“Occorre una profonda riforma del CdA e del Consiglio Nazionale, per mettere in sicurezza il nostro Ente di Previdenza”. Ne è convinto Roberto
Carlo Rossi (Presidente OMCeO Milano), che insieme ai presidenti di altri 9 Ordini provinciali dei medici (
Antonio Avolio di Ascoli Piceno,
Giancarlo Pizza di Bologna,
Bruno Di Lascio di Ferrara,
Giovanni Maria Righetti di Latina,
Augusto Pagani di Piacenza,
Enrico Mazzeo Cicchetti di Potenza,
Bruno Ravera di Salerno,
Giuseppe Morfino di Trapani e
Roberto Mora di Verona) ha elaborato una proposta di emendamenti alla
bozza di riforma dello Statuto dell’Ente appena inviata al Presidente dell’ ENPAM,
Alberto Olivetti, e nella quale si chiede di mettere l’Ente in mano agli “esperti”.
"Gli investimenti in derivati tossici - afferma Rossi in una nota che illustra la proposta - secondo i Pubblici Ministeri romani, nel 2008, hanno procurato all’ENPAM un danno di 250 milioni di euro. Sarà compito della Magistratura valutare le eventuali responsabilità penali, ma è fuori di dubbio che il problema fosse a monte, ovvero nella governance che affidava decisioni su rilevanti scelte di investimento a persone che si sono rivelate quantomeno poco competenti". E la bozza di riforma dell’ENPAM, per il presidente dell'OMCeO Milano "prosegue in quell’errore ed espone il nostro futuro previdenziale a ulteriori, gravi rischi”.
In particolare, i dieci presidenti di Ordine propongono che il Consiglio di Amministrazione, nominato dal Consiglio Nazionale, sia composto da tre esperti in investimenti finanziari, immobiliari e attuariali, a cui affidare la responsabilità della gestione dei fondi pensionistici e assistenziali versati dagli associati, e da quattro medici, tra cui verrebbe scelto il Presidente.
“Un CdA, insomma, molto più snello e competente di quello indicato nella bozza in discussione predisposta dalla Fondazione ENPAM che prevede, il presidente, due vice, più dieci consiglieri, con l’aggiunta di quattro esponenti espressi dai fondi derivanti dai contributi dei medici convenzionati, liberi professionisti e dipendenti”, commentano in una nota i 10 presidenti di Ordine.
Le altre proposte, in sintesi, sono:
- diminuire sensibilmente il numero dei componenti del Consiglio Nazionale e il gettone di presenza, che deve passare dagli attuali 1.100 euro a 300 euro;
- prevedere che una parte dei componenti del Consiglio Nazionale sia eletta dai contributori;
- prevedere per le elezioni il meccanismo della preferenza unica al fine di garantire una maggiore rappresentatività dell'elettorato attivo;
- prevedere la misurazione e il monitoraggio puntuale della competenza e dei risultati degli esperti del mondo finanziario, previdenziale e attuariale del CdA;
- prevedere che in futuro la Fondazione possa operare i propri investimenti escludendo prodotti finaziari a rischio;
- prevedere più giusti compensi per i componenti degli organi statutari, vincolata ai compensi e ai rimborsi percepiti in sede federativa