“L’assenza di tagli alla sanità ha rappresentato un fatto inaspettato – commenta
Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assomed – poiché per giorni erano stati considerati assodati, assieme a nuovi tetti agli stipendi della dirigenza medica. Il rischio è, però, che si tratti soltanto di una tregua e che nuovi pericoli si nascondano dietro l’angolo. Mi riferisco, in particolare, alla concreta possibilità che i tagli richiesti agli enti locali si riflettano sulla spesa sanitaria delle varie regioni”.
Per quanto riguarda i problemi più strettamente legati alla sua categoria di appartenenza, Troise sottolinea “la necessità di un nuovo contratto di lavoro, che rappresenti un efficace strumento di governo e un volano per l’innovazione. Serve al più presto anche una legge sulla responsabilità professionale che restituisca sicurezza alle cure e bisogna trovare soluzioni incisive per intervenire sull’annoso problema del precariato e per sbloccare il turn over”. In cima all’agenda delle priorità “va assolutamente inserito anche la riforma del sistema di formazione medica: quello attuale è inadeguato sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo e costituisce un ostacolo enorme alla modernizzazione”.
Il nuovo contratto deve, in ogni caso, “rappresentare un’opportunità per rivedere l’organizzazione del lavoro, tramite il dialogo e un confronto costante. L’omologazione dei medici ai dipendenti pubblici è senza dubbio una grossa anomalia. L’attuale sistema tende infatti ad appiattire la nostra professione, senza valorizzarne le peculiarità. E’ per questo che chiediamo di rilanciare con forza la specificità medica oppure di ricollocare altrove la nostra professioni. Sono diverse le opzioni in campo su cui ragionare e, in questo senso, il provvedimento di riforma della Pubblica amministrazione può fornire un’importante opportunità”.
Nel complesso i medici “devono riconsiderare il proprio ruolo, ma senza obbligatoriamente uscire dal sistema di dipendenza pubblica. Il punto è un altro: è necessario comprendere l’effettiva funzione delle professioni all’interno di organizzazioni che ormai sono votate al puro e ossessivo controllo dei costi e dei fattori di produzione. In sostanza chiediamo di ripensare i modelli di governance. Se questo non dovesse avvenire, allora si potrebbero ripensare collocazione e stato giuridico. Il nostro obiettivo è recuperare i valori insiti nella nostra professione, mentre oggi si registra un pesante sbilanciamento verso l’aspetto gestionale. E’ da qui che vogliamo ripartire”.