Con la ridistribuzione dei Bonus Covid elargiti dalla regione a favore del personale dipendente (medici, infermieri, Oss e autisti delle emergenza e amministrativi) i medici convenzionati non hanno usufruito dei premi parametrati e distribuiti in proporzione al livello di servizio degli operatori nei reparti Covid , nonostante operino in condizioni disagiate e rischiose all’interno dei Pronto Soccorsi e soprattutto sui mezzi di soccorso avanzato e nei trasferimenti secondari anche di pazienti Covid. L’emergenza anche svolta in ambiente extraospedaliero richiede uno sforzo organizzativo importante, non inferiore all’impegno nelle terapie intensive, nelle unità di degenza subintensiva e nei reparti di malattie infettive o di assistenza respiratoria.
Molte sono le manifestazioni di solidarietà da parte dei dirigenti medici nei confronti dei colleghi con cui hanno condiviso e continuano a condividere fatiche e difficoltà anche organizzative correlate al fenomeno Covid. Da più fronti avanza con forza la richiesta di una rapida attivazione di un tavolo tecnico- sindacale che metta al primo posto l’urgenza di individuare disponibilità e modalità di erogazione di risorse da destinare ai medici convenzionati.
Con il Dpr e 484/97 si individuava la disciplina di Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza e nel 1999 l’articolo 8. 1 bis della legge 229 dava l’opportunità alle regioni, di individuare aree di attività della emergenza territoriale e della medicina dei servizi, che, al fine del miglioramento dei servizi stessi, richiedevano l'instaurarsi di un rapporto d'impiego con l’inquadramento nel ruolo sanitario dei medici addetti a tali attività e titolari di un incarico a tempo indeterminato da almeno cinque anni, a domanda e previo giudizio di idoneità.
La Regione Emilia nel 2001, ha proceduto a stabilizzare i primi medici convenzionati trasformandoli in dirigenti ma la difficoltà a garantire una omogenea presenza di personale medico in questo settore, negli anni, ha contribuito alla costituzione di un gruppo di medici che, pur operando nello stesso settore, a causa della cessata efficacia dell’art. 8 coma 1bis della DL 229/99, ha con Ssn rapporti di lavoro differenti. Alcune norme hanno disciplinato una fetta di stabilizzazioni, relativa a chi ha svolto 3 anni di attività negli ultimi 8 in ospedale e a chi ha svolto 3 anni negli ultimi 7 negli istituti scientifici, ma si è persa ancora una volta l’occasione di portare a dipendenza i medici che lavorano in ospedale nell’emergenza urgenza, per lo più con convenzioni a tempo determinato.
Un documento elaborato in occasione del terzo appuntamento dell’Accademia dei Direttori e firmato dalla maggioranza di direttori dei Pronti Soccorso italiani è da tempo sul tavolo del Ministro della Salute Roberto Speranza e ci aspettavamo se ne tenesse conto. Chiediamo in sostanza si riconoscano con contratti a tempo determinato propedeutici al concorso e all’inquadramento nei ruoli della dipendenza ospedaliera i colleghi medici convenzionati che oggi lavorano in modo del tutto precario nelle varie regioni o comunque con contratto diverso dalla dirigenza, “prestati” all’ospedale attraverso accordi regionali e aziendali. In Toscana, Marche e in alcune Asl dell’Emilia Romagna ci sono state tensioni e in qualche caso scioperi per via di accordi molto disomogenei in cui il medico del 118 è completamente integrato nei Dipartimenti di emergenza per seguire pazienti anche di pertinenza ospedaliera in cambio di forme di remunerazione che non tengono conto del carico di responsabilità affidato.
Sarebbe utile che chi dimostri 3 anni lavorati gli ultimi 8 presso i PS sia ugualmente stabilizzabile anche pur non avendo titoli di specialità da portare a proprio vantaggio. La conseguenza di questo è che molti medici ora lavorano in emergenza, magari dividendosi tra territorio e pronto soccorso ospedaliero, ma per avere chance di avere contratti a tempo indeterminato devono frequentare il corso triennale di formazione in medicina generale e per entrare nel corso si devono “licenziare”, allontanare dal contratto che hanno in essere e dal lavoro che svolgono per poi concorrere per un posto in graduatoria.
Molti che hanno la vocazione dell’urgenza, oggi tanto ricercata – perché dalla specialità escono in pochi e in PS non molti altri ci vogliono andare – finiscono così per intraprendere altre carriere, anche perché meno logoranti. È chiaro che l’operazione di stabilizzazione non è ad oneri zero; potrebbe essere coperta da una parte di ciò che si recupera dalle somme delle retribuzioni individuali di anzianità (circa 250 milioni) non più impiegate dalle regioni per pareggiare i bilanci e potrebbe essere contrattata di regione in regione secondo le esigenze di fabbisogno e quelle economiche contingenti. Una cosa è certa: questa situazione è uno spreco e la voce dei medici dell’Emergenza Urgenza le istituzioni la devono ascoltare.
Sarebbe un forte segnale di responsabilità politico-istituzionale prevedere un iter normativo che porti a risolvere definitivamente una situazione di disparità contrattuale che si trascina ormai da troppi anni su tutto il territorio nazionale.
Lettera firmata da 20 medici convenzionati del Servizio di Emergenza Territoriale di Ferrara