’assenza di chiarezza sulle intenzioni della Sisac in merito alle
richieste avanzate. Secondo quanto riferisce il presidente del sindacato,
Giacomo Milillo “Sindacati e Sisac si stanno
annusando. Noi abbiamo ben chiaro il percorso che vogliamo fare, ma la Sisac non
si esprime. Noi vogliamo costruire, se però vediamo che ci portano
troppo in là e ci impediscono di lavorare, siamo pronti alla
rottura”.
In particolare Milillo lamenta che a proposito della prossima riunione i sindacati “sono stati convocati senza ordine del giorno. Abbiamo chiesto, con una lettera,
quale sia l'ordine del giorno, per poter meglio collaborare alla
discussione, ci è stato risposto che l'Odg prevede tutte le
richieste dei sindacati. Allo stato attuale - ha aggiunto - sembra
che debba succedere qualcosa. Speriamo non sia niente di traumatico,
perché – ha spiegato – non sappiamo se vogliono rompere o se
vogliono entrare nel merito”.
Infine Milillo, parlando a margine
della presentazione di un documento elaborato insieme a
Federanziani sul futuro della professione del medico di famiglia, sul Patto della Salute e sul ritardo nell’approvazione del testo definitivo ha detto che “Il problema è di tipo
politico, dipende dalla volontà di alcune regioni, della Conferenza
delle regioni e del presidente che la rappresenta, quindi di
Vasco
Errani. Il problema è un apparato funzionariale,
burocratico che col potere che gli viene conferito fa ciò che vuole
e che cerca anche di rafforzare ulteriormente il proprio potere
limitando le potenzialità del singolo professionista, dipendente o
convenzionato, che non viene inteso come apportatore di beneficio ma
solo come strumento. Ma questo - ha concluso - è un cancro
dell'Italia, non solo della sanità”.