Estate a rischio diverticolite. Alte temperature, alimentazione sopra le righe con cibi ‘tappabuchi’ e grassi (come focacce, pizze e snack consumati sulle spiagge) e povera di fibre (frutta e verdura) e di proteine di origine vegetale, qualche sigaretta in più, e bevande ghiacciate, ‘eccitano’ la mucosa intestinale, specie dell’intestino crasso. Le conseguenza? Aumentano crampi, dolori addominali e disturbi intestinali correlati.
Se non adeguatamente trattati, o in casi gravi (perforazione e peritonite generalizzata), i diverticoli (dilatazione sacciforme della parete del colon) si trasformano in diverticolite, una malattia che può richiedere anche un intervento chirurgico come la resezione parziale di un tratto di intestino crasso.
Forme di prevenzione sono possibili attraverso una alimentazione più attenta ricca di fibre, unite all’integrazione di alimenti preferibilmente morbidi, facilmente digeribili e da un maggior apporto di liquidi. Una ‘ricetta dietetica’, questa, adatta anche in vacanza in caso di episodi acuti di diverticolite.
La diverticolite è stato uno dei temi trattati nell’ambito del 14° World Congress of Endoscopic Surgery che si è concluso a Parigi. Una patologia che colpisce un italiano su dieci.
“Il primo approccio al problema dei diverticoli è farmacologico – spiega
Giampiero Campanelli, direttore dell’unità di Chirurgia Generale e Day Surgery all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano – con una terapia antibiotica, affiancata ad una correzione della dieta. Vi sono però casi in cui attacchi ripetuti, una sintomatologia acuta e una risposta debole o assente alla terapia medica, trasformano i diverticoli in diverticolite e richiedono un approccio chirurgico. Questo prevede, il più di frequente, una resezione di parte del colon (a sinistra del sigma) che viene poi riagganciato al retto. Sebbene l’intervento, di norma, garantisce il recupero totale della funzionalità intestinale dopo due-tre settimane dalla chirurgia, non è un intervento semplice e va svolto da chirurgi specializzati e con le tecniche più recenti, come la laparoscopia”.
In generale, comunque, la malattia non è da sottovalutare. Infatti, in caso di diverticolite acuta complicata, generalmente in condizioni di urgenza, potrebbe essere necessario un intervento in due tempi con il confezionamento di un ano artificiale, e con il ripristino della funzione intestinale con un intervento successivo.
Specie in estate, per la diverticolite aumentano i fattori di rischio correlati sia agli eventi climatici, come un aumento delle temperature, sia a un cambiamento delle abitudini alimentari con una diminuzione di cibi ricchi di fibre o di proteine di natura vegetale. Per prevenirne l’insorgenza (e non solo in questo periodo dell’anno) la prima cura, è quindi ‘naturale’, e legata alla tavola.
“La prevenzione della diverticolite – continua Campanelli – si basa soprattutto sull’aumento dell’apporto di fibre, verdura e frutta, e molta acqua. Sono da evitare invece alimenti che contengono semi (pomodori, cetrioli, uva, fichi, fragole, lamponi, kiwi, pane con semi di sesamo) perché possono fermarsi nei diverticoli ed infiammarli. Noi ne troviamo a volte quantità davvero elevate, con conseguenti forti infiammazioni dovute a questi cibi, evidentemente consumati dal paziente in grandi quantità. Da non sottovalutare è anche l’apporto di vitamina D, con l’assunzione di alimenti ricchi di calcio (latte, latticini, formaggi fatta eccezione in casi di intolleranze), che svolge un ruolo importante nel mantenimento dell’equilibrio intestinale, della integrità della mucosa e come mediatore dell’infiammazione intestinale. I più recenti studi – conclude Campanelli – fanno ipotizzare una possibile correlazione fra bassi livelli di questa sostanza e l’insorgenza di diverticolite. Stando ai primi risultati è consigliabile tenere sotto controlli i livelli di questa vitamina e, laddove necessario e consigliato, prevedere un’assunzione orale con degli integratori alimentari”.