La prevenzione sanitaria è scienza medica. Non è solo aritmetica
di Alessandro Camerotto e Vincenza Truppo
08 MAR -
Gentile direttore,
a seguito dei vari interventi che si sono succeduti sulle pagine di
Quotidiano Sanità in questi giorni, una cosa ci ha colpito in maniera netta. Un amministratore delegato di una assicurazione privata, nonché suo direttore generale, ha sentito il bisogno di
dire la sua, soprattutto in termini scientifici, su argomenti di prevenzione sanitaria.
Comprendiamo molto bene la sua preoccupazione e la spinta che lo porta a migliorare sempre i guadagni dell’azienda che gestisce ma la prevenzione sanitaria è materia scientifica della branca Medicina, che si giudica con parametri scientifici e che si evolve in base alle prove scientifiche, come qualsiasi cosa in Medicina. I conti si fanno in termini di efficacia, efficienza, costo/beneficio statisticamente valutati.
Ci sembra strano che un amministratore delegato si faccia paladino della prevenzione che si può fare, ad esempio a suo dire, attraverso l’esame PSA, mostrando di ignorare quali siano stati i risultati di ricerche multiple in questi anni.
Il board scientifico del Progetto Ermete, formato da professori universitari, clinici e medici di famiglia di tutto il Veneto, molti dei quali noti in ambito nazionale e mondiale, già dal 2014 ha ritenuto di affermare che il PSA è “Utile per diagnosi di carcinoma della prostata, in associazione con esplorazione rettale, in caso di sospetto clinico. Utile per follow up annuale dopo eradicazione e in corso di terapia per malattia avanzata”. Non si è ritenuto corretto consigliare il test per screening di massa, così come la maggior parte dei marcatori tumorali.
Già da prima del 2014 il PSA non è stato più ritenuto utile per screening di tumore della prostata, non da noi bensì da un’enorme quantità di scienziati nel mondo dai cui lavori, oltre che dalle nostre esperienze dirette, abbiamo attinto e convenuto che per il PSA fosse perfetto quel consiglio “sussurrato all’orecchio” che ci siamo permessi di dare ai nostri colleghi prescrittori.
Ben vengano quindi i fari accesi dalla Fondazione Allineare Salute e Sanità su alcune discrepanze tra le prove scientifiche e le prassi che si seguono ogni giorno nei nostri reparti ospedalieri o nei laboratori del SSN o nei centri convenzionati con fondi assicurativi attraverso la forma di pacchetti-salute. Le prove scientifiche dovrebbero guidare sempre, con giudizio ed oculatezza, le scelte diagnostiche e terapeutiche dei medici. Ribadiamo ancora una volta che noi dipendenti del SSN abbiamo l’obbligo dell'oculatezza nelle nostre scelte e, per il principio di accountability, di rendere conto delle nostre scelte e rispondere delle conseguenze.
Ma questo principio, “il render conto”, va declinato anche al privato perché la scelta di inserire nei pacchetti-salute prestazioni come il CA 15.3 o il CA 125 o il PSA, facendole passare per prestazioni di screening, in caso di falsi positivi, potrebbe avere ricadute in prestazioni ad alto costo di II° livello (diagnostica per immagini, visite specialistiche), pagate forse out of pocket dai cittadini ma più spesso dal SSN in cui quegli stessi cittadini andranno probabilmente ad effettuare la prestazione di II livello necessarie a scoprire la frequente falsa positività, o senza essere stati informati delle frequenti sovradiagnosi con sovratrattamenti (e messi in condizione di scegliere in modo consapevole se fare o no il test).
Per concludere, ci piace affermare che in Medicina non dovrebbe esistere la logica del profitto. Esiste solo la logica della ricerca, delle prove e delle buone pratiche, attraverso indicazioni/raccomandazioni comuni, adattate e modellate con saggezza ai casi specifici.
La prevenzione sanitaria è scienza medica. Non è solo aritmetica, nel senso di studio dei numeri e delle regole pratiche di calcolo.
Dott. Alessandro Camerotto
Responsabile Scientifico Progetto Ermete, Regione Veneto
Dott.ssa Vincenza Truppo
Ricercatrice Progetto Ermete, Regione Veneto
08 marzo 2019
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