"L'Italia è uscita finalmente dalla crisi economica più difficile dal dopoguerra, la crescita è ripresa e si è andata consolidando, il lavoro dall'inizio della legislatura è cresciuto recuperando circa 1 milione di posti di lavoro, il deficit si è ridotto attorno al 2,3% e che anche il debito cresciuto enormemente tra il 2007 e il 2012-2014 si è stabilizzato e comincia ora a scendere". Così il presidente del Consiglio
Paolo Gentiloni ha commentato il Documento di economia e finanzia 2018 approvato oggi dal Consiglio dei Ministri.
Il Def si compone di tre sezioni:
Sezione I: Programma di Stabilità dell’Italia
Sezione II: Analisi e tendenze di finanza pubblica
Sezione III: Programma Nazionale di Riforma (PNR)
Il Documento è completato da alcuni allegati, come quello contenente gli indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes).
In ragione dell’attuale momento di transizione caratterizzato dall’avvio dei lavori della XVIII legislatura, il Def approvato oggi non contempla alcun impegno per il futuro, bensì - si legge in una nota di Palazzo Chigi - si limita alla descrizione dell'evoluzione economico-finanziaria internazionale, all’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche per l'Italia e del quadro di finanza pubblica tendenziale che ne consegue. Il Parlamento trova quindi nel Documento un quadro aggiornato della situazione economica e finanziaria quale base per la valutazione delle politiche economiche e dei programmi di riforma che il prossimo Esecutivo vorrà adottare.
Il Def consente comunque di apprezzare il percorso di risanamento delle finanze pubbliche operato nel corso della passata legislatura: il debito pubblico in rapporto al Pil è stato stabilizzato a partire dal 2015 dopo sette anni di incrementi consecutivi (dal 99,8% del 2007 al 131,8% del 2014), mentre il deficit è sceso costantemente dal 3,0% del Pil al 2,3% del 2017 (1,9% al netto degli interventi straordinari a tutela del risparmio e del credito). Al tempo stesso, è possibile rilevare un sostegno costante alla crescita, grazie al quale il Paese è uscito dalla recessione, registrando quattro anni consecutivi di progressi del Pil dallo 0,1% del 2014 all’1,5% del 2017.
Il tasso di disoccupazione è sceso dal picco del novembre 2013 (13,0%) all’11,2 del 2017, mentre il numero di occupati è aumentato di quasi 1 milione di unità dal punto più basso della crisi nel settembre 2013, di cui oltre la metà con contratti a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda il periodo di previsione preso in considerazione nel Def, le stime macroeconomiche contemplano una crescita del Prodotto interno lordo rispetto all’anno precedente pari a 1,5% nel 2018 e 1,4% nel 2019 e una riduzione del tasso di disoccupazione rispettivamente al 10,7% nel 2018 e al 10,2% nel 2019.
Il sostegno alla crescita economica è atteso dall’impulso agli investimenti privati – in crescita grazie al miglioramento del clima di fiducia, della funzionalità dell’ambiente economico e delle agevolazioni fiscali – dall’accelerazione dei consumi privati, da un recupero degli investimenti pubblici in valore assoluto e in misura minore dalle esportazioni nette. Il ripristino di condizioni di credito più favorevoli a consumi e investimenti contribuisce alla ripresa economica, dopo gli interventi degli anni scorsi che hanno migliorato la governance nel settore bancario e risolto crisi specifiche.
Per quanto riguarda la finanza pubblica, il quadro tendenziale prevede una riduzione del deficit all’1,6% del Pil nel 2018 e allo 0,8% nel 2019, con l’avanzo primario in crescita rispettivamente all’1,9% e al 2,7%. Il debito pubblico è previsto scendere al 130,8% del Pil nell’anno in corso e al 128% l’anno prossimo.
Come accennavamo in precedenza, dopo l’esercizio sperimentale dello scorso anno, il Def 2018 è corredato dagli “Indicatori di benessere equo e sostenibile”: si tratta di 12 indicatori di diverse aree che caratterizzano la qualità della vita dei cittadini relative a disuguaglianza, istruzione, salute, ambiente, sicurezza, etc. In esito alla sperimentazione relativa a 4 indicatori, a partire dal 2018 l’Italia è il primo paese dell’Unione europea e dei G7 a dotarsi di un set di indicatori di benessere in base ai quali misurare l’impatto delle politiche pubbliche, abitualmente valutato su pochi indicatori macroeconomici e di finanza pubblica, in primis il Pil.
Il quadro economico-finanziario prospettato nel Def, non avendo come già evidenziato natura programmatica, contempla l’aumento delle imposte indirette nel 2019 e, in minor misura, nel 2020, previsto dalle clausole di salvaguardia in vigore. Come già avvenuto negli anni scorsi, tale aumento potrà essere sostituito da misure alternative con futuri interventi legislativi che potranno essere valutati dal prossimo Governo.
Per quanto riguarda la spesa sanitaria, la previsione è stata effettuata sulla base della metodologia del reference scenario la quale recepisce, oltre agli effetti derivanti dall’invecchiamento demografico, anche gli effetti indotti da ulteriori fattori esplicativi in grado di incidere significativamente sulla dinamica della spesa sanitaria. Dopo una fase iniziale di riduzione per effetto delle misure di contenimento della dinamica della spesa,
la previsione del rapporto fra spesa sanitaria e Pil presenta un profilo crescente a partire dal 2022 e si attesta attorno al 7,7 per cento nel 2060 e al 7,6 per cento nel 2070.
La
componente socio-assistenziale della spesa pubblica per assistenza di lungo corso è composta per circa 4/5 dalle indennità di accompagnamento e per circa 1/5 dalle prestazioni socio-assistenziali erogate a livello locale. Dopo una fase iniziale di sostanziale stabilità, la componente socio-assistenziale della spesa per LTC presenta un profilo crescente in termini di Pil, che si protrae per l’intero periodo di previsione, attestandosi all’1,6 per cento nel 2070.
Spesa sanitaria: i risultati 2017
Nel 2017 la spesa sanitaria corrente del Conto economico consolidato della sanità relativo alle istituzioni delle Amministrazioni pubbliche è risultata, nelle stime di Contabilità nazionale, pari a 113.599 milioni di euro con un tasso di incremento dell’1,1 per cento rispetto al 2016. Con riferimento alle singole componenti di spesa, si evidenzia quanto segue:
• la spesa per i redditi da lavoro dipendente è pari a 34.917 milioni, sostanzialmente stabile rispetto al 2016. Tale dinamica conferma gli effetti positivi derivanti dagli strumenti di governance del settore sanitario introdotti dagli Accordi Stato Regioni intervenuti in materia. L’invarianza osservata nel 2017 è influenzata dai seguenti fattori:
- il blocco del turnover in vigore nelle regioni sotto piano di rientro, sia nell’ambito delle manovre di contenimento della dinamica della spesa, sia a seguito della procedura sanzionatoria di cui all’articolo 1, comma 174, della legge 311/2004 e s.m.i.;
- le politiche di contenimento delle assunzioni messe in atto autonomamente dalle regioni non sottoposte ai piani di rientro;
- gli automatismi introdotti dalla vigente legislazione in materia di rideterminazione dei fondi per i contratti integrativi in relazione al personale dipendente cessato.
• la spesa per i consumi intermedi è pari a 32.823 milioni, in crescita rispetto al 2016 del 4,2 per cento. La dinamica complessiva dell'aggregato è determinata sia dal tasso di crescita della spesa per l'acquisto dei prodotti farmaceutici (+4,4%) sia dall'aumento della restante componente dei consumi intermedi (+4,1%). La dinamica della spesa registrata nei consumi intermedi al netto della componente farmaceutica, risulterebbe quindi non aver beneficiato pienamente delle vigenti misure di contenimento della spesa per acquisto di beni e servizi, fra le quali:
- lo sviluppo dei processi di centralizzazione degli acquisti anche tramite l’utilizzo degli strumenti messi a disposizione da CONSIP e dalle centrali regionali;
- la messa a disposizione in favore delle regioni, da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), dei prezzi di riferimento di un insieme di beni e servizi, quale strumento di programmazione e controllo della spesa;
- la fissazione, in ciascuna regione, di un tetto alla spesa per l’acquisto di dispositivi medici, pari al 4,4 per cento del fabbisogno sanitario regionale standard.
• la spesa per le prestazioni sociali in natura corrispondenti a beni e servizi prodotti da produttori market è pari a 39.561 milioni, sostanzialmente stabile rispetto al 2016. Con riferimento alle principali componenti dell’aggregato, si registra quanto segue:
- la spesa per l’assistenza farmaceutica convenzionata è pari a 7.605 milioni, in riduzione del 6,1 per cento rispetto al 2016. Tale risultato conferma la tendenza in riduzione registrata negli ultimi anni, a seguito delle misure di contenimento previste dalla legislazione vigente e, in particolare, della fissazione di un tetto di spesa, con attivazione del meccanismo del pay-back;
- la spesa per l’assistenza medico-generica è pari a 6.695 milioni, di poco superiore al valore del 2016 (+0,1%);
- la spesa per le altre prestazioni sociali in natura (ospedaliere, specialistiche, riabilitative, integrative ed altra assistenza) è pari a 25.261 milioni, in aumento del 2 per cento rispetto all’anno precedente. La dinamica di tale componente di spesa risente:
· di una migliore regolazione, in particolare nelle regioni sotto piano di rientro, dei volumi di spesa per le prestazioni sanitarie acquistate da operatori privati accreditati, realizzata attraverso la definizione di tetti di spesa e l’attribuzione di budget, con il perfezionamento dei relativi contratti in tempi coerenti con la programmazione regionale;
· dell’effetto delle disposizioni previste dalla normativa vigente sugli importi e sui volumi di acquisto di prestazioni, erogate da soggetti privati accreditati, per l’assistenza specialistica e ospedaliera;
• per le altre componenti di spesa, il livello registrato è pari a 6.298 milioni, con un decremento del 2 per cento rispetto al 2016.
Le previsioni per la spesa sanitaria
Le previsioni sono state effettuate sulla base della legislazione vigente e del quadro macroeconomico elaborato per il periodo di riferimento. In particolare, esse scontano gli oneri, comprensivi di arretrati, derivanti dal rinnovo dei contratti relativi al personale dipendente nonché quelli relativi al rinnovo delle convenzioni dell’assistenza medico-generica.
Previsioni per l’anno 2018
La spesa sanitaria del 2018 è prevista pari a 115.818 milioni, con un tasso di crescita del 2 per cento. Nel dettaglio, la previsione evidenzia:
· per i redditi da lavoro dipendente un livello di spesa pari a 36.438 milioni. La previsione considera l’applicazione delle disposizioni previste dalla Legge di bilancio 2018 in materia di rinnovi contrattuali31, nonché la riduzione permanente delle risorse destinate al trattamento accessorio definita dalla legislazione vigente;
· per i consumi intermedi un livello di spesa pari a 33.331 milioni. La previsione riflette un profilo di spesa inferiore rispetto alla dinamica mediamente registrata negli ultimi anni. In particolare, per quanto riguarda la componente farmaceutica, essa conferma l’aumento registrato nel 2017 (4,4%) conseguente all’immissione sul mercato di farmaci innovativi erogati nel corso dei ricoveri ospedalieri ovvero in regime di distribuzione diretta, nonché il rispetto del nuovo tetto del 6,89 per cento della spesa farmaceutica per acquisti diretti33. Per le altre componenti dei consumi intermedi la spesa risulta sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, anche per effetto della prosecuzione degli effetti di contenimento derivanti dalle misure già implementate a legislazione vigente;
· per le prestazioni sociali in natura corrispondenti a beni e servizi prodotti da produttori market un livello di spesa pari a 39.832 milioni. Con riferimento alle singole componenti dell’aggregato: o per l’assistenza farmaceutica convenzionata è prevista una spesa pari a 7.408 milioni. Il livello di spesa sconta le misure di contenimento della spesa farmaceutica previste dalla normativa vigente e risulta coerente con il rispetto del nuovo tetto del 7,96 per cento della spesa farmaceutica convenzionata34; o per l’assistenza medico-generica è prevista una spesa pari a 6.957 milioni, tenuto anche conto delle specifiche disposizioni in materia di rinnovo della convenzione;
· per le altre prestazioni sociali in natura (ospedaliere, specialistiche, riabilitative, integrative ed altra assistenza) è prevista una spesa pari a 25.466 milioni. La previsione tiene conto del trend storico dell’aggregato e delle misure previste dalla vigente normativa;
· per le altre componenti di spesa è previsto un livello di spesa pari a 6.218 milioni.
Previsioni per gli anni 2019-2021
Nel triennio 2019-2021, la spesa sanitaria è prevista crescere ad un tasso medio annuo dell’1,4 per cento; nel medesimo arco temporale il PIL nominale crescerebbe in media del 3 per cento. Conseguentemente, il rapporto fra la spesa sanitaria e PIL decresce e si attesta, alla fine dell’arco temporale considerato, ad un livello pari al 6,3 per cento.
La previsione riflette:
· la dinamica dei diversi aggregati di spesa coerente con gli andamenti medi registrati negli ultimi anni;
· il contributo del SSN alla manovra di finanza pubblica prevista dalla Legge di bilancio 2017;
· gli interventi di contenimento della spesa sanitaria già programmati a legislazione vigente;
· la normativa relativa all’indennità di vacanza contrattuale e al rinnovo dei contratti per il personale dipendente e convenzionato con il SSN;
· la riduzione permanente delle risorse destinate al trattamento accessorio del personale dipendente, prevista dalla legislazione vigente.
G.R.