Lo Smi è uno, ma diviso
di Maurizio Andreoli
24 OTT -
Gentile Direttore,
ieri abbiamo letto
il suo scambio con la dottoressa Onotri e le chiediamo di poter replicare, visto che veniamo costantemente e impropriamente tirati in ballo dalla stessa. La prima osservazione sarà di metodo: lo Smi è uno solo, ma diviso, come lei giustamente ha sottolineato, il che non si supera con un confuso “gridare” sulla rappresentanza legale, che, invece, rimane oggetto delle sentenze dei tribunali, non ancora arrivate.
Le seconda politica: la Onotri vuole trasformare lo Smi in una cinghia di trasmissione del potere, in questo caso dell’esecutivo in carica; noi, invece, rivendichiamo, come è sempre stato, autonomia e indipendenza. In questi mesi abbiamo assistito a diversi comunicati della Onotri di sostegno al “governo del cambiamento” e neppure una critica. Neanche una, neanche quando la Grillo ha minato l’obbligatorietà dei vaccini, da sempre cavallo di battaglia dello Smi, che ha ospitato in uno dei suoi ultimi consigli il presidente del consiglio superiore di sanità, il prof. Walter Ricciardi, che è intervenuto con una lezione magistrale proprio su questo tema.
Noi abbiamo salutato con interesse il nuovo governo, ma abbiamo avanzato proposte e in certi casi lo abbiamo criticato duramente. Come abbiamo fatto anche nel passato con gli altri ministri della salute, di centro destra o di centro sinistra.
Quindi un cambio di linea c’è stato e non è mai stato discusso all’interno del sindacato.
Sui numeri. Per intenderci, perché la matematica non è una opinione: la stessa Onotri considera sprezzantemente i suoi oppositori solo “persone espulse dal Sindacato”, ma poi ammette che nel Consiglio Nazionale del 22 aprile, che ricordiamo anche per lo stesso magistrato rimane tale, venne sostituito, “più di un terzo dei consiglieri, i restanti assenti”.
Che è una clamorosa altra bugia: la sostituzione dei consiglieri a seguito delle loro dimissioni è una prassi costante espressamente prevista dal regolamento. In realtà, a onor del vero, erano presenti174 consiglieri su 305, di questi, 50 erano sostituti di consiglieri che avevano fatto richiesta espressa di essere sostituiti. Il tutto regolarmente, secondo statuto, in seconda seduta, davanti a un notaio.
Dove la Onotri poi abbia letto che i segretari in carica si sfiduciano nei congressi e i probi viri in tribunale, rimane un mistero. Lei è stata sfiduciata, ed è un atto politico chiaro, dalla maggioranza della Direzione e della segreteria nazionale e quindi del Consiglio Nazionale del 22 aprile (su cui esiste la famosa sospensiva) dove erano presenti quei due terzi di consiglieri a cui lei voleva negare il diritto di partecipazione.
Di conseguenza la Onotri non rappresenta politicamente lo SMI ancorché un giudice, con una ordinanza di sospensiva, non già con una sentenza, le abbia riconosciuto provvisoriamente la “rappresentanza” legale. Ma ai numeri non si sfugge anche quando si boicottano i consigli per evitare che si facciano i congressi dove si è certi di essere minoranza.
E allora molto rumore per nulla, verrebbe da dire, se non fosse che anche le istituzioni talvolta vengono travolte e cedono, a operazioni che si basano su un gioco di prestigio: trasformare un provvedimento temporale di un tribunale in una sentenza definitiva.
La Sisac dopo la conferma della sospensiva su ricorso di Donato Pulcini (e altri), ha preso una decisione sbagliata, dando un senso estensivo sull’esclusività della rappresentanza legale dello Smi. Un errore frutto anche delle continue pressioni della Onotri, e della sua cerchia: ricordiamo che la Onotri ha presentato un esposto contro la Sisac chiedendo 10 milioni di euro di danni per la sospensione dalla trattative, millantando 8000 medici convenzionati iscritti allo Smi, che corrisponderebbero all’incirca al 25% di rappresentatività (magari!). Purtroppo per noi sono 4000: la metà. Ciò la dice lunga sulla approssimazione che ne caratterizza l'operato!
Onotri volontariamente usa le sospensive come fossero sentenze, per fare confusione. Lo fa nel caso, che cita frequentemente, del ricorso al Tar del Piemonte contro una delibera della Regione che autorizzava le strutture sanitarie accreditate a prescrivere sul ricettario del SSN (cosa che avviene, oltretutto, in molte altre regioni e che i medici di famiglia hanno sempre richiesto per evitare di essere i trascrittori di prescrizioni altrui).
Continua inoltre a diffamare omettendo deliberatamente che per i procedimenti penali, di cui scrive a
Quotidiano Sanità, è stata da tempo proposta dal pubblico ministero l'archiviazione.
Sarà un giudice e un tribunale, sentite le parti, e non come nel caso di questa ennesima sospensiva “inaudita altera parte”, a decidere chi ha rispettato la legge, lo Statuto e le regole della democrazia.
Infine, Onotri dice che non ha perso iscritti, come se fossero una sua proprietà. E infatti è vero non c’è stata nessuna scissione, non ancora almeno, ma tra gli iscritti che lei conteggia ci siamo anche noi, che rappresentiamo la maggioranza degli iscritti come dicono anche i numeri del congresso straordinario di Tivoli, al quale ha partecipato il 65% dei delegati. Noi che non le riconosciamo alcun ruolo.
Se la giustizia non sarà celere e la Onotri continuerà ad abusare di una rappresentanza che non ha politicamente, non potremo che trarne le conseguenze.
Ora basta con il porgere l’altra guancia, mentre si sprecano le nostre quote di iscrizione con costosissime ed ultronee azioni legali, per consentire a una parte di reprimerne un’altra, al fine di ribaltare i reali rapporti di forza nel sindacato.
Lanceremo assemblee degli iscritti in tutte le Regioni. Se fosse vero che si vogliono rispettare le regole della democrazia e chiudere questa pessima telenovela, si abbia il coraggio di convocare insieme a noi un ulteriore congresso straordinario basandoci sugli iscritti in regola con le deleghe (quelli che conferiscono al sindacato la rappresentatività), eleggendo i delegati azienda per azienda e vediamo chi è maggioranza e chi minoranza.
Infine, direttore, un appello: noi abbiamo rispettato il vostro lavoro e anche la vostra decisione di non riportare nostre note stampa, anche perché in una lettera di luglio questa è stata una delle richieste minacciose della stessa Onotri che chiedeva di “non pubblicare nulla che sia anche lontanamente riconducibile a SMI”. Ebbene, noi invece le chiediamo, in attesa che si chiarisca la situazione, di pubblicare almeno i comunicati Smi provenienti dalle Regioni, sarebbe un punto di mediazione per il bene del nostro sindacato.
Grazie per l’attenzione, nella speranza di non dovervi più coinvolgere in questa querelle.
Maurizio Andreoli
Presidente Nazionale SMI
Sottoscritta dalla segreteria nazionale Smi, e i segretari e i dirigenti regionali di:
Sicilia, Calabria, Molise, Abruzzo, Trentino, Emilia Romagna, Sardegna, Abruzzo, Lombardia, Puglia, Friuli, Campania, Veneto, Toscana
Gentile dottor Andreoli,
mi spiace ma confermo quanto detto ieri alla dottoressa Onotri. Fino al chiarimento definitivo della situazione
Quotidiano Sanità non ospiterà le comunicazioni dello Smi.
Il perché mi sembra possa risultare evidente anche dalla lettura delle due missive: la sua e quella di ieri di Onotri.
Ambedue vi firmate Smi e ambedue non riconoscete la legittimità dell’altro a rappresentare il sindacato.
Come spiegato ieri (uso volutamente gli stessi termini) vogliamo evitare di dover specificare ogni volta al lettore di quale dei due Smi quel determinato comunicato sia espressione. E questo vale anche per le realtà regionali del sindacato parimenti coinvolte nella diatriba in atto.
Cesare Fassari
24 ottobre 2018
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