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La debolezza delle politiche di welfare per la famiglia. Basta un assegno universale?  

di Carla Collicelli

13 DIC - Gentile Direttore,
è di qualche giorno fa la presentazione di una ricerca Iref-Acli sulla famiglia italiana, presentata a Palazzo Altieri a Roma alla presenza della Ministra Elena Bonetti (www.acli.it, famiglia acli). La discussione che si è svolta nel corso della presentazione è servita a far emergere ancora una volta la necessità di valorizzare il soggetto-famiglia nelle politiche pubbliche sociali e sanitarie. Un soggetto, quello familiare, che costituisce da sempre l’entità di base della comunità di vita, come si esprimeva già Aristotele e come è divenuto ancor più evidente con l’avvento dei moderni stati sociali, nei quali la famiglia è di fatto il soggetto principale di supporto per il benessere degli individui, ed in particolare per i soggetti fragili e in difficoltà, sia dal punto di vista economico e sociale, che da quello della salute.
 
Eppure la famiglia in Italia stenta ancora a farsi riconoscere come tale. I motivi alla base di questa scarsa considerazione sono diversi. Storicamente la famiglia italiana è stata spesso considerata come una realtà talmente forte da non aver bisogno di aiuto. Ed anche la tradizionale classificazione negli studi internazionali del welfare italico come “welfare familistico” ha paradossalmente prodotto una disattenzione diffusa nei confronti dei bisogni delle famiglie, quasi se fossero talmente forti da non richiedere interventi di supporto e politiche dedicate.
 
Più recentemente si sono aggiunti alcuni altri motivi importanti. Innanzitutto la differenziazione crescente delle forme familiari, dai single alle famiglie ricomposte, che ne hanno reso meni nitidi i contorni e più incerto l’approccio, quasi che tante famiglie diverse potesse significare nessuna famiglia. Fino ad arrivare a sostenere in qualche caso la scomparsa del soggetto famiglia dal panorama sociale. Oltre a ciò il processo di femminilizzazione della famiglia, che diventa in tutte le sue forme sempre più centrata sulle funzioni tipicamente femminili di cura e tutela, affetto ed accoglienza, solidarietà e convivialità, contribuisce a renderla agli occhi del mondo delle istituzioni meno interessante, quasi un prodotto di serie B rispetto ai soggetti “forti” della società, come i lavoratori e le imprese.
 
E non bastano a contrapporsi a questo atteggiamento riduttivo i disagi e le forme di vecchia e nuova povertà sanitaria e sociale che l’Istat e la ricerca Acli mettono bene in evidenza. Gli stessi malanni prodotti dall’individualismo e dalla ricerca di un benessere tutto materiale ed autoreferenziale, come la solitudine di molti individui, vengono spesso letti in chiave anti familiare, piuttosto che essere riconosciuti come il risultato delle difficoltà di molte famiglie.
 
La proposta ribadita dalla Ministra Bonetti in merito alla istituzione di un assegno universale per i bambini va sicuramente nella direzione giusta per riabilitare le funzioni familiari. A patto che si presenti come un primo passo verso un rafforzamento delle iniziative e delle risorse a disposizione per fornire alla famiglia strumenti di supporto non solo economico, ma anche sociale e culturale.
 
Carla Collicelli
CNR-ITB Roma
Segretariato ASviS
Presidente CPS Istituto  Regionale S. Alessio 
Vice Presidente OPGA-Assobirra

13 dicembre 2019
© Riproduzione riservata

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