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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Governo e Parlamento

Convenzione medicina generale. Scontro Governo/M5S sulla guardia medica notturna. Nesci: “Governo tentenna, ci sarà meno assistenza”. De Filippo: “Non è vero, le Asl apriranno servizi notturni anche oltre l’H16”. 

immagine 16 luglio - Il sottosegretario a Montecitorio in risposta ad un’interpellanza presentata dal M5s è tornato sull’Atto d’indirizzo per il rinnovo delle convenzioni. E poi sottolinea: “Mi farò personalmente promotore di un’iniziativa volta a garantire l’aggiornamento dei dati statistici sull’attività della continuità assistenziale”. Ma il M5s: "Governo fa gioco del privato".
Sempre protagonista in questo 2016 la convenzione della medicina generale (e della pediatria). La battaglia sull’Atto d’indirizzo che propone il nuovo sistema assistenziale H16 con la notte affidata al 118 torna in Parlamento con un’interpellanza del M5s. Qui di seguito il resoconto integrale
 
(Iniziative per assicurare la continuità dell’assistenza medica territoriale, alla luce dei nuovi indirizzi per la medicina convenzionata – n. 2-01427)
 
DALILA NESCI. Presidente, l’interpellanza di oggi riguarda il nuovo atto di indirizzo per il rinnovo dell’accordo collettivo nazionale dei medici convenzionati: tra le altre cose, l’atto di indirizzo stabilisce che la continuità assistenziale sia prevista per 16 ore al giorno e non più per 24; quindi la fascia oraria notturna sarà scoperta esattamente dalla mezzanotte sino alle 8 del mattino. L’ipotesi di riorganizzazione porterebbe ad un decremento del servizio garantito dalla guardia medica e ad un aggravio del carico sul 118, peraltro contrastando con le norme in vigore che distinguono le tipologie di assistenza: si andrebbe cioè ad appesantire il 118, benché gli organici dei medici dipendenti siano già ridotti all’osso, come mostrano i dati sul fabbisogno derivante dall’applicazione della normativa europea sui diritti al riposo obbligatorio del personale sanitario.
 
Nello specifico, nell’interpellanza urgente di oggi abbiamo mosso più rilievi giuridici sulle violazioni normative che opererebbe la riorganizzazione in argomento, ed inoltre abbiamo osservato che l’ipotesi in questione appare anche sganciata da dati specifici, certi e disponibili, che in ogni caso non eliminerebbero la tutela fondamentale del diritto alla salute, adesso compromessa dagli obblighi di finanza pubblica, dal pareggio di bilancio e dai connessi equilibri, comunque correlati al sistema dell’euro e all’emissione di moneta a debito, causa di ogni taglio e crimine possibile. La riorganizzazione in parola non sembra nemmeno vantaggiosa in termini economici, neppure rifacendosi ai disumani criteri di risparmio che informano, a partire da Maastricht, la legislazione interna e le politiche sovranazionali, cancellando le garanzie dello Stato di diritto. Peraltro questa riforma infausta, frutto di un atto tecnico, andrebbe ad esautorare la Conferenza Stato-regioni.
 
Chiediamo dunque come si intenda assicurare un’organizzazione territoriale efficiente del Sistema sanitario nazionale, specie nelle aree insulari interne e montane, in cui una riduzione dell’attività di guardia medica pregiudicherebbe il diritto alla salute; chiediamo se possano essere aggiornati e resi disponibili i dati statistici sui servizi di guardia medica, quantomeno in vista dell’elaborazione del prossimo Documento di economia e finanza; ed infine chiediamo se il Governo non ritenga più sano lasciare inalterata l’attuale organizzazione della continuità assistenziale.
 
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Sistema sanitario nazionale, com’è noto all’onorevole Nesci, sta andando incontro a profonde modifiche della propria rete di offerta, per rispondere anche alle nuove sfide assistenziali che scaturiscono, ovviamente, dall’invecchiamento della popolazione, con il conseguente carico di morbosità e di cronicità, e dai progressi della tecnologia e della medicina, che consentono di ridurre il ricorso al ricovero ospedaliero verso altre forme di assistenza, che vedono il territorio al centro e che sono più appropriate al bisogno.
 
Obiettivo principale delle istituzioni dovrebbe essere quello, che appare sicuramente complesso nella sua implementazione organizzativa, di nuove forme organizzative di cure primarie: quelle monoprofessionali, come sono state previste dalla normativa e ancora non del tutto implementate nel sistema italiano, aggregazioni funzionali territoriali, le cosiddette AFT, associazioni funzionali territoriali; nonché quelle multiprofessionali attraverso le unità complesse di cure primarie, che sono le UCCP, offrire in questi luoghi ai cittadini riferimenti appropriati e certi per tutto l’arco della settimana.
 
I professionisti, lavorando in maniera sinergica, secondo un approccio multidisciplinare (dove ci sono esperienze di questo tipo in Italia questo avviene), attraverso la condivisione di obiettivi e di percorsi assistenziali, di linee guida e tramite il coordinamento e l’integrazione dei medici con altre professionalità del Servizio sanitario nazionale, producono risposte di salute sicuramente più efficaci, e anche risparmi in termini di coordinamento con i servizi territoriali e quelli ospedalieri.
 
Il documento siglato il 13 aprile ultimo scorso dal comitato di settore, integrativo all’atto di indirizzo per la medicina convenzionata approvato in data 12 febbraio 2014, si muove oggettivamente in questa direzione, potenziando l’assistenza primaria nelle ore diurne, in cui, per dati statistici a nostra disposizione, la domanda di accessibilità è sicuramente maggiore, mantenendo, in ogni caso, il servizio di guardia medica dalle 20 alle 24 – mi chiarirò tra un minuto –, orario in cui si registra il maggior numero di chiamate notturne, fino alle 24. Si otterrà così una maggiore presenza medica e una maggiore fruibilità del servizio nell’arco della giornata che va dalle ore 8 di mattina alle 24, con importanti ricadute sul numero di accessi impropri al pronto soccorso, che è un luogo nel quale gli accessi impropri si misurano con percentuali certe volte al di sopra di una normalità e di una razionalità consentita al nostro sistema sanitario.
 
Ciò dovrebbe consentire, innanzitutto, che i medici di medicina generale, con i colleghi della continuità assistenziale, le cosiddette guardie mediche, nell’ambito delle nuove forme organizzative territoriali, in coerenza con la programmazione regionale, opereranno per tutti i giorni della settimana, coordinandosi con le reti ospedaliere e territoriali di emergenza/ urgenza, che potranno così riorganizzarsi al fine di corrispondere efficacemente alla domanda di assistenza per tutto l’arco della giornata. L’onorevole Nesci viene da una regione dove il rapporto tra medici di medicina generale e territori è tra i più consistenti, in termini numerici, del nostro Paese.
 
Ad ogni buon fine, si fa presente che già nell’accordo Stato-regioni del 7 febbraio 2013, Linee di indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza/urgenza in rapporto alla continuità assistenziale, che le regioni conoscono, ovviamente, benissimo, e in coerenza con la programmazione regionale, si prevedeva che, lì dove si rilevasse uno scarso numero di chiamate nelle ore dalle 24 alle 8 di mattina, sarebbe stato – cito l’accordo – opportuno considerare anche differenziazioni di orari di servizio che consentissero una maggiore copertura del territorio nell’orario diurno giornaliero e una più ridotta presenza nell’orario notturno avanzato, dalla 24 alle 8 di mattina, anche in funzione della necessaria integrazione con le forme di associazione dei medici di medicina generale ai fini della copertura h24, disciplinati con protocolli chiari e condivisi con il sistema di emergenza/ urgenza, e quindi con il 118 regionale.
 
Questo è l’accordo del 2013. Queste previsioni avevano, pertanto, l’obiettivo di evitare turni di continuità assistenziale nelle zone in cui statisticamente, in quelle fasce orarie, non vi era esigenza. Per evitare, comunque, il rischio di una prospettiva descritta dall’onorevole Nesci, che il nuovo assetto organizzativo non provochi, però, problematiche nell’accesso ai servizi in particolari aree territoriali del Paese, mi riferisco a quelle montane, quelle insulari, eccetera, il Ministero della salute, a seguito di approfondimenti dei temi della continuità assistenziale nelle ore notturne e nei fine settimana, ha chiesto, proprio lo scorso 30 maggio, di integrare il documento integrativo che viene citato, quello dell’atto di indirizzo, proponendo di chiarire – cito – che la continuità assistenziale è assicurata anche nelle ore notturne tra le 24 e le 8 di mattina secondo gli indirizzi della programmazione regionale nelle zone caratterizzate da particolari condizioni orogeografiche e di viabilità o da una particolare densità abitativa, nelle zone deprivate e nei piccoli comuni sprovvisti di presidi ospedalieri, avendo particolare riguardo all’assistenza agli anziani e ai pazienti in età pediatrica. Questo è il senso testuale della nostra comunicazione al comitato di settore.
 
Il comitato di settore, lo scorso 10 giugno, ha fornito rassicurazioni al Ministero della salute, ritenendo che le osservazioni formulate dal medesimo dicastero sono da considerarsi coerenti con il documento integrativo dell’atto di indirizzo per il rinnovo dell’accordo collettivo nazionale per la medicina generale.
 
Ha, inoltre, evidenziato che i richiami contenuti nel documento circa la copertura oraria dell’assistenza riprendono, come dicevo prima, i contenuti dell’accordo Stato-regioni del 2013, laddove si stabilisce di considerare opportune differenziazioni di orario di servizio che consentano una maggiore copertura del territorio in alcuni orari diurni, dove, ripeto, i dati statistici rilevano che c’è un maggior numero di chiamate, e quindi un più grande bisogno e una più grande esigenza di dare risposte sanitarie.
 
Infine, lo stesso comitato di settore ha anticipato che l’articolato del nuovo accordo collettivo nazionale prevede che, in particolari situazioni, l’azienda possa valutare l’attivazione del servizio di continuità assistenziale in ulteriori fasce orarie rispetto a quelle individuate con il documento integrativo dell’Atto di indirizzo, questo è un testo ufficiale che ci è stato trasmesso dal comitato di settore. Preme evidenziare, da ultimo, che nel frattempo sono iniziate le trattative per il rinnovo degli accordi della medicina generale e della pediatria di libera scelta.
 
La bozza di documento con la quale sono state avviate le trattative prevede la possibilità per l’azienda di valutare l’attivazione del servizio di continuità assistenziale in ulteriori fasce rispetto a quelle individuate con il documento integrativo all’atto di indirizzo. Da ultimo, veramente, rassicuro l’onorevole Nesci che mi farò personalmente promotore di un’iniziativa volta a garantire l’aggiornamento dei dati statistici, così come richiesto nell’interpellanza, relativi ai servizi di guardia medica nel nostro Paese.
 
DALILA NESCI. Grazie, sottosegretario. Con questa mossa avete perso definitivamente la fiducia anche degli operatori del 118 e delle guardie mediche, perché, come sempre, il Governo non vuole esprimere una posizione chiara, e la sua risposta, sottosegretario, conferma che l’Esecutivo punta a cancellare in fretta il Sistema sanitario nazionale, perché prevalga il settore privato.
 
Questa non è un’accusa, ma è l’immagine reale dell’indirizzo politico del Ministro in carica, la deputata Beatrice Lorenzin, che, proprio alle celebrazioni del 50° compleanno dell’AIOP, cioè l’Associazione italiana ospedalità privata, ha dichiarato che pubblico o privato non fa differenza, purché funzioni. Il favore del Governo per la sanità privata non era mai stato dichiarato così sfacciatamente nella storia della Repubblica. Soprattutto, non si era mai registrato un eguale silenzio cimiteriale da parte delle istituzioni della politica e di molti sindacati, pronti a difendere a coltellate la libera professione dentro le mura, che spesso si risolve in una truffa per i cittadini.
 
Tracciato il solco dal Ministro della salute, è evidente che l’idea di tagliare il servizio di continuità assistenziale vada nella direzione del regime, ovvero distruggere il pubblico e spalancare le porte al privato. A confermare l’obiettivo, figlio del liberismo genocida del vostro Governo, sono il definanziamento del Servizio sanitario nazionale, già attuato e prospettato anche per il prossimo biennio, l’inapplicazione capillare della legge n. 161 del 2014, che recepisce la direttiva europea sui turni e i riposi obbligatori, esistente dal 2003, e l’illegittimità è il teatro dei commissariamenti per l’attuazione dei piani di rientro, che sono strumenti per ingrassare amici e clienti del potere romano a spese delle regioni collassate. È in corso l’eutanasia del Servizio sanitario nazionale, al posto del quale sono già pronte forme di integrazione a pagamento, per allungare il calvario, con la bava delle assicurazioni private, pronte a lanciarsi in picchiata sul cadavere morente. Il Ministro della salute non fornisce mai risposte vere alle nostre interpellanze e tace sulle centinaia di interrogazioni pendenti.
 
Al Ministro Lorenzin, che non sente, non vede e non parla, diciamo che tagliare i viveri al Servizio sanitario nazionale significa perseguire gli interessi dei privati, vuol dire usare le leve del potere per alterare il sistema e disintegrare lo Stato sociale e di diritto costruito con il sangue dei combattenti. Considerata l’evoluzione tecnologica, occorrerebbe, invece, un incremento dei fondi pubblici. Nel quadro che si va profilando, è chiaro che il privato funzionerà meglio di un sistema che la politica sta affossando con cinismo e con calcolo scientifico. C’è da chiedersi, però, se il privato potrà mai garantire o surrogare un servizio organicamente complesso come quello sanitario nazionale.
 
Quante rianimazioni, pronto soccorso, oncologie, neonatologie, terapie intensive e altro di costoso ha il privato a tutela della quantità e qualità delle prestazioni? In quali campi della prevenzione è impegnato il privato, che, per definizione, deve produrre utile e massimizzare i profitti ? Il Ministro rigetta di certo l’attuale legge su cui si regge il Sistema sanitario nazionale, il decreto legislativo n. 502 del 1992 e le successive modificazioni ed integrazioni, che prevede in modo univoco che il privato integri il pubblico, non che lo sostituisca. E se il Governo vuole operare una sovversione, bene, lo faccia, però in modo aperto, attraverso una legge propria e non agisca in modo occulto tagliando fondi alla sanità per destinarli magari ad Expo, alle Olimpiadi, al ponte sullo Stretto o al giocattolo aereo del Primo Ministro in carica.
 
La revisione in atto del servizio di continuità assistenziale rappresenta un altro pezzo del vostro soffocamento dello Stato sempre a danno dei più deboli, che nella guardia medica notturna hanno sempre trovato un primo soccorso immediato, evitando inferni per raggiungere ospedali lontani e magari intasati. Noi vigileremo ed informeremo i cittadini di questa manovra politica sporca e distruttiva imposta da un capitalismo disumano ed onnivoro che voi rappresentate.
16 luglio 2016
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