Salvatore Usala, malato di Sla che guida le battaglie del Comitato 16 novembre, scrive una lettera aperta a Papa Francesco per illustragli, per sommi capi, il progetto "Restare a casa" e le resistenze che questo sta incontrando nei palazzi della politica. Usala racconta, soprattutto, la condizione propria e di chi, come lui, potendo scegliere tra la vita e la morte.
Scrive Usala nella lettera: “Ho accolto con vera gioia le tue rivoluzionarie esternazioni sui gay, sul dio Danaro, sulla lotta e tante altre che rasentano ‘l'eversione Papale'. Sei un uomo speciale che scende dal Suo scranno, terra, terra, al livello degli umili e dei bisognosi. Ti ammiro per il coraggio mostrato, per la coerenza e per non avere mai peli sulla lingua”.
“Il 16 settembre – aggiunge Usala – abbiamo mandato una lettera al Governo che ti allego. In sintesi chiediamo che i malati restino a casa o rientrino dai ricoveri in Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). Lo stato spende 18 miliardi per le RSA, noi abbiamo proposto di utilizzare il 25%, 4,5 miliardi, per riportare in famiglia disabili, vecchi e malati. Chiediamo il 50% di quanto lo stato spende per le RSA, i risparmi, pari a 2,1 miliardi, possono essere utilizzati per evitare l’aumento dell’IVA o per creare lavoro oppure per aiutare la povera gente. Da precisare che si creerebbero 200.000 posti di lavoro. Il progetto è fattibile in 5 minuti, basta volerlo: hanno tagliato ospedali, centri, posti letto solo per tagliare, spesso in maniera sconsiderata e inopportuna”.
“Dal giorno 22 ottobre – scrive Usala – saremo in presidio permanente, giorno e notte, davanti al Ministero dell’Economia. Faremo lo sciopero della fame ed anche della sete, se necessario. Non ci muoveremmo sino ad avere risposte concrete, il Governo deve prendere impegni, non possiamo più aspettare”.
E poi l’invito al Pontefice: “Francesco, TI INVITO al nostro presidio, la Tua prestigiosa presenza darà alla manifestazione un alto prestigio per vincere una battaglia di civiltà e dignità, TI PREGO!”