Malati di solitudine. Confronto il 21 aprile a Brescia sul disturbo dipendente di personalità
L’evento promosso all’Irccs Fatebenefratelli. Il disturbo dipendente di personalità può portare paura, terrore e ansia intensa, che inducono la persona ad avere dei comportamenti, anche compulsavi, volti ad evitare l’abbandono da parte di un’altra persona.
10 APR - La solitudine è una delle malattie peggiori, ma lo è anche il senso di solitudine che ci attanaglia e ci impone di mantenere dei rapporti personali al solo scopo di cancellare la sensazione di essere soli. Si chiama disturbo dipendente di personalità (DDP) e se ne parlerà a Brescia, il 21 aprile, nell’ambito di un corso con
Antonino Carcione, fondatore e Direttore Scientifico del III Centro di Psicoterapia Cognitiva di Roma.
“Siamo di fronte a un disturbo di personalità caratterizzato dalle vitale necessità di avere e mantenere dei rapporti personali che danno all’individuo la sensazioni di non essere mai solo - spiega la psicoterapeuta
Roberta Rossi, responsabile scientifico del corso - e tipicamente i soggetti che presentano questo disturbo hanno l’idea di essere incapaci di vivere da soli e di non essere in grado di affrontare gli eventi della vita. Si sentono smarriti, vuoti e inutili senza la presenza di una persona al loro fianco. Sentono, inoltre, la necessità di essere costantemente presenti e fondamentali nella vita della persona a loro vicina. Per questo richiedono spesso rassicurazioni e conferme e tendono a vivere qualsiasi gesto di allontanamento, se pur minimo, come un possibile e doloroso abbandono. L’assenza di una relazione significativa ed accudente fa percepire, alla persona dipendente, un senso di vuoto, la sensazione di assenza di scopi e direzione fino, in alcuni casi, alla percezione di annientamento e di inconsistenza della propria persona”.
Per evitare l’abbandono temuto, i soggetti dipendenti si adoperano per assicurarsi la presenza costante dell’altro, investono scopi ed energie nel mantenere i legami e rendersi indispensabili, per assicurarsi così un posto in primo piano nella vita della persona vicina. Questo disturbo colpisce con maggiore frequenza il sesso femminile e soggetti con un’età media superiore ai 40 anni. “E’ considerato tra i più frequenti nei disturbi di personalità, anche se poco studiato” osserva Rossi.
Il corso si inserisce sul filone dei disturbi di personalità, tema di grande attualità sui cui l’Istituto da anni è molto attivo, sia in termini di ricerca che di formazione. “Le persone che presentano un disturbo dipendente di personalità - commenta Rossi - si sentono sbagliate, inadeguate e incompetenti; tale considerazione di sé le rende insicure e le porta ad avere una bassa valutazione del proprio valore personale e delle proprie capacità. I soggetti con DDP manifestano, per questa ragione, un forte timore di essere abbandonati. Tale stato può portare allo sviluppo di emozioni, quali paura, terrore e ansia intensa, che inducono la persona ad avere dei comportamenti, anche compulsavi, volti ad evitare l’abbandono. Quando si sentono soli, o quando non hanno una relazione stabile e significativa, invece, lo stato mentale prevalente è uno stato di vuoto”.
Nello specifico, nel corso verrà illustrato il modello del disturbo nella cornice della Terapia Metacognitiva Interpersonale, sviluppata presso il Terzocentro di Roma, centro leader per lo studio e la cura dei disturbi di personalità.
10 aprile 2017
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