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L’importanza della vaccinazione contro l’Herpes Zoster nei pazienti diabetici o affetti da MICI

Le persone affette da diabete mellito o da malattie infiammatorie croniche intestinali, corrono un maggior rischio, rispetto alla popolazione generale, di complicanze se contraggono malattie infettive. Per questa ragione, indipendentemente dalla loro età, rientrano tra le persone per cui sono raccomandati i vaccini contro diverse malattie, tra cui l’Herpes Zoster

05 OTT - “Il diabete mellito rappresenta un importante problematica in termini di salute pubblica globale, come  testimoniato dal numero di casi di malattia più che raddoppiato negli ultimi 20 anni”, osserva in un’intervista a Quotidiano Sanità il Professor Paolo Fiorina, Direttore responsabile del reparto di Malattie Endocrine e Diabetologia all’Ospedale Fatebenefratelli.

“Questi pazienti presentano una spiccata suscettibilità alle infezioni con un decorso caratterizzato da maggiore severità e un incremento del rischio relativo di ospedalizzazione o di decesso per patologia infettiva. Epidemiologicamente, i soggetti con diabete tipo 1 hanno il quadruplo di probabilità di ricoveri ospedalieri per infezioni, mentre nel diabete tipo 2 si ha il doppio del rischio rispetto ai soggetti non diabetici. Questo sembra sia legato al fatto che nei malati di diabete si riscontrano alterazioni sia dell’immunità umorale sia dell’immunità cellulo-mediata”.
Per questi motivi, aggiunge, “proteggere il paziente diabetico con una massiccia campagna di vaccinazioni è estremamente importante, e i pazienti con diabete di tipo 1 e di tipo 2 devono essere inseriti nella categoria di pazienti più a rischio. In Italia, però, la copertura vaccinale nei soggetti di età tra i 18 e i 64 anni con diabete è solo del 28,8%”.

Gli standard di cura per il diabete AMD/SID sottolineano l'importanza delle vaccinazioni per i malati di diabete di tipo 1 e 2 in particolare contro influenza, pneumococco, morbillo-parotite-rosolia, varicella-zoster e meningococco. Inoltre, il diabete rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo sia di Herpes Zoster (HZ) che della sua complicanza, la nevralgia post-erpetica. “La letteratura scientifica riporta che i soggetti diabetici, in particolare quelli affetti da diabete tipo 2, presentano un rischio aumentato del 30% di sviluppare infezione da HZ e hanno un rischio di HZ e di nevralgia post-erpetica significativamente aumentato, rispettivamente del 78% e del 30%, rispetto ai soggetti euglicemici. Negli Stati Uniti, ben il 13% di tutti i casi di infezione da HZ si verifica nei soggetti con diabete, la cui presenza risulta essere associata ad una maggiore severità clinica dell’infezione”.

“Nell’ambito dei soggetti con diabete, l’infezione erpetica è frequente nelle donne e negli individui di età più avanzata, così come nei pazienti con complicanze micro- e/o macrovascolari. Oltre ad essere aumentato il rischio di insorgenza di nevralgia post-erpetica, vi è anche una maggiore severità e persistenza di tale sindrome algica rispetto agli individui con normale metabolismo glucidico, con un importante impatto sulla qualità di vita del paziente. In questo contento, l’individuazione di una strategia efficace per prevenire la malattia erpetica e le sue complicanze nel diabetico è di estrema importanza: tale strategia è rappresentata dal vaccino”.

Fiorina ricorda che fino a pochi mesi fa, in Lombardia come in Italia, la patologia poteva essere prevenuta esclusivamente con un vaccino vivo attenuato che si poteva somministrare dai 50 anni di età. Da poco è disponibile anche in Italia il nuovo vaccino ricombinante approvato dalla Food and Drug Administration (FdA) degli Stati Uniti nel 2017 e dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) nel 2018.
 
Il nuovo vaccino è indicato alle persone dai 50 anni di età e ai soggetti fragili a partire dai 18 anni. La sua efficacia è del 97% nei soggetti cinquantenni e del 91% negli ultra settantenni Ha inoltre dimostrato un profilo di tollerabilità anche nei pazienti immunocompromessi.
 
“Questo vaccino cambia radicalmente la storia dell’Herpes Zoster, in particolare per le persone immunocompromesse: nei soggetti adulti (18 anni ed oltre) sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche autologhe o affetti da neoplasie ematologiche l’efficacia è stata rispettivamente, pari a circa il 78 % e 87%”, osserva Fiorina. “Rispetto alla nevralgia post erpetica l’efficacia varia da circa il 70% negli ultra ottantenni a circa il 100% nelle persone di 50 anni e la protezione sembra perdurare per diversi anni. Questo vaccino si è anche dimostrato efficace nel prevenire altre complicanze correlate all’infezione da herpes virus, diverse dalla nevralgia post erpetica come la sovra infezione batterica delle lesioni, la disseminazione cutanea, la miocardite, la pancreatite, l’ulcerazione gastrica, l’angioite granulomatosa e l’interessamento del sistema nervoso centrale. Si tratta di un importante passo avanti, tant’è che nei Paesi in cui è stato registrato (in Germania, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada), ha ricevuto una raccomandazione preferenziale rispetto al vaccino vivo attenuato”.

“Il tema dei vaccini è più che mai attuale in questo periodo in cui la pandemia ha stravolto la vita del pianeta”, commenta in un’intervista Giuseppe Coppolino, Presidente dell’associazione AMICI Onlus. “La persona affetta da MICI ha dimostrato di essere un paziente consapevole e desideroso di ricevere informazioni attraverso canali scientifici e autorevoli. Ha inoltre mostrato di essere estremamente propenso alle vaccinazioni, soprattutto tra le persone in terapia immunosoppressiva per le quali è fondamentale ridurre ogni potenziale rischio. Una ricerca condotta dal Comitato Medico Scientifico di AMICI Onlus lo scorso anno mostra questa propensione, con una percentuale dell’80% dei 1.300 pazienti MICI intervistati totalmente favorevoli al vaccino”.

Esistono ancora sacche di diffidenza, precisa Coppolino, in particolar modo relativamente al rischio che si possa verificare una riattivazione o una riacutizzazione della patologia a seguito del vaccino. “È proprio attraverso il costante processo culturale che abbiamo iniziato da tempo, ossia di educazione al riconoscimento dei canali di informazione autorevoli ai quali i pazienti possono riferirsi, che arriveremo ad una sempre maggiore fiducia nei confronti degli strumenti che la Medicina ci mette a disposizione”.

E aggiunge: “è indubbio che chi è soggetto a vivere episodi di HZ tende ad avere una qualità di vita impoverita, anche per le evidenti difficoltà relazionali che possono verificarsi durante tale condizione. Negli ultimi tempi abbiamo visto come le persone affette da MICI siano sempre più attente allo standard di qualità della vita e sono molto ricettivi nel dedicarsi ad ogni buona pratica che possa contribuire a rendere la quotidianità più semplice possibile e a favorire una condizione psico-fisica che permetta di potersi dedicare ai propri cari, al proprio lavoro e alle proprie passioni. L’elevata efficacia del nuovo vaccino apre un orizzonte di grande serenità per chi si sottopone al vaccino HZ e offre a noi di AMICI Onlus l’opportunità di proseguire la nostra campagna di divulgazione basata sulla scienza, responsabilizzandoci affinché la percentuale di pazienti che si sottopongono al vaccino HZ possa crescere costantemente nei prossimi anni fino ad arrivare a livelli più che soddisfacenti”.
 
C.d.F.

05 ottobre 2021
© Riproduzione riservata

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