Cambiare rotta per le assunzioni nel Ssn
di Saverio Proia
09 MAR -
Gentile Direttore,
la guerra al Covid 19 pare non avere fine: è un nemico che si modifica in maniera esponenziale, le munizioni, i vaccini, non sono mai abbastanza…almeno in Europa, per non parlare dell’Africa e dell’America centromeridionale, eccezione fatta per Cuba, con il suo originale comunismo sanitario, l’esercito che dovrebbe fronteggiarla è sempre più sottopressione e, come in guerra, si ricorre all’arruolamento di tutte le leve possibili dai neolaureati ai pensionati…
Giustamente dai sindacati del comparto sanità arriva il grido di allarme sulla critica situazione che rischia di divenire insostenibile, una per tutta l’allarme lanciato da
CGIL-CISL-UIL del Lazio, ma altrettanto hanno fatto la FIALS, l’ANAAO…
È evidente che bisognerebbe passare dalle giuste parole, talora, però, un po’ retoriche, di apprezzamento dell’impegno al di là di qualsiasi ragionevole impegno etico e professionale, non di tutti, certo, ma di tanti…in tutte le leve per una guerra ci sono i disertori e gli imboscati…ma in questa sono pochi.
Primum vivere: appare evidente che la questione delle questioni per il personale del SSN è da una parte il progressivo invecchiamento del personale di ruolo ormai con numeri sempre più alti prossimi al pensionamento o con il temine amministrativo alla quiescenza mentre una precarizzazione che cresce con numeri sempre più esponenziali del personale appartenente alle giovani generazioni “arruolato alla guerra conto la pandemia” nelle forme più diverse con rare forme a tempo indeterminato.
Stiamo di fronte, quindi, ad cronica carenza del personale che mette in seria crisi il pieno ed ottimale funzionamento dei servizi e presidi sanitari e sociosanitari sia territoriali che ospedalieri dei reparti e dei servizi: ha ragione il sindacato a denunciare “Turni raddoppiati, carichi di lavoro insostenibili, reparti tenuti chiusi, ricorso allo straordinario obbligatorio, che alcune aziende rifiutano addirittura di retribuire”.
E’ evidente che la causa della cronica carenza degli organici delle aziende sanitarie siano il frutto dei degli anni dei tagli al fondo sanitario considerando la spesa sanitaria non un investimento ma un costo da ridurre provocando quindi un blocco totale o parziale del turn over.
E’ vero che è stato fatto un enorme sforzo assunzionale nell’ultimo anno ma i vuoti delle dotazioni organiche delle aziende sanitarie sono di decine e decine di migliaia per ogni tipologia di profilo professionale sanitario, sociosanitario, tecnico, professionale e amministrativo del comparto e della dirigenza, fenomeno che la pandemia ha evidenziato in tutta la sua drammaticità; di converso aumenta giorno per giorno il numero delle decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, di ogni professione e di ogni profilo precari con ogni forma di lavoro possibile: dipendente a tempo determinato, somministrato, esternalizzato, partite IVA…
Per questo ha ragione il sindacato nel rivendicare un’inversione di tendenza se realmente si vuol ricostruire la forza e la capacità del SSN nel garantire il diritto alla salute non solo in riposta alla pandemia di oggi e forse di domani, ma anche per il mutato ed ormai noto quadro epidemiologico e demografico del Paese è strategicamente ed opportunamente necessaria e non rinviabile un’incisiva politica assunzionale che dia certezze al personale precario, con qualsiasi rapporto di lavoro attraverso un’estensiva, modificata in una forma progressiva, modalità di stabilizzazione con tempi certi, innovando con coraggio le norme vigenti, mentre nell’immediato garantire certezza dei rinnovi dei contratti in scadenza, possibilmente ma doverosamente riconducendo quelli atipici a quello tipico del rapporto di lavoro dipendente tempo determinato (in attesa che evolva a tempo indeterminato), evitando così di disperdere e di sprecare competenze, saperi e talenti già verificati positivamente in quest’emergenza sanitaria.
Evitando ogni inutile contrapposizione va altrettanto prevista uno straordinario e discontinuo impegno occupazionale per chi non è ancora entrato, a qualsiasi titolo, nel mercato del lavoro sanitario e sociosanitario dei professionisti e degli operatori: i vuoti provocati nelle dotazioni organiche delle aziende sanitarie sono tali da impedire questa inutile e antistorica contrapposizione sociale.
Ed è evidente che investire sulla risorsa personale sia la principale operazione da fare per rilanciare e potenziare al capacità di produzione di salute da parte del SSN, in ogni sua linea operativa nella prevenzione, nella cura, nella diagnosi, nella riabilitazione a domicilio della persona, nei Distretti, nei Dipartimenti di Prevenzione di Salute Mentale, negli Ospedali..
Negli anni ottanta un analogo fenomeno di presenza enorme di precari di massa (oltre 150.000 dipendenti, oltre un quarto del personale) e contemporaneo blocco delle assunzioni indebolì la costruzione del SSN dopo lo scioglimento degli enti mutualistici ed ospedalieri.
La bandiera delle risposte da dare a questo dramma occupazionale venne presa ed alzata dal sindacato di categoria che conquistò una forte ed incisiva capacità legislativa prima di continue proroghe dei rapporti di lavoro precari e poi del varo di una coraggiosa e discontinua legge, la 207/85, permise la stabilizzazione di tutti, nessuno escluso e lo sblocco dei concorsi per le giovani generazioni e si avviò la reale valorizzazione della risorsa personale (mi trovai ad essere uno dei protagonisti di questa stagione).
Purtroppo dopo pochi anni iniziò la stagione triste del tentativo di smantellamento dell’impianto riformatore, in parte riuscito e ora che si vuole ripartire per potenziare e rilanciare il SSN la strada da percorrere per garantire il maggiore e migliore potenziale della capacità dei professionisti e degli operatori del SSN in questa nuova fase di ricostruzione la strada da percorre, ovviamente contestualizzandola alle caratteristiche mutate del tempo odierno, non può che avere profonde analogie con quella fase degli anni ottanta.
Saverio Proia
09 marzo 2021
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