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Coronavirus. Il ruolo degli psicologi

di Mario Sellini

11 MAR - Gentile Direttore,
l’emergenza COVID-19 pone le strutture sanitarie, principalmente quelle ospedaliere, in gravissime difficoltà. La necessità di provvedere all’attivazione di un numero di posti letto indispensabile a fronteggiare l’emergenza costituisce una priorità assoluta.
 
La carenza di personale da utilizzare in prima linea obbliga le aziende a fare ricorso a tutte le risorse umane disponibili attingendo a quelle presenti anche in altri reparti e quando necessario utilizzando il personale dei servizi ambulatoriali e territoriali.
 
In previsione di questo “stravolgimento” nell’organizzazione di tutta l’assistenza sanitaria, il Governo ha approvato il Decreto-Legge 9 marzo 2020 n. 14.
La lettera il c. 1 dell’art. 1, alla lettera a) prevede espressamente la possibilità di procedere al reclutamento di personale delle “professioni sanitarie” e, in dettaglio, cita la legge n. 56/89.
 
La necessità di reclutare in questa fase di emergenza anche gli psicologi nasce da obblighi normativi emanati nel tempo da Governi precedenti e che non hanno trovato se non parzialissima attuazione nelle Regioni e nelle Aziende.
 
La prima direttiva, emanata d’intesa con la Conferenza Unificata, è del 13 giugno 2006. Questa Direttiva riconosce la necessità di garantire le risposte ai bisogni psico-sociali che emergono a seguito di emergenze nazionali.
 
La Direttiva istituisce l’equipe psicosociale per le emergenze (EPE). Nella Direttiva sono chiaramente indicati gli obiettivi, l’organizzazione, i destinatari, i contesti di intervento, gli interventi a breve medio termine. Nell’allegato della Direttiva sono individuate le “procedure per il triage e le classi di priorità”.
 
L’emergenza attuale si configura come un evento catastrofico che spesso travalica le potenzialità di risposta delle strutture aziendali e coinvolge l’intero sistema di protezione sanitaria.
 
La necessità di attivare, con urgenza, l’equipe di cui alla Direttiva del 13 giugno 2006 nasce dal fatto che le Aziende Sanitarie hanno o stanno bloccando le attività sanitarie territoriali e ambulatoriali, concentrando tutte le risorse sull’emergenza. Di fatto assistiamo ad una riduzione e/o interruzione, necessaria, dei servizi di assistenza sanitaria di base e di assistenza sociosanitaria.
 
Ma le Regioni, ancorché in una situazione di grave emergenza sanitaria, non possono privare i cittadini dell’assistenza sanitaria non urgentistica. La direttiva della Protezione Civile del 15 aprile 2013 ci è utile perché ci indica come sopperire alla riduzione/blocco delle attività sanitarie territoriali ed ambulatoriali, elencando quali sono gli ambulatori e le attività che devono essere garantite: Medicina Generale, Pediatria di libera scelta, Infermieristica, Psicologia e Assistenza Sociale, implementando questi con ambulatori di Ginecologia e ostetricia consultoriale e di altre aree specialistiche.
 
Tutte le attività previste dalle Direttive citate devono essere prioritariamente garantite dal personale dipendente o convenzionato. Allo stato attuale è difficile immaginare di coprire i fabbisogni con il personale in servizio.
 
Gli psicologi dipendenti delle Aziende stanno già dando un contributo importante di supporto al personale medico ed infermieristico impegnato in prima linea. Sono tante le richieste di intervento da parte di singoli operatori e di interi reparti. E con il passare delle ore diventano sempre di più.
 
Il Decreto-Legge del 9 marzo 2020 n. 14, riconosce questa difficoltà e viene incontro alla carenza di personale, autorizzando il reclutamento anche degli psicologi da utilizzare per tutta la durata dell’emergenza COVID-19.
 
Laddove le EPE non siano state attivate o sono attive ma richiedono un indispensabile rafforzamento è lì che necessariamente bisogna reclutare il personale sanitario necessario.
È già tutto previsto e descritto anche nei dettagli. Le Aziende avrebbero già dovuto attivarsi in questa direzione e moltissime non l’hanno fatto. Oggi, il Governo fornisce anche gli strumenti operativi e finanziari per realizzare ciò che si sarebbe dovuto realizzare già da tempo.
 
Ciò che ci spinge a chiedere con forza l’attivazione di quanto previsto dal Decreto-Legge e dalle Direttive è la convinzione che non si possono abbandonare i cittadini interrompendo e riducendo fortemente l’assistenza sanitaria di base e l’assistenza sociosanitaria.
 
Gli strumenti ci sono, le procedure operative sono già standardizzate, oggi il Governo mette a disposizione anche le risorse economiche necessarie. Non si comprenderebbero i motivi di una mancata attivazione di questi servizi di supporto all’emergenza.
 
I cittadini sono molto preoccupati dalla diffusione del COVID.19. Ma, mi creda, sono addirittura terrorizzati dal timore di non avere più le risposte ai bisogni di salute fino a ieri garantiti e, oggi, resi indisponibili.
 
Mario Sellini
Segretario Generale AUPI

11 marzo 2020
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