Si è concluso nella serata di ieri il vertice tra i capi di Stato e di governo dell'UE sulla attuale situazione della pandemia COVID-19. Sul tavolo le nuove varianti del virus, i test rapidi, i vaccini e gli spostamenti tra gli Stati membri.
E proprio ieri, alla vigilia del vertice, l’Ecdc aveva diramato un nuovo statemet sulla situazione in Europa sottolineando come la mutazione e le variazioni del virus SARS-CoV-2, a causa dei processi di evoluzione e adattamento, sono stati osservati in tutto il mondo e che, “sebbene la maggior parte delle mutazioni emergenti non avrà un impatto significativo sulla diffusione del virus, alcune mutazioni o combinazioni di mutazioni possono fornire al virus un vantaggio selettivo, come una maggiore trasmissibilità o la capacità di eludere la risposta immunitaria dell'ospite”.
In particolare l’Ecdc ha puntato il dito contro tre varianti (VOC 202012/01, 501Y.V2 e variante P.1) considerate “preoccupanti a causa delle mutazioni che hanno portato a una maggiore trasmissibilità e al deterioramento delle situazioni epidemiologiche nelle aree in cui si sono recentemente stabilite”.
Per questo l’Ecdc invitava i Paesi UE ad una serie di azioni da mettere in campo subito per affrontare la situazione incrementando i test e il sequenziamento dei campioni, limitando la possibilità di viaggiare all’estero e accelerando le vaccinazioni soprattutto per le popolazioni più a rischio (
vedi qui il report integrale dell’Ecdc).
Suggerimenti sostanzialmente raccolti dai leader europei che hanno condiviso una strategia comune.
Per quanto riguarda
le nuove varianti di virus si è deciso di aumentare la capacità di sequenziamento e di adottare misure comuni per limitare la diffusione del virus.
Sì ai test rapidi. E’ stata poi approvata all’unanimità una raccomandazione del Consiglio che stabilisce un quadro comune per l'uso dei test rapidi dell'antigene e il riconoscimento reciproco dei risultati dei test COVID-19 in tutta l'UE ritenuto essenziale per facilitare i movimenti transfrontalieri, la ricerca e il trattamento dei contatti transfrontalieri.
I componenti chiave di questa raccomandazione includono la convalida e il riconoscimento reciproco dei test rapidi dell'antigene e dei test RT-PCR tra gli Stati membri, la condivisione di un set standardizzato di dati (attraverso una piattaforma digitale), lo sviluppo di un elenco comune di COVID-19 rapid test antigenici, assegnazione di priorità alle situazioni per l'uso di tali test (ad esempio contatti di casi confermati, gruppi di focolai) e altro ancora.
Particolarmente complessa invece la questione della mobilità tra i Paesi membri, considerando l’importanza di mantenere le frontiere aperte per garantire il funzionamento del mercato unico dell'UE sulla quale hanno convenuto tutti i leader.
Tuttavia, potrebbero essere necessarie misure che limitano i viaggi non essenziali nell'UE per contenere la diffusione del virus e alla fine ci si è accordati sul fatto che il Consiglio potrebbe dover rivedere le sue raccomandazioni sui viaggi non essenziali nell'UE proprio alla luce dei rischi posti dalle nuove varianti di virus.
Sul tema vaccini unanime la consapevolezza della necessità di accelerare le campagne in corso intimando alle aziende farmaceutiche il rispetto degli impegni sulle consegne.
I leader hanno ribadito che i vaccini dovrebbero essere distribuiti con la stessa tempistica tra i diversi Stati in quantità proporzionate alla popolazione.
Si è parlato anche del certificato vaccinale e il presidente del Consiglio europeo
Charles Michel ha sottolineato che presto si dovrebbe essere in grado di concordare elementi comuni da includere nei certificati vaccinali per scopi medici rimandando a una fase successiva l’utilizzazione per altri scopi della certificazione di avvenuta vaccinazione.