“Bene il Disegno di Legge sulla violenza contro gli operatori sanitari, fortemente voluto dal Ministro Grillo e da tutto il Governo, ma occorre fare di più: integrarlo con gli spunti presenti in altri progetti di Legge e, ancor meglio, trasmutarlo in un Decreto Legge, in modo da approvarlo più velocemente”. È questo, in estrema sintesi, quanto rappresentato dal Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo),
Filippo Anelli, ascoltato questa mattina in Audizione presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato, in merito al Disegno di Legge n° 867, “Disposizioni in materia di Sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”.
“Questa Federazione apprezza lo sforzo fatto dal Governo e le disposizioni contenute nel disegno di legge e in particolare quelle di cui all’art. 2 (Circostanze aggravanti), volto a prevedere un’aggravante per chi commetta il fatto con violenza o minaccia in danno degli esercenti le professioni sanitarie – si legge infatti nel Testo depositato, firmato dal Presidente -. La FNOMCeO ritiene che la situazione dei nostri medici, dei nostri infermieri, dei nostri operatori sia gravissima, rappresenti una vera emergenza di sanità pubblica che mina alla base il nostro Servizio Sanitario nazionale e necessiti di un intervento legislativo immediato”.
“Al tempo stesso – aggiunge Anelli - questa Federazione ritiene che al personale medico e sanitario dovrebbe essere riconosciuta la qualifica di pubblico ufficiale, affinché l'azione penale si avvii d'ufficio e non a seguito di denuncia di parte, sollevando così le vittime dall'onere di denunciare i loro aggressori, che può rappresentare un pesantissimo condizionamento psicologico per la paura di subire ritorsioni”.
“Apprezziamo sicuramente l’impegno dei Gruppi parlamentari, che hanno dimostrato la loro sensibilità presentando vari disegni di legge sulla materia; ci appelliamo ora al Parlamento perché, superando ogni possibile divisione e orientamento, unifichi gli sforzi per approvare in tempi brevi il disegno di legge di iniziativa governativa e al Governo perché possa valutare di utilizzare lo strumento della decretazione d’urgenza – conclude Anelli - Questa Federazione auspica ad ogni modo che il disegno di legge di iniziativa governativa, durante l’iter parlamentare, si arricchisca degli spunti presenti in altri disegni di legge presentati sulla materia in modo da avere in tempi rapidi una legge efficace per arginare quella che sta diventando una vera emergenza di sanità pubblica”.
A corroborare le tesi presentate nel testo, che alleghiamo in versione integrale, anche la mozione approvata, sul tema, nel corso dell’ultimo Consiglio Nazionale, il 14 dicembre scorso.
Rispondendo alle domande dei Senatori, Anelli ha poi fatto emergere la necessità di una riforma a 360 gradi del sistema delle cure.
“Il mancato rinnovo dei contratti, contro il quale, per protestare, domani i colleghi scenderanno in piazza, non è che uno dei risvolti negativi dovuti a un’inerzia generale rispetto a una vera riforma della nostra sanità - ha affermato Anelli, di rimando al Senatore Giuseppe Pisani che faceva presente l’accesso massivo, e spesso inappropriato, dei cittadini al pronto soccorso, che allunga i tempi di attesa, creando situazioni di conflittualità -. Il rinnovo potrebbe essere un’occasione per riflettere sulla coerenza dei modelli, sia ospedalieri che territoriali, alla situazione attuale”.
Dal dibattito è emersa anche la possibilità di inserire, sempre nei pronto soccorso, una figura di ‘mediatore’, che, per formazione, sia in grado di disinnescare i conflitti, e la necessità di mettere in sicurezza i presidi di guardia medica e gli ambulatori, non lasciando i colleghi a fare i turni da soli in zone isolate.
“La solitudine è uno dei principali fattori di rischio, perché fa apparire il collega vulnerabile e alla mercé di chi vuole compiere azioni brutali – ha concluso Anelli -. Paola Labriola era sola quando fu uccisa da un suo paziente nel centro di Salute Mentale del quale aveva più volte denunciato, anche ai Carabinieri, la mancata sicurezza; sole erano Maria Monteduro e Roberta Zedda, guardie mediche uccise in provincia di Lecce e di Oristano. Come sola era Serafina Strano, la dottoressa rimasta in balia di uno stupratore a Trecastagni, Catania”.