“Si è trattato di un incontro franco e diretto – ha spiegato
Angelo Lino Del Favero Presidente di Federsanità Anci – che si inserisce nel contesto di una serie di incontri istituzionali che abbiamo portato avanti in queste ultime settimane. Federsanità Anci rappresenta, infatti, il punto di vista di quanti quotidianamente gestiscono la sanità nel nostro Paese. Per questa ragione siamo determinati ad andare avanti – ha detto – per dare un contributo incisivo ai mutamenti culturali e organizzativi che il cosiddetto “Decreto Balduzzi” ha disegnato sulla sanità italiana”.
Molte le questioni affrontate, ma in particolare il Presidente Del Favero si è soffermato sul tema delle cure primarie (articolo 1, Medicina del territorio e nuovi modelli organizzativi) in relazione all’integrazione socio sanitaria, alla valorizzazione dei servizi territoriali, nonché alla sostenibilità dei costi. “L’impianto del testo è negli intenti condivisibile ma, con particolare riferimento alle norme sull’intramoenia, deve esserci una più stretta regolazione della materia che riduce gli spazi per comportamenti indebiti e favorisce la trasparenza. “I correttivi da inserire – ha detto il Presidente di Federsanità – devono farne uno strumento utile per i cittadini, con lo scopo di raggiungere l’allineamento dei tempi d’attesa istituzionali e libero professionali per l’accesso alle prestazioni”.
Rispetto poi all’articolo 3 relativo alla responsabilità professionale dell’esercente le professioni sanitarie, Federsanità Anci ritiene l’attuale formulazione poco convincente e auspica il ripristino della bozza di testo originario.
Ultima questione affrontata è quella dell’articolo 4 del decreto legge, ovvero i criteri di nomina dei Direttori Generali delle Aziende sanitarie. “Condividiamo la filosofia della nuova norma, ribadendo la volontà di sostenere una svolta meritocratica nella scelta del management. Tuttavia senza dimenticare le difficoltà economiche che il Paese sta affrontando, abbiamo sottolineato – ha specificato Del Favero – che permangono preoccupazioni sulla possibilità di reclutare, in ambito di direzione generale, sanitaria e amministrativa, manager di provata capacità in rapporto ad un trattamento economico decisamente inferiore a quello riservato ad altre apicalità in ambito sanitario. Per quanto riguarda poi il limite d’età, l’articolo appare discriminatorio prevedendo a 65 anni il limite massimo per la nomina a Direttore generale. Va quindi omogeneizzato con i limiti di età previsti per altre figure dirigenziali apicali (Università, Magistratura ecc.).
Infine è stata segnalata da Federsanità Anci la necessità di inserire nella Commissione di valutazione, che individua la terna di candidati da sottoporre alla nomina del Direttore Generale, anche il Direttore Sanitario, come elemento di legame diretto con le strategie dell’Azienda.
L’incontro si è concluso all’insegna della disponibilità a collaborare reciprocamente in tutto l’iter parlamentare camera e senato previsto, nell’auspicio che i cittadini abbiano finalmente una sanità più vicina, sia logisticamente che sul fronte dei bisogni.