Le fondazioni Magna Carta e Nuova Italia ieri hanno organizzato un Convegno dal titolo “Non toccate quegli embrioni”. Partendo da una sentenza della Corte Europea del novembre scorso che vieta la brevettabilità per fini industriali e commerciali di embrioni le due fondazioni hanno presentato in anteprima nazionale la versione italiana del filmato
Eggsploitation prodotto da “the Center for Bioethics and Culture”. Il film racconta attraverso le testimonianze, anche drammatiche di giovani donne, il fenomeno della compravendita di ovociti, basato sull’industria dell’infertilità e su alcuni settori della ricerca, diventato un business mondiale sulla pelle delle donne.
In Italia la compravendita di ovociti è vietata dal 2004, da quando cioè è entrata in vigore la legge 40, poiché è vietata la fecondazione eterologa, ma nei soli Stati Uniti, è stato detto nel filmato, il business è di 6,4 miliardi di dollari l’anno.
Scopo del film e quindi del Convegno organizzato dalle due fondazioni è stato quello di parlare dei pericoli a cui le giovani donne vanno incontro spesso inconsapevolmente, perché nessuno glielo dice, quando decidono di vendere i propri ovociti. Il filmato ha dato voce alle testimonianze di queste giovani che spesso per far fronte a difficoltà economiche decidono di vendere i propri ovociti per una cifra che varia tra i 20 e i 50 mila dollari Usa.
Le donne, per lo più studentesse sane, che trovano gli annunci nelle bacheche dei campus, sui giornali interni degli atenei, o che vengono contattate dalle cliniche anche sui social network, che accettano di vendere i propri ovociti, è spiegato nel filmato, vengono sottoposte a stimolazioni ormonali per produrre un numero elevato di ovociti che può arrivare a diverse decine, quando naturalmente se ne producono uno o due, le complicanze però possono portare alla perdita di ovaie, allo sviluppo di tumori al seno o anche dell’utero.
Eugenia Roccella, parlamentare del Pdl, presente al Convegno ha sottolineato come “nessuna donna si sottopone a un programma pesante di stimolazione ormonale e a un intervento chirurgico senza una contropartita e se non ha bisogno”. Le donne, ha aggiunto la Roccella, “sono trattate da fornitori di materiale, non da pazienti” per poi essere “abbandonate a loro stesse dopo aver raggiunto lo scopo. E infatti non esistono ricerche sulle donatrici, sul follow up, sugli 'eventi avversi', a partire dall'incidenza dei tumori”.
Insomma a queste giovani la vendita di ovociti “viene presentata come una pratica semplice e senza conseguenze” e che può fare guadagnare rapidamente migliaia di dollari senza fare accenno ai rischi”.
Come ha osservato Assuntina Morresi, componente del Comitato di Bioetica, “ogni volta che una coppia vola all’estero per fare l'eterologa, dietro il suo ovocita c’è un'altra donna che ha 'donato', per bisogno, i suoi ovociti”.