Chiavenna. Il problema è la carenza di anestesisti rianimatori
di Ezio Goggi
25 OTT -
Gentile direttore,
avevo già letto sulla stampa del fatto riportato nell'
articolo che ha anche avuto una certa risonanza. Ora leggo su QS il commento del dott. Anelli che, da un punto di vista clinico è certamente indiscutibile, almeno in termini generali. Mi sembra però che la valutazione, trattandosi di emergenze sul territorio, non possa prescindere anche da questioni organizzative e di fattibilità.
La prima questione è che forse non sarebbe comunque bastata la presenza di un medico in generale; ammesso, e non concesso, che un medico avrebbe salvato il paziente sarebbe stato sufficiente un laureato in medicina o sarebbe servito un medico dell'area emergenza urgenza? E l'ambulanza avrebbe dovuto essere un centro mobile di rianimazione o un'ambulanza generica? Se tutte le ambulanze in turno fossero centri mobili con medico e infermiere a bordo i costi salirebbero alle stelle: siamo in grado di affrontarli?
C'è poi una questione molto pratica. in Lombardia, dove è avvenuto il fatto, gli anestesisti rianimatori sono merce rara e lo stesso i medici di pronto soccorso. Abbiamo concorsi per queste specialità che vanno deserti e alcune chirurgie sono in affanno per la carenza di anestesisti mentre ci sono dei PS che, pur avendo teoricamente un organico proprio, devono far turnare colleghi della medicina perché non si riesce a coprire i posti.
Anche se da un punto di vista economico potessimo farlo, dove troviamo oggi i colleghi da assegnare alle ambulanze?
Credo che un buon tentativo sia quello dell'auto medica che interviene solo su chiamata specifica se ritenuto necessario, ma sono soluzioni da valutare. Mi sembra comunque importante che ogni proposta tenga conto della realtà contingente perché altrimenti sarà difficile dare risposte a questioni così serie.
Dott. Ezio Goggi
Asst Vimercate
25 ottobre 2018
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