Il “Ministero dell’Ambiente, del Ministero della Salute e del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ciascuno per il proprio ambito di competenza, provvedano (nei termini e con le modalità indicate in motivazione) ad adottare una campagna informativa, rivolta alla intera popolazione, avente ad oggetto l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile (telefoni cellulari e cordless) e l’informazione dei rischi per la salute e per l’ambiente connessi ad un uso improprio di tali apparecchi”. È quanto ha stabilito una sentenza del Tar Lazio che ha accolto il ricorso dell’Associazione per la prevenzione e la lotta all'elettrosmog che lamentava come i Ministeri non avessero adempiuto (art. 10 della l. n. 36/2001) ad informare la popolazione sui danni a breve e lungo termine connessi all’uso dei telefoni mobili (cordless e cellulari).
“La predetta campagna di informazione e di educazione ambientale – sottolinea il Tar - dovrà essere attuata nel termine di sei mesi dalla notifica o, se anteriore, dalla comunicazione in via amministrativa della presente sentenza, avvalendosi dei mezzi di comunicazione più idonei ad assicurare una diffusione capillare delle informazioni in essa contenute”.
Dichiarato inammissibile invece il ricorso per obbligare i ministeri a emanare il decreto del febbraio 2001 contenente la "Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici".
E in serata arriva una nota congiunta dei tre ministeri chiamati in causa dal Tar Lazio che si dichiarano disponibili: "I tre ministeri recepiscono con favore la decisione giurisdizionale, convinti della necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e di promuovere misure di prevenzione. I ministeri sono già al lavoro per la costituzione di un tavolo congiunto che avrà la finalità di dare seguito a quanto deciso dai giudici amministrativi".