Ieri in Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale sono stati auditi i rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni impegnate nella lotta contro l'Aids. Ciò che nel corso dell’audizione è emerso, ha riferito in una nota il presidente della Commissione d'inchiesta Ignazio Marino, è che “nonostante l'Italia abbia una buona legge sull'Hiv, da tutti è stata sottolineata la necessità di un impegno maggiore per la tutela e la cura delle persone sieropositive”.
I rappresentanti di associazioni e istituzioni che si occupano di Hiv e che sono stati auditi vanno: dal ministero della Salute alla Lega italiana per la lotta contro l'Aids (Lila); dagli Irccs San Raffaele di Milano e Spallanzani di Roma all'azienda ospedaliera Spedali Civili di Brescia; dall'Istituto Superiore di Sanità alla NPS Italia Onlus e alla Nadir Onlus.
“Un dato è stato sottolineato con preoccupazione – ha aggiunto Marino - negli ultimi dodici anni i Servizi per le tossicodipendenze hanno potuto effettuare il test sulla sieropositività a un numero sempre minore di persone: tra il 2000 e il 2011, infatti, la percentuale di persone non testate è passata dal 60,8% al 69,5%”.
È stata anche affrontata la drammatica situazione di criticità presente nelle carceri dove, “di fatto – ha concluso il presidente della Commissione – gli screening restano poco diffusi. I rappresentanti auditi hanno, inoltre, sottolineato l'esistenza di numeri molto diversi sulla diffusione dei test sull'hiv nel nostro paese: quindi, molte persone sieropositive sfuggono agli screening per lungo tempo e vengono curate tardivamente. Da anni inoltre non si investe su campagne di prevenzione e informazione sull'importanza dell'uso del profilattico. Come hanno sottolineato le associazioni, l'efficacia di controlli e test si annulla senza una corretta prevenzione”.