Sono arrivati sui barconi e alcuni sui gommoni, hanno visto amici e parenti morire annegati o di stenti, hanno bevuto la loro urina per cercare di sopravvivere al mare, e alla fine salvi sono arrivati sulle coste italiane.
Dopo varie peripezie perché il mare non bastava, sono approdati a Roma, dove hanno avuto la fortuna di incontrare
Alessandra Francioni e
Luca Lotano, due insegnanti di italiano che li hanno presi per mano e guidati ad un percorso di conoscenza sulla lingua e poi di formazione alla salute. Strada facendo hanno incontrato
Mirella Taranto responsabile della comunicazione dell’Istituto superiore di Sanità che a costo zero ha creato un progetto che ad oggi è arrivato a coinvolgere più di 2 mila ragazzi.
Scienza senza frontiere, questo il nome del progetto. “La collaborazione è nata quasi spontaneamente con tutti i protagonisti di questa avventura – spiega al nostro giornale Mirella Taranto – i ragazzi ci hanno ispirato e non è stato difficile coinvolgere i vertici dell’istituto, i ricercatori e i grafici. Ma anche la cooperativa Tre Fontane e i centri di accoglienza. La scienza è stata il veicolo che ci ha permesso di dialogare e di creare nuove forme di insegnamento. Un vero e proprio team multidisciplinare ha messo in piedi un laboratorio in cui i ragazzi sono stati i veri protagonisti”.
La formazione cominciata a dicembre scorso ha permesso ai primi 50 ragazzi coinvolti nel progetto, di diventare
peer educator così a loro volta hanno coinvolto altri ragazzi, fino ad arrivare, ad oggi, a 2 mila. Stamattina nell’Aula Pocchiari dell’Iss oltre alle foto di tutti gli scienziati che hanno fatto storia, c’erano anche loro, i giovani sopravvissuti che da oggi potranno guardare avanti verso un futuro diverso, fieri di essere stati scienziati per un giorno. Hanno preparato e presentato 7 poster, come in un convegno che si rispetti, sulla salubrità dell’acqua, danni dell’alcol e della droga, l’importanza della prevenzione, le regole per l’igiene e la sicurezza alimentare, il contagio dell’Hiv e delle altre malattie sessualmente trasmesse e i diritti sanitari degli stranieri in Italia.
“Questi poster sono il segno che la scienza è, oltre che un veicolo di inclusione, un terreno comune sul quale costruire cultura e valori condivisi – afferma il
Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi – Educare a proteggere la salute è anche uno strumento di tutela per tutti noi che siamo innanzitutto una comunità umana che risponde agli stessi bisogni clinici e sanitari”.
“Quest’iniziativa è molto opportuna - sottolinea
Mons. Manto, medico e Direttore del Centro per la Pastorale della Famiglia della Diocesi di Roma
- perché indica una via concreta di accoglienza e integrazione basata sull’informazione e sull’educazione, oltre che sulla costruzione di un linguaggio culturale e valoriale comune capace di creare una condivisione reale”.
La giornata si è conclusa con un pranzo multietnico preparato dai ragazzi e con un concerto jazz di una nuova banda composta da dipendenti dell’Iss e i ragazzi dei centri di accoglienza.
Daniela Robles