La laurea triennale abilitante in logopedia non basta più occorre portarla a cinque anni in linea con le esperienze realizzate nel maggioranza dei paesi d’Europa. Francia in primis.
È questa la richiesta della Federazione dei Logopedisti Italiani (
www.fli.it) che si sono confrontati oggi con i rappresentati delle associazioni francesi nel corso di un convegno oggi a Roma al ministero della Salute. Stella polare del confronto, il progetto europeo –
NetQues (Network per l’ottimizzazione standard e la qualità dei programmi educativi in Logopedia in tutta Europa).
NetQues è un progetto europeo - frutto di tre anni di lavoro al quale hanno collaborato le Università Tor Vergata di Roma e quella di Torino con i rispettivi Corsi di Laurea di logopedia - sovvenzionato dalla Commissione Europea all’interno del programma Long Life Learning per uno spazio comunitario governato dalla qualità della Formazione, che coinvolge 65 partner in rappresentanza di tutti e 27 gli Stati membri dell’Ue, più il Liechtenstein, la Norvegia e anche quelli candidati all’adesione all’UE: Islanda e Turchia.
E i risultati del progetto hanno confermano l’importanza dell’innalzamento del percorso di formazione per approfondire competenze avanzate per poter tutelare la sicurezza delle cure in ambiti complessi. “La logopedia – NetQues – spiega
Tiziana Rossetto, presidente FLI – è una professione strategica per i cittadini e la società, ha un ruolo chiave nella riabilitazione della parola, della comunicazione e delle funzioni orali. Il nostro non è un progetto ambizioso, è solo una richiesta basata sulla quotidianità della professione e sull’esperienza”. Dopo aver conseguito la laurea, infatti, i logopedisti proseguono gli studi con decine di corsi di perfezionamento e convegni (con una percentuale di frequenza Ecm superiore rispetto alle altre professioni sanitarie) e con i gruppi di interesse in rete. Il corso di laurea triennale non è quindi più sufficiente per accedere a tutti gli apprendimenti oggi necessari per praticare efficacemente la professione logopedia soprattutto se si considera che nella maggioranza dei Paesi europei logopedista ha una formazione di base di 4 o 5 anni.
E l’importanza della logopedia è stata riconosciuta anche Ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin che nel suo intervento inviato al convegno ha sottolineato con in Italia la logopedia sia una risorsa fondamentale. “Purtroppo non si presenta in Europa con caratteristiche uniformi – ha affermato Lorenzin – cercare di paragonare le diverse qualifiche in essere, definendo le competenze dei professionisti che operano nella UE, rappresenta quindi un modo utile per provare a superarne alcuni limiti, con lo scopo finale di garantire una maggiore sicurezza per i pazienti. Il progetto NetQues – continua il ministro – nasce proprio dall’esigenza di garantire che tutti i cittadini, sia italiani che europei, possano ricevere da professionisti competenti trattamenti logopedici di elevata qualità, efficaci, appropriati ed efficienti”.
L’esperienza francese. “Il progetto europeo NetQues – ha aggiunto la presidente FLI – ha convalidato l’ipotesi che le competenze necessarie alla professione del logopedista, come percepito da stakeholders, datori di lavoro, amministratori, studenti e professionisti, sono ad un livello di autonomia e responsabilità proprio del laureato magistrale. Ci è parsa, dunque, molto interessante l’esperienza della Francia, dove dal 2013 la formazione universitaria di base del logopedista è di durata quinquennale”.
Dall’anno accademico in corso, infatti, gli studenti iscritti al corso di laurea in Logopedia in Francia dovranno completare il percorso quinquennale per poter accedere alla professione, avendo così modo di effettuare gli approfondimenti su tutto l’ampio raggio degli apprendimenti di base, necessari ad un esercizio professionale informato e corretto. La FLI reputa questo percorso necessario anche in Italia, auspicabile per tutte le professioni sanitarie che agiscono nella complessità. “Per il momento – conclude Tiziana Rossetto – anche la categoria dei fisioterapisti ha dimostrato l’interesse a sviluppare il progetto del percorso quinquennale. Altre professioni potrebbero nel tempo maturare un analogo interesse, permettendo così un’evoluzione del sistema sanitario italiano”.