La Società Italiana di Psichiatria esprime grave preoccupazione per le recenti dichiarazioni pubbliche del Ministro
Matteo Salvini alla trasmissione
“In Onda” su La7 la settimana scorsa, circa una supposta “esplosione di aggressioni” da parte di persone affette da disturbi mentali, il sostanziale “abbandono del tema della psichiatria lasciato sulle spalle delle famiglie” e la “chiusura di tutte le strutture di cura che c’erano per i malati psichiatrici”. Lo fa attraverso una comunicazione a firma del presidente,
Bernardo Carpiniello, del segretario nazionale
Enrico Zanalda, e del Past President
Claudio Mencacci.
“La Società Italiana di Psichiatria – spiegano i tre dirigenti – coglie l’occasione per sottolineare che non risulta alcun incremento dei reati contro la persona da parte di persone affette da disturbi mentali, e che non più del 5% dei reati gravi è attribuibile ad esse. Quanto affermato dall’on. Salvini è dunque destituito di ogni fondamento scientifico, statistico, sociale. Certamente però è foriero di nuovi consensi sulla pelle delle persone malate. La Sip coglie anche l’occasione per ricordare, anche al nuovo governo, che il modello italiano di assistenza psichiatrica varato con la riforma del 1978 viene considerato a livello internazionale, a partire dall’OMS, un modello da seguire in tutto il mondo".
"Seppur faticosamente e non senza problemi, compresi quelli a carico delle famiglie che nessuno disconosce, in questi 40 anni è stata creata in Italia una vasta e capillare rete di strutture psichiatriche, articolata in 163 Dipartimenti di Salute Mentale, 1460 strutture territoriali, 2284 Strutture residenziali che ospitano oltre 30mila persone, 899 strutture semiresidenziali, 285 Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura Ospedalieri, per un totale di 3623 posti letto con altre 22 Unità ospedaliere accreditate per ulteriori 1148 posti letto. Questo sistema garantisce ogni anno assistenza a oltre 800 mila persone grazie all’impegno e alla dedizione di circa trentamila operatori, che troppo spesso vengono lasciati soli di fronte all’immane e crescente onere di responsabilità e impegno che grava su di essi, talora anche al prezzo di notevoli rischi personali”, proseguono.
Anche gli operatori della Salute Mentale si battono per isolare la violenza espressa da singoli individui, talora persone devianti ed antisociali, che non hanno nulla a che fare con le persone sofferenti di disturbi mentali, spesso oggetto nella loro vita quotidiana di abusi psicologici e fisici, che rimangono certamente vittime dirette o indirette per lo stigma e la conseguente esclusione sociale che deriva dall’etichetta stigmatizzante di “persone pericolose” che viene indiscriminatamente a loro appiccicata da atteggiamenti allarmistici.
“Al Vice Premier e Ministro dell'interno – aggiungono gli psichiatri della Sip – chiediamo quindi un impegno a far cessare l’unico abbandono che si deve riconoscere, cioè quello, colpevole, dello Stato, che spende un misero 3,5% del budget della sanità per il settore della salute mentale, a fronte di medie del 10-15% di altri grandi paesi europei come Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, lasciando sguarniti di personale i servizi, che attualmente hanno un deficit di operatori che va dal 25 al 75% in meno dello standard previsto di 1 operatore ogni 1500 abitanti in 14 regioni/province autonome su 21. Operatori che sono spesso vittime di aggressioni e violenze che spesso nulla hanno a che fare con le malattie mentali, perché commesse da persone con precedenti penali e sotto effetto di sostanze, portati di peso nei pronto soccorso psichiatrici”.
“Cogliamo dunque l’occasione – con questa lettera al Governo ed in particolare al sig. Ministro della Salute e al sig. Ministro degli Interni, per quanto di loro competenza – per metterci a loro disposizione al fine di fornire tutte le informazioni e gli elementi di conoscenza utili ad avere una percezione più appropriata e fondata sulle evidenze della complessa realtà dell'assistenza psichiatrica in Italia, auspicando che i riflettori che si sono ancora una volta accesi sulla salute mentale , come quasi sempre a seguito di tragici eventi, non si spengano immediatamente, cosicché si possa dare finalmente luce e visibilità ad una parte della sanità italiana sino ad oggi rimasta estranea ad un reale e concreto impegno finalizzato a salvaguardare e potenziare quanto di significativo è stato costruito negli ultimi quarant’anni.
La Società italiana Scienze Infermieristiche In Salute Mentale (Sisism), plaudendo la Sip per la presa di posizione, chiede a chi si occupa di politica, ed in particolare al Ministro Salvini, "di utilizzare le parole in modo misurato e rispettoso quando parla di persone che soffrono, delle loro famiglie e di tutti gli operatori del settore della Psichiatria Italiana che e stata pioniera e visionaria prima di quel faticoso successo del 13 maggio 1978 che ha suggellato una Legge, la 180, che sancì la chiusura progressiva dei manicomi, luoghi non di cura ma in cui si consumarono innumerevoli violenze alle persone e alla loro dignità. Con il silenzio e la complicità della politica, delle Istituzioni, della Società. Creò le premesse per una profonda riforma della psichiatria, grazie all’impegno civile ed etico di tante persone, donne e uomini professionisti del settore, in particolare medici e infermieri".
"La Sisism è oggi qui per dire no alle facili equazioni aggressività/violenza=psichiatria, no al crescente mandato di controllo sociale richiesto ai Centri di Salute Mentale, no alla delega alla salute mentale di problematiche di natura sociale e di ordine pubblico, no a qualsiasi forma di proposta per l’attivazione di Strutture che rischiano di riproporre “reclusioni di massa”, no all’abolizione della legge 180/78", si spiega in una nota.
"Come Sisism - proseguono - saremo sempre presenti per dire sì ogni volta che verrà posta al centro della discussione la dignità umana, sì ogni volta che qualcuno cercherà soluzioni sempre nuove che non contemplino l’esclusione, la chiusura, l’allontanamento ma inclusione, la costruzione di reti, il supporto alla persona e alla famiglia, il lavoro 'paziente' con chi soffre e la sua famiglia affinché diventino loro i protagonisti del proprio cambiamento e responsabili della propria salute, come scritto nel 'Patto Infermiere Cittadino' del 12 maggio 1996", proseguono.
"Lei oggi ha in mano il potere (e l’accezione migliore del verbo potere e cioè che lei può...), e allora lo usi bene con la psichiatria, mostri buone intenzioni per sanare quello che è possibile, solo così avrà tutta la collaborazione e l’impegno degli operatori del settore, delle persone che soffrono, delle loro famiglie che non si tireranno indietro se lei e il suo seguito, piuttosto che costruire muri e chiudere porte in faccia, vuole veramente cambiare, ma investendo su quanto è stato faticosamente costruito", conclude la Sisism.