"La salute materno-infantile rappresenta un’area prioritaria della salute pubblica non solo perché la gravidanza, il parto ed il puerperio in Italia sono la prima causa di ricovero per le donne, ma perché molti problemi e patologie in età adolescenziale e adulta dipendono da comportamenti sbagliati nei primi mesi di vita”. A sottolinearlo sono i neonatologi della Sin (Società italiana di neonatologia), affermando che “si pensa troppo alla cura materiale come arredi, giochi, abbigliamento e alimentazione artificiale e poco al benessere del neonato”. Troppi tagli cesarei, aumento delle patologie infantili, allattamento naturale fermo al 65%. I neonatologi italiani sono preoccupati e ne discuteranno nel corso del XVIII Congresso Nazionale della Sin che prende il via domani, 3 ottobre, a Roma.
“Si parte con il piede sbagliato sin dalla scelta del parto con il taglio cesareo (1 donna su 3) e si continua svezzando troppo presto il neonato: in Italia solo il 65% delle donne (alcuni studi dicono addirittura il 52%, cioè 1 su 2) sceglie l’allattamento naturale nei primi sei mesi. Complici, in questo caso, anche le enormi difficoltà ad allattare sul posto di lavoro”, osserva la Sin. Una situazione che ha portato ad un aumento del ricorso alla terapia intensiva neonatale, la crescita esponenziale di patologie legate al parto pretermine, effetti a lungo termine su aspetti cognitivo-comportamentali. Se nel 1980 solo l’11% dei parti venivano effettuati col cesareo, nel 1996 erano il 26%, secondo le ultime stime nel nostro Paese il 38% delle nascite avviene in sala operatoria (dati Cedap/Ministero Salute). Un fenomeno tutto italiano che nelle Regioni del Sud e soprattutto nelle strutture private, raggiunge il 60%. Se a questi si aggiunge che il tasso di natalità nel nostro Paese è attualmente attestato ad 1,4 figli per donna in età fertile, il quadro è poco incoraggiante. E “in questo contesto – afferma la Sin - il singolo nato riveste una grande importanza sociale”.
“La risposta non può che essere lo sviluppo di programmi atti a garantire efficacia e sicurezza del percorso nascita e dell’assistenza al neonato – sostiene il presidente della Società Paolo Giliberti – attraverso una radicale riorganizzazione, attraverso modelli formativi sempre più corrispondenti alle richiesta ed attraverso la continua ricerca di contenimento dei rischi”. Dati recenti hanno evidenziato come la necessità di cure intensive per il neonato è raddoppiata nei bambini nati elettivamente tra 38ª e 39ª settimana, ed è aumentata di 4 volte in quelli nati a 37 settimane, rispetto a quelli nati alla 39ª. I nati tra le 34 e le 36 settimane complete sono soggetti a una maggiore probabilità, rispetto alla popolazione dei neonati a termine di patologie che contribuiscono al ricorso sempre più frequente alle Unità di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) con lievitazioni di costi per il Servizio Sanitario Nazionale.
Diversi e tutti di grande attualità i temi su cui si confronteranno oltre 1.000 medici provenienti da tutte le regioni italiane e dall’estero. Per migliorare la situazione delle nascite in Italia i neonatologi, di concerto con le altre società mediche dell’area materno-infantile, hanno anche messo a punto un “Manuale per l’accreditamento e la certificazione dei punti nascita”. Rilanciare il ruolo dei consultori, puntare sull’educazione alla gestazione e alla cura del neonato attraverso gli ambulatori e demedicalizzare la gravidanza. Questi, secondo la Sin, i tre aspetti su cui investire per diminuire i tagli cesarei. Perché “sostenere le donne attraverso l’estesa rete di consultori del nostro Paese e favorirne l’utilizzo per i controlli clinici in gravidanza, in questo modo si potrebbe ridurre il conflitto di interessi tra la funzione di controllo della gravidanza e il momento del parto”.