Valutare le responsabilità del disastro finanziario che ha reso impossibile per uno dei più importanti centri dermatologici d'Italia pagare gli stipendi ai suoi dipendenti e ha messo la dirigenza in difficoltà nel riparare i macchinari e offrire ai pazienti prestazioni sanitarie efficienti. Ma anche rendere pubblici i bilanci della Congregazione dei Figli dell'Immacolata, al fine di accertarne le responsabilità concrete nella situazione critica delle due aziende.
Questi sono i punti principali dell’interrogazione presentata al Governo dall’Italia dei Valori a maggio 2012 il cui testo è stato consegnato oggi al Commissario alla sanità laziale Bondi durante l’audizione in Commissione Affari Sociali della Camera.
“Abbiamo rivolto al Commissario le stesse richieste rivolte al Governo 9 mesi fa, al fine di tutelare la salute dei cittadini che ogni giorno si recano in questi importanti ospedali della capitale e, a fronte di pagamenti anche ingenti, non ricevono l'assistenza sanitaria adeguata”, ha spiegato l’on. Antonio Palagiano, capogruppo dell’Italia dei Valori in XII Commissione Affari Sociali della Camera, a margine dell’audizione del Commissario ad acta per la Sanità del Lazio Enrico Bondi.
“L'Idi - si legge nell’interrogazione - è un centro convenzionato con il Servizio sanitario nazionale e per questo nel 2010 ha ricevuto dalle regioni rimborsi pari a 77 milioni euro. Allo stesso tempo questo importante istituto per la cura delle malattie della pelle è un ente di ricerca e, ogni anno, riceve dal Ministero della Salute circa 2 milioni e mezzo di euro; l'Idi accede, inoltre, al 5 per mille che annualmente oscilla tra i 150 e i 200 mila euro e, nel 2011, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha assegnato all'Istituto dermopatico romano 9 milioni di euro; tra prestazioni private e convenzionate l'ospedale incassa ogni giorno tra i 50 e i 70mila euro, che si aggiungono a tutto quanto sopra esposto. Tali numeri - si legge ancora nell'interrogazione - non farebbero, quindi, pensare ad una difficoltà economica tale da giustificare i ritardi nei pagamenti degli stipendi e l'inefficienza delle prestazioni sanitarie”.