19 giugno -
"La
vicenda del tecnico di Enna è esemplare ed è la punta dell'iceberg di una situazione che andiamo denunciando con studi, cifre e dati da anni. La mole di lavoro in radiologia è troppa per troppo poche persone. Finte reperibilità che mascherano guardie con 4 o 5 chiamate per notte, costante infrazione della normativa europea, attenzione ai numeri e non all'efficacia delle prestazioni, totale indifferenza verso le problematiche cliniche da parte di molte amministrazioni pubbliche e private determinano un aumento complessivo dello stress. Lottiamo e lotteremo perché l'applicazione della legge 24 e la trattativa contrattuale imminente porgano fine a questo stato di cose più vicino alla barbarie che alla civiltà. Chiediamo attenzione all'appropriatezza, regolamentazione delle reperibilità e dei volumi di attività che non possono riguardare solo l'attività non clinica, l'adeguamento degli organici e l'assunzione dei giovani. Con un'età media di 55 anni dovremo aspettare la prossima vittima per porre rimedio a un incomprensibile sfascio, la giusta proporzione degli organici fra chi è impegnato nell'attività di assistenza ai malati ventiquattro ore su ventiquattro e chi "assiste" chi è impegnato nell'assistenza".
Così il Presidente Fassid Area SNR,
Paolo Sartori, dopo la sentenza della
Corte di Cassazione che ha stabilito un risarcimento per gli eredi di
Giuseppe Ruberto, morto a 30 anni per i turni massacranti di lavoro ai quali è stato sottoposto per 7 anni.