“Combattere con forza gli sprechi ed il malaffare, riorganizzare seriamente la rete ospedaliera e territoriale e modificare la governance del sistema in una sanità pubblica e non privata, andando anche a modificare la formazione di operatori sanitari in conformità ai livelli europei”. Sono le priorità indicate dalla
Federazione Migep, l’Associazione delle professioni infermieristiche e tecniche, in una lettera inviata al nuovo ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
La Federazione Migep denuncia che la situazione della formazione dell’operatore socio sanitario “è talmente degenerata che è diventato urgente rivedere la formazione con nuovi modelli (istituto tecnico o istituto socio sanitario) abbandonando i vecchi schemi, diventati fallimentari e trovare una soluzione alla questione della responsabilità professionale con una formazione che regola l’operatore con autonomia e responsabilità e qualità sulla formazione”. Secondo la Federazione Migep allo stato attuale l’assistenza sanitaria è attraversata da “personale inadeguato e mal formato con l’imposizione da parte delle Regioni di realizzare progetti faraonici finendo per demolire ciò che di buono esiste già e che funziona grazie anche al lavoro quotidiano da parte di queste categorie esistente che operano con contratti bloccati da diversi anni”.
La lettera esprime quindi l’auspicio che il ministero della Salute prenda una direzione fatta di ascolto sulle opinioni di chi si trova da anni emarginato con provvedimenti ragionevoli e soprattutto realizzabili in rispetto di una professione messa in emarginazione da norme e dal collegio Ipasvi”. E’ per questo che viene chiesto “un incontro a breve con il ministro per affrontare con spirito costruttivo i nodi più urgenti che attanagliano gli infermieri generici/psichiatrici, puericultrici, la formazione degli operatori socio sanitari, il riconoscimento dei titoli di quei cittadini che non fanno parte dell’unione europea, dei 70 mila operatori disoccupati, dei 26 mila attestati di dubbia autenticità, delle crocerossine, dell’aiutante sanità esercito (infermiere generico), che operano e dovranno operare nel Servizio sanitario nazionale. Sarà necessario affrontare anche il problema del precariato, sull’esigenza improcrastinabile di una forte riorganizzazione delle piante organiche degli standard ospedalieri nelle strutture pubbliche territoriali e dalla questione della responsabilità professionale di tutti gli operatori”. Queste professioni “entrando tra loro in conflitto – conclude la lettera - stanno spingendo, anche se in forme diverse, per ridefinire i loro ruolo professionale perché sentono forte l’esigenza di essere adeguati alle sfide della nuova assistenza sanitaria e sui nuovi compiti degli infermieri".