A poco più di un mese dalle elezioni politiche del 4 marzo i partiti hanno iniziato a far uscire (non tutti ancora) i propri programmi e le loro proposte. Per la sanità hanno già divulgato idee e progetti
Leu,
Centro destra,
+Europa, il
movimento di Parisi (che proprio ieri è stato però scelto come candidato alla presidenza del Lazio dal Centro Destra) e dal
Movimento Cinque Stelle.
Ma cosa bolle effettivamente in pentola, in particolare per la sanità, sia tra chi ha già un programma e chi ancora non ha svelato le sue carte? Per scoprirlo abbiamo coinvolto alcuni protagonisti della legisaltura ormai al termine.
In questa prima puntata del nostro Forum abbiamo intervistatao
Emilia Grazia De Biasi del Pd,
Andrea Mandelli di Forza Italia e
Maurizio Romani, ex Idv ed ora in "10 volte meglio", il nuovo movimento politico nato da poche settimane.
Ecco cosa ci hanno detto.
Quotidiano Sanità. Qual è il suo giudizio sulla legislatura appena conclusa sul piano delle iniziative legislative e di Governo in campo sanitario?
Emilia Grazia De Biasi (PD): "Il mio giudizio è ampiamente positivo. In questi 5 anni di legislatura, non solo il Governo, ma tutto il Parlamento, ha portato a termine importanti iniziative di grande rilevanza su temi fondamentali. Penso innanzitutto al
Patto per la salute con il quale abbiamo dato il via a quel complesso processo di riorganizzazione per trovare un nuovo equilibrio nel rapporto tra Ospedale e Territorio. Sono stati poi approvati i
nuovi Livelli essenziali di assistenza, che erano fermi al 2001.
Ricordiamo anche il
decreto vaccini ed il Piano nazionale vaccini. Su questo si sono registrate, e continuano tutt'ora ad esserci, polemiche spesso strumentali alimentate dalle tante fake news circolanti. Bene anche la prima legge nazionale sull'autismo ed il cosiddetto
Ddl Lorenzin, ossia la riforma degli Ordini professionali e le sperimentazioni cliniche. Con questo, oltre ad apportare importanti innovazioni in tema di sperimentazioni cliniche e comitati etici, abbiamo introdotto per la prima volta il concetto di medicina di genere ed istituito un percorso chiaro per il riconoscimento di nuove professioni.
Altre leggi di importanza fondamentale sono quella sulla
responsabilità professionale e la sicurezza delle cure e la legge sulle
DAT.
Quanto alle
cose non portate a termine, sicuramente la
governance del farmaco. Anche il tema della
ricerca è stato affrontato solo in maniera parziale, anche se, grazie ad alcuni emendamenti, abbiamo stabilizzato i ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, i lavoratori dell'Agenas, ed abbiamo iniziato un percorso per i lavoratori degli Irccs e Izs. Penso si debba potenziare di più la ricerca indipendente di base, e lavorare sul
prezzo dei farmaci innovativi.
C'è poi il tema fondamentale del
personale. Su questo voglio essere molto chiara, non può esistere un Sistema nazionale pubblico e universale senza la componente professionale. Non siamo riusciti a portare a termine contratti e sblocco delle assunzioni, questo è uno dei dispiaceri più grandi".
Andrea Mandelli (FI): "Anche in questa legislatura abbiamo assistito innanzitutto a un sottofinanziamento costante della sanità pubblica con un parallelo
aumento della spesa privata: negli ultimi anni, secondo il CREA, la spesa privata ha registrato un aumento medio annuo pari al doppio di quella pubblica: 2,1% rispetto all’1%, di gran lunga inferiore all’aumento del fabbisogno. Un aspetto che, in modo assolutamente bipartisan, è stato puntualmente sottolineato dalla Commissione sanità del Senato, nell’indagine sulla Sostenibilità del Servizio sanitario.
Questo condiziona pesantemente qualsiasi analisi delle altre iniziative: è positiva l’approvazione dei
nuovi LEA, ma non è chiaro con quali risorse si riuscirà a coprire la spesa che ne deriva, per restare a un provvedimento di primo piano. Anche la reintroduzione dell’
obbligo vaccinale, anche grazie all’intervento di Forza Italia, e l’ampliamento delle immunizzazioni previste, è un provvedimento positivo, così come avrebbe potuto esserlo anche l’approvazione del
DdL Lorenzin se, accanto a fatti importanti come l’istituzione dei nuovi Ordini, non ci fossero stati interventi incongrui e scoordinati – ma soprattutto penalizzanti - sulla vita delle rappresentanze professionali.
Vorrei infine segnalare che solo grazie a un’azione costante si è riusciti finalmente a creare le condizioni economiche per l’implementazione del modello della farmacia dei servizi e questo è un obiettivo importante per la sanità italiana".
Maurizio Romani (10 volte meglio): "Tra le cose fatte sono soddisfatto dell’approvazione all’unanimità del mio
ddl sul traffico illecito di organi umani, per altro preso come testo base a Strasburgo per il contrasto al traffico di organi ecc.
Un altro risultato positivo è stata l’approvazine Di un
ddl sul disturbo dello spettro autistico ed il suo inserimento nei Lea, anche se in questo caso ci siamo fermati più ad una cornice di buoni intenti, che sicuramente andrà riempita nella prossima legislatura con decreti attuativi.
Positive le
indagini conoscitive sul rapporto tra ambiente e salute, principalmente indirizzate alla “terra dei fuochi” e quella sulla sostenibilità del sistema sanitario, entrambe ricche di dati e spunti per la prossima attività legislativa in campo sanitario.
Infine essere riusciti a portare in aula la
legge sulle DAT, sebbene senza relatore per l’ostruzionismo dei rappresentanti della Lega e di AP.
Sono rimasto
deluso dalla mancata discussione del
ddl sulle Medicine non convenzionali (MNC), che è stato “incardinato” e poi lasciato morire, preferendo lavorare su molti decreti ministeriali, invece che su provvedimenti legislativi, fino ad arrivare al
decreto sull’obbligo vaccinale, poi trasformato in Legge con mia grande contrarietà sia riguardo al metodo, che al contenuto. Decreto che ha aperto nel Paese un’accesa discussione sulla necessità di imporre un trattamento sanitario senza nessuna situazione di emergenza sanitaria, con il risultato di complicare notevolmente il rapporto fiduciario tra medico e paziente.
Altro insuccesso è il mancato inserimento nei LEA di alcune malattie cronico-degenerative come la
Fibromialgia e la
Malattia di Menière.
Nel complesso è una Commissione che ha lavorato molto, anche su temi complessi, ma che spesso ha dovuto rallentare i suoi lavori a causa di decreti legislativi o per mancanza di copertura finanziaria...".
Quotidiano Sanità. In conclusione la sanità pubblica esce più forte o più debole?
Emilia Grazia De Biasi (PD): "Seppur in acque agitate, possiamo dire che la sanità è andata avanti. Come abbiamo scritto nell'indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Ssn, il sistema è tanto sostenibile quanto noi vogliamo che lo sia, si tratta di una scelta politica. Quando sento parlare sempre più spesso di secondo pilastro, penso che vadano innanzitutto chiarite alcune cose: i Lea sono intoccabili. Vogliamo parlare di extra Lea o magari di una sorta di 'prima' di noi con la presa in carico delle cronicità? Bene, ragioniamo pure ma prima di tutto si deve far chiarezza sull'attuale 'giungla' di assicurazioni e fondi integrativi. Il cittadino non può esser lasciato solo. Stesso dicasi del welfare aziendale. Questo non può diventare una soluzione utile per tutti, e gli inattivi, gli anziani, i minori? Stiamo attenti a non creare più sistemi sanitari".
Andrea Mandelli (FI): "Più debole, perché si è rimandata a un futuro imprecisato la soluzione di problemi annosi, limitandosi a tagliare ma senza intervenire sui meccanismi che generano sprechi. Ed è più debole anche perché non ha individuato meccanismi per affrontare l’arrivo sempre più massiccio delle innovazioni tecnologiche e farmacologiche, cioè non si è pensato a rendere sostenibile il sistema nel futuro anche immediato. Non è pensabile continuare come fatto finora, abbiamo già raggiunto il livello di guardia: investiamo assai meno di paesi assolutamente paragonabili per livello industriale e tutele assistenziali: la Germania ha una spesa pubblica pro capite di 4477 dollari, la Francia di 3464, l’Italia raggiunge i 2470, meno della media dell’Ocse che è pari a 2821 dollari. Non serve aggiungere altro".
Maurizio Romani (10 volte meglio): "Il nostro sistema sanitario universalistico ha dimostrato di avere delle 'basi solide', tali da sopportare il peso di tagli importanti in questi 5 anni, che sicuramente in parte sono serviti a ridurre gli sprechi. È però certo che la sanità non può continuare a fare da bancomat per dirottare fondi in altri settori senza mettere a rischio la tutela della salute e le politiche di welfare. Da questi anni la sanità pubblica ne esce sicuramente indebolita".
Quotidiano Sanità. Quali pensa debbano essere le priorità per la sanità da inserire nei prossimi programmi elettorali?
Emilia Grazia De Biasi (PD): "Come già accennavo prima, la
governance del farmaco sarà importantissima. Si dovrà poi monitorare la piena applicazione su tutto il territorio nazionale dei nuovi Lea. C'è il tema irrisolto del personale e dello sblocco delle assunzioni che dovrà essere una priorità nella prossima legislatura. Penso debba essere trovato un
nuovo equilibrio nei rapporti tra Stato e Regioni. Di grande importanza sarà anche una maggiore attenzione sulla
prevenzione e sulle determinanti sociali delle disuguaglianze in salute. Ad esempio, abbiamo chiuso gli Opg ma non sono stati adeguatamente potenziati i servizi territoriali di
salute mentale. Un impegno maggiore serve poi su tutto il tema delle dipendenze. Infine, serve un intervento sul tema della
salute riproduttiva e della
salute delle donne".
Andrea Mandelli (FI): "La prossima legislatura dovrà essere quella di una vera
riforma della Sanità. Innanzitutto attuare seriamente il ribilanciamento tra assistenza territoriale e ospedaliera: ci sono strutture e professionalità da mettere a sistema per affrontare in modo efficace la cronicità –la principale emergenza - salvaguardando le compatibilità economiche. E’ imperativo avviare quella politica della
prevenzione che finora è mancata, e avviare anche un’azione decisa sul fronte dell’aderenza alla terapia, che non solo riduce gli sprechi, ma genera più salute ed evita il ricorso a nuove prestazioni.
Parallelamente va affrontato il nodo della spesa privata, che deve essere finalizzata attraverso la creazione di un
secondo pilastro dell’assistenza sanitaria: esistono esperienze differenti che vanno censite e valutate per creare modelli applicabili universalmente. E contestualmente va perseguita una maggiore integrazione tra l’offerta pubblica e quella privata, per creare non concorrenza al ribasso ma una reale sinergia. Infine voglio sottolineare una questione di fondo. La tutela della salute si basa su due aspetti fondamentali che non possono essere disgiunti: da una parte l’innovazione (farmacologica, tecnologica e organizzativa) e dall’altra le persone: medici, farmacisti, infermieri e tutti gli altri attori del processo di cura.
Il
personale sta invecchiando, i giovani professionisti entrano nel mondo del lavoro con fatica e a condizioni assolutamente sfavorevoli. Non è così che si mantiene il Servizio sanitario universalistico e non è così che si permette al comparto sanitario di esprimere le sue potenzialità di motore economico del paese. Perché la spesa sanitaria non è una semplice spesa, è un investimento in salute, ma anche remunerazione della ricerca e della produzione, degli operatori impegnati nell’assistenza. In una parola, nell’economia reale di un paese".
Maurizio Romani (10 volte meglio): "Dovremo sicuramente
investire risorse nel sistema salute, ormai il Ssn non riesce a coprire le spese sanitarie dei suoi cittadini, quindi oltre alla crescita economica dobbiamo pensare obbligatoriamente al welfare ed alla coesione sociale e, dato che la spesa sanitaria del nostro Paese è inferiore rispetto agli altri paesi europei occidentali è fondamentale che questa venga concentrata sui ceti più abbienti per salvaguardare i cittadini a basso reddito.
Per fare questo e, non renderlo un meccanismo iniquo, sulle spalle solo di coloro che pagano le tasse, è importante fare una vera
lotta all’evasione fiscale, altrimenti i pochi che pagano le tasse, si vedono prelevare una ulteriore quota di IRPEF che serve più per dare servizi ai furbetti che non pagano, rispetto a coloro che veramente non possono permettersi le spese sanitarie.
Dovremo sicuramente fronteggiare l’allungamento della vita che si accompagna però ad un accorciamento degli anni di vita in salute, con l’aumento esponenziale delle malattie cronico degenerative, oltre a polipatologie con gli elevati costi sanitari.
Dobbiamo da subito fronteggiare il costo sempre più elevato e non giustificato in molti casi dei
farmaci innovativi. L’esempio di molti farmaci oncologici approvati dalle agenzie del Farmaco americane ed europee con costi esagerati rispetto all’investimento ci fanno capire che non potremo sottostare ad interessi che sono più da società finanziarie che non da industria farmaceutica.
L’esempio della gestione del farmaco per l’epatite C è sotto gli occhi di tutti e mi spiace che la mia “battaglia” per contrastare la speculazione su questo farmaco sia stata sottovalutata e la mozione, peraltro firmata da molti senatori di diversi orientamenti politici, sia stata recepita con molto ritardo e perdita di denaro.
Se vogliamo mantenere il nostro sistema universalistico dobbiamo mettersi a lavorare insieme sin da ora, la sfida è difficile ma non impossibile".
A cura di Giovanni Rodriquez