Nel 2017 in Italia il numero di celiaci ha superato i 200 mila soggetti (poco più di 206mila contro i 198mila del 2016) con un incremento medio annuale a partire dal 2012 di circa 10.000 diagnosi. Il dato è contenuto nella Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia 2017 del Ministero della Salute.
“La celiachia – scrive il Ministero -, oggi considerata una malattia cronica, è una condizione spesso a rischio di complicanze ma una diagnosi precoce e un corretto regime alimentare possono portare alla completa remissione dei sintomi. La terapia per i celiaci è rappresentata dalla dieta rigorosamente priva di glutine, oggi più perseguibile grazie all’informazione e alla sensibilizzazione della popolazione nonché ad un’ampia gamma di prodotti disponibili sul mercato anche offerti nella ristorazione. A supporto delle esigenze alimentari dei celiaci il Servizio Sanitario Nazionale prevede l’erogazione dei prodotti specificatamente formulati per i celiaci in regime di esenzione. Riuscire a soddisfare i bisogni e le aspettative dei cittadini celiaci e delle loro famiglie è una sfida ambiziosa ma con impegno e collaborazione anche quest’anno i risultati sono stati apprezzabili”.
La spesa per il Ssn
A supporto della dieta senza glutine il Ssn nel 2017 ha speso in prodotti senza glutine erogabili circa 250 milioni di euro, con una media annua nazionale di circa 1.200,00 euro pro capite. Inoltre, nell’esercizio finanziario 2018 e sulla base dei dati del 2017, sono stati impegnati e pagati a favore delle Regioni 320.111,59 euro per garantire la somministrazione di pasti senza glutine e 534.427,43 euro per le attività formative destinate agli operatori alimentari che lavorano nella ristorazione.
Più colpite le donne
Dai dati 2017 emerge in maniera sempre più evidente che quasi i 2/3 della popolazione celiaca è di sesso femminile (donne 145.759 e uomini 60.802) con una proporzione media di 1:2. La fascia di età in cui si registrano più celiaci è quella 19- 40 anni con 71.371 celiaci, pari al 34,55 % dei celiaci totali.
Le nuove diagnosi
Nel 2017 il numero delle nuove diagnosi è stato di 8.134, circa la metà delle diagnosi registrate l’anno precedente. Le regioni in cui si sono registrate maggiori diagnosi sono il Lazio con + 1.738, seguito da Marche con + 1.068 e Campania con + 953.
La Sardegna la Regione con il maggior numero di celiaci in rapporto alla popolazione.
La regione italiana dove sono residenti più celiaci è la Lombardia (36.529), seguita da Lazio (21.063), Campania (19.673) ed Emilia Romagna (16.765) mentre quella che ne registra meno è la Valle d’Aosta (520) seguita dal Molise (943). La Lombardia, che risulta avere il numero maggiore di celiaci, ha una percentuale di celiaci rispetto alla sua popolazione, pari a quella del Lazio, ma di gran lunga inferiore rispetto alla Sardegna.
In Italia la Regione con la % di celiachia maggiore in proporzione rispetto alla popolazione è la Sardegna (0,44%) seguita da Toscana e Provincia Autonoma di Trento.
La formazione. Nell’ambito delle attività di formazione specifica sulla celiachia nel 2017 sono stati realizzati sul territorio nazionale 755 corsi di formazione che hanno visto coinvolti 19.068 operatori del settore alimentare per un totale medio di 5 ore ciascuno. Tra le Regioni che hanno attivato più corsi di formazione troviamo al primo posto l’Abruzzo con 181 corsi e 5.287 operatori formati, al secondo il Piemonte con 157 corsi attivati e 3.606 operatori e a seguire l’Emilia Romagna con 99 corsi e 3.267 operatori formati.
Le disomogeneità tra le Regioni. L’Italia ha mantenuto l’erogabilità degli alimenti senza glutine destinati ai celiaci nonostante l’evoluzione normativa comunitaria ne abbia soppresso lo status di prodotti dietetici. Il sistema di erogazione gratuita previsto per questi alimenti è ancora molto diverso da Regione a Regione e questo, oltre a creare disparità di trattamento ai celiaci, impedisce secondo la relazione di fatto la libera concorrenza che invece permetterebbe una riduzione fisiologica dei prezzi.
La disomogeneità di trattamento circa il plafond mensile, le modalità di assegnazione, i canali di accesso consentiti per l’acquisto di tali prodotti hanno reso necessaria l’istituzione di un gruppo di lavoro in cui il ministero della Salute insieme con le Regioni stanno lavorando al processo di dematerializzazione.
Il DM 10 agosto
Il Ministero ricorda che
il nuovo decreto, che molte polemiche ha suscitato, stabilisce che l’erogabilità è possibile solo per gli alimenti senza glutine classificabili come “senza glutine” “specificamente formulati per persone intolleranti al glutine” o “specificamente formulati per celiaci” ossia quegli alimenti sostitutivi di pane e pasta caratterizzati tradizionalmente dalla presenza di cereali contenenti glutine. Le nuove categorie degli alimenti “senza glutine” erogabili gratuitamente sono stabilite dal DM 10 agosto 2018, e comprendono gli alimenti di base essenzialmente fonti di carboidrati: a) pane e affini, prodotti da forno salati; b) pasta e affini; pizza e affini; piatti pronti a base di pasta; c) preparati e basi pronte per dolci, pane, pasta, pizza e affini; d) prodotti da forno e altri prodotti dolciari; e) cereali per la prima colazione.
Ma il DM 10 agosto 2018, oltre alle categorie erogabili, stabilisce anche i nuovi tetti di spesa per l’acquisto dei prodotti in esenzione. I nuovi limiti di spesa sono stati rivalutati, per sesso ed età, sulla base dei fabbisogni energetici totali definiti dagli attuali Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia LARN (2014), del secondo livello di attività fisica, di un incremento del 30% per tener conto di particolari esigenze nutrizionali e degli attuali prezzi medi di mercato applicati nel canale di distribuzione prevalente, che ad oggi è ancora quello farmaceutico. I nuovi tetti, così rideterminati, non determinano alcuna penalizzazione nei confronti della dieta del celiaco che di fatto ha mantenuto lo stesso potere di acquisto del passato.