Nuovo segnale da parte del M5S sul tema delle farmacie. A poche settimane dalla presentazione alla Camera del Ddl Trizzino, i pentastellati hanno depositato al Senato il disegno di legge a prima firma del presidente della Commissione Sanità,
Pierpaolo Sileri, per ridisegnare l'ingresso delle società di capitali nel settore.
In questo senso, entrambi i provvedimenti hanno in comune l'articolo 1 che punta a far sì che "i soci rappresentanti almeno il 51 per cento del capitale sociale e dei diritti di voto, debbano essere farmacisti iscritti all'albo o società interamente detenute da farmacisti iscritti all'albo". Questo allo scopo di assicurare, nella compagine sociale e quindi nella vita societaria, un maggior peso decisionale ai soci farmacisti professionisti rispetto agli altri soci.
L'articolo non fa che ricalcare il contenuto di un emendamento presentato, per la prima volta, sempre dal M5S lo scorso dicembre durante l'esame della legge di Bilancio. In quel caso, dopo aver passato l'esame della Commissione Bilancio, l'emendamento venne espunto dalla presidenza della Camera in quanto di natura ordinamentale e dunque non compatibile con la manovra.
Successivamente, si fece un ulteriore tentativo con il Decreto fiscale. Anche in quel caso, dopo il via libera dalla Commissione Bilancio, non se ne fece nulla. Allora lo stop arrivò direttamente dal Quirinale che, a seguito dell'approvazione di ben 83 emendamenti fece capire che non avrebbe firmato un decreto omnibus. Da qui lo stralcio da parte del governo di diverse proposte di modifica, tra le quali proprio questa sulle farmacie.
Nei testi di Trizzino e Sileri si prevede dunque che il 51% del capitale delle società di farmacie venga riservato ai farmacisti iscritti all'Albo. Se questa condizione non viene rispettata, la società va sciolta, a meno che non abbia provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci farmacisti professionisti nel termine perentorio di sei mesi. In caso di scioglimento della società, viene meno anche l'autorizzazione all'esercizio di ogni farmacia di cui la società sia titolare. Entro tre anni sono tenute a conformarsi alle nuove disposizioni anche le società già costituite. In caso di mancato adeguamento, è prevista una sanzione di 50mila euro che andrà a finanziare un Fondo a tutela delle piccole farmacie.
Nella proposta depositata al Senato si aggiunge poi un comma 2 che interviene sulla legge sulla concorrenza 2017. Attualmente, la concorrenza n. 124 del 2017 prevede la possibilita per ciascuna società di capitali di possedere fino al 20% delle farmacie presenti a livello regionale. Un limite che, come spiegato negli anno dalla Fofi, potrebbe consentire a cinque società di n controllare tutte le 20.000 farmacie italiane o aprendo la strada "alla creazione di oligopoli, con una forte prevalenza degli obiettivi di profitto e di mercato e con corìseguenze negative per la qualità del servizio reso alla popolazione". Con la nuova proposta di legge q
uesto tetto regionale scenderebbe al 10% e le società di capitali sarebbero tenute ad adeguarsi entro 36 mesi.
In caso di mancato rispetto del nuovo limite, l'Agcm potrebbe applicare una
sanzione di 100.000 euro per ogni esercizio di farmacia di cui la società sia titolare e che risulti eccedente.
L'obiettivo delle due proposte di legge dovrebbe essere quello, non solo di dare un segnale al settore dopo le diverse bocciature degli emendamenti presentati nei mesi precedenti, ma anche quello di riuscire ad inserire almeno parti di queste proposte nella prossima legge di Bilancio.
Giovanni Rodriquez