Competenze infermieristiche avanzate: se non ora, quando?
di Walter De Caro
13 DIC -
Gentile Direttore,
la
delibera della Regione Veneto, in applicazione del CCNL 2016-2018 sulle competenze infermieristiche, comincia a rendere evidenti i muri in costruzione per difendere lo
status quo delle funzioni delle professioni sanitarie, come accade in ogni Paese quando si mettono in discussione le zone di “comfort” o i poteri corporativi tradizionali.
È palese, già adesso, il timore che pervade alcune organizzazioni, pur essendo quanto presentato molto distante dalle competenze avanzate, come comunemente identificate.
Questo anche tacendo della previsione di percorsi formativi regionali (dopo anni di impegno per averne solo in università, per inciso) e delle possibili differenze tra regioni, in un momento in cui si sta discutendo della mobilità di professionisti con competenze avanzate in Europa.
La differenza tra l’infermiere “specialista” ed “esperto”, con competenze avanzate, nel caso in specie, non è chiarissima, al contrario delle esperienze internazionali. Di fatto, è riconducibile alla formazione: per l’infermiere specialista, le Università con un Master annuale; per l’infermiere esperto, con competenze avanzate, le Regioni, con percorsi di durata limitata. Alla fine, entrambe le figure sembrerebbero operare in funzioni analoghe (ad esempio, per gli accessi vascolari).
Per converso, le competenze avanzate rappresentano, nel
continuum dell’assistenza dell’ICN, cui CNAI è affiliata dal 1949, il livello di sviluppo più alto, successivo allo specialista (con titolo post-base di durata, esercizio e grado di autonomia differenziato), all’infermiere generalista (laureato in infermieristica) e alle figure di supporto.
L’infermiere con competenze avanzate è un infermiere che ha acquisito una base di conoscenze a livello esperto, abilità per prendere decisioni complesse e competenze cliniche per un esercizio professionale espanso le cui caratteristiche dipendono dal contesto e/o dal Paese. Si raccomanda una laurea magistrale biennale (
Master Degree o superiore). Quindi
non brevi corsi regionali e nemmeno gli attuali nostri “master” specialistici annuali, ibrido che esiste (solo) in Italia.
Tra gli elementi distintivi dell’infermiere con competenze avanzate, vi è la piena valorizzazione degli ambiti di autonomia della professione, tra cui l’autorità di “prescrizione”.
L’Infermiere con competenze avanzate è abilitato,
ad esempio, ad essereprimo punto di accesso ai servizi sanitari anche di assistenza primaria, a mettere in atto attività cliniche con elevato grado di autonomia e pratica indipendente, a formulare diagnosi e prescrivere farmaci, presidi e trattamenti, ad autorizzare un ricovero e/o le dimissioni. O anche operare in settori specialistici come
Nurse Anesthetistper i servizi di anestesia e gestione dei pazienti sottoposti ad interventi chirurgici.
Chiedere, quindi, che agli infermieri possa essere garantito
il full scope of nursing practice, dai fondamenti dell’assistenza alla prescrizione, è una battaglia di civiltà a tutela dei cittadini e di allineamento ad altri Paesi. Va chiarito, nel merito, che non ci sono mai stati precipizi o burroni tra una professione e l’altra e che quindi i limiti di agire professionale presentano da sempre aree di
overlapping o contigue svolte da più professioni in contemporanea.
Questo aiuta, non limita la scelta dei cittadini ed il complessivo miglioramento dello stato di salute del Paese.
L’Advanced Nursing Practice funziona bene: la letteratura, con innumerevoli articoli e revisioni sistematiche afferma che non pone rischi per la sicurezza dei pazienti e su questo non vi è alcuna ambiguità.
Paventare questi rischi da parte di taluni, significa diffondere notizie non conformi alla realtà globale. Non so quanto possa essere etico, specie se fatto per difendere le proprie posizioni dominanti.
È di consolazione un fatto: in ogni Paese, parlando di competenze infermieristiche, si sono alzate barricate volte a difendere il proprio orticello-potere professionale. Alla fine, sono crollate. Colleghi di più di 70 Paesi al mondo (13 europei) tra cui USA, Gran Bretagna, Australia, Israele, Polonia, Irlanda o Spagna hanno livelli di pratica avanzata e prescrizione riconosciuta e operativa.
In Spagna, a partire dagli anni ’90, lo sviluppo della professione ha portato a Facoltà autonome, a centinaia di docenti infermieri di ruolo e più di recente, alle competenze avanzate e alla prescrizione, con soddisfazione dei cittadini e dei professionisti.
In Italia, nello stesso arco temporale, purtroppo, questo non è successo.
Su questo noi infermieri dovremmo riflettere. Non possiamo permetterci ulteriori fermi alla professione. Non possiamo permetterci di perseverare in scelte sbagliate, o provare soluzioni “italiane” che si sono già dimostrate fallimentari.
Non si deve nemmeno avere timore del confronto con coloro che partono dall’errato e anacronistico presupposto di sentirsi dominanti in via funzionale, scientifica o di rappresentanza e che frenano o rallentano questo percorso, presenti anche oltre alcuni segmenti della professione medica.
Proprio nel tempo dell’iniziativa globale Nursing Now e del 2020 Anno dell’Infermiere, CNAI invita a cogliere ogni opportunità per valorizzare davvero la professione e garantire il pieno completamento degli ambiti di esercizio della professione infermieristica, dai fondamenti dell’assistenza infermieristica alle competenze avanzate, con la prescrizione, in una visione europea, internazionale, comune.
Per contribuire a migliorare la qualità di vita e garantire il diritto alla salute.
Walter De Caro
Presidente Nazionale Consociazione Nazionale delle Associazioni Infermiere/i (CNAI)
13 dicembre 2019
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