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Pronti agli Stati generali della Medicina di emergenza-urgenza

di Fabiola Fini

24 OTT - Gentile Direttore,
in qualità di presidente della Federazione Italiana di Medicina di Emergenza urgenza e delle Catastrofi, sento il dovere di intervenire sulla crisi del sistema di Emergenza -Urgenza dovuta alla carenza di Medici così ben descritta dal gruppo di medici specialisti in Medicina di Emergenza-Urgenza (MEU) il 19 ottobre su Quotidiano Sanità.
 
In Italia 844 PS/DEA, di cui 513 di base, 331 ad alta complessità e 76 centrali operative di emergenza territoriale con un numero imprecisato di sedi di automediche/ambulanze medicalizzate/elisoccorso. Una specialità presente solo dal 2009 e che con 80 borse all'anno non fornisce un numero adeguato di personale, da qui la necessità di ricorre all'uso delle numerosissime equipollenze per reclutare personale che lascia l'urgenza appena possibile per la disciplina madre.

Un grido di dolore per delle criticità che la FIMEUC, non solo condivide oggi, per accaparrarsi la simpatia di questi giovani medici del 2018, ma che vedeva già nel 2009 quando si costituiva, quando parlava di standard tecnologici, organizzativi e di personale nei luoghi istituzionali, (commissione senato, tavoli ministeriali) e nei documenti programmatici.

Una crisi annunciata da una errata programmazione che ha creato un vuoto di personale che potrà essere colmato solo tra 30 anni, al ritmo di 300 borse all'anno e senza che nessuno vada più in pensione. La crisi assume caratteri ancora più eclatanti se si considera il fatto che la specialità è necessaria anche per i medici della emergenza preospedaliera, che da anni operano sul nostro territorio per poter realizzare la figura del medico unico che lavora in un dipartimento di area vasta mono - specialistico di emergenza, ruotando tra le varie articolazioni: CO, mezzi di soccorso, PS-OBI-MEU-semintensive (Modello FIMEUC).

A questi giovani vogliamo solo dire, come già fatto nelle sede istituzionali, che è necessario tuttavia gestire questa fase di transizione, che precederà la corretta programmazione delle borse di studio, e che accanto all'aumento delle borse di studio, sarà necessario stabilire dei criteri per reclutare personale che ha acquisito sul campo le competenze del medico dell'urgenza per non far crollare, in questo momento, la struttura portante del un sistema sanitario pubblico. Di lavoro usurante, stress lavoro correlato responsabilità e riconoscimento economico ne abbiamo fatto una battaglia ai sindacati più sensibili partendo da presupposti scientifici.
 
La FIMEUC sta organizzando gli Stati Generali dell'emergenza per affrontare tali problematiche insieme ai decisori, agli utenti e stakeholder e agli specialisti delle altre branche. 

Il medico di emergenza ha stabilito buoni rapporti con l'utenza e gli altri specialisti, conosce i loro ambienti di lavoro le loro competenze, li chiama nel momento giusto per affidare loro il malato giusto, tuttavia c'è ancora qualcuno che non conosce questo specialista e i luoghi dove lavora e confonde i percorsi di diagnosi e cura intensivi delle OBI per terapie e procedure invasive, nega alle terapie semintensive dei medici d'urgenza l'alta intensità di cure, e chiede di rinunciare alla organizzazione sancita dal Decreto n 70/2015 in cambio di una protezione.

Una storia che si ripete, basta ricordare a questi giovani medici, che la scuola di specializzazione di Medicina d'urgenza ha dovuto affrontare nei tribunali l'ostracismo degli anestesisti che si opponevano alla istituzione, nei tribunali ha dovuto combattere per l annullamento di bandi per l'attribuzione della Direzione di UOC di MCAU, dove non si richiedeva, contro ogni normativa, la specializzazione in Anestesia e Rianimazione, ma se ne escludevano i medici di Emergenza (caso Spedali Civili di Brescia).

Concludo esortando i giovani ad andare avanti a testa alta, a rivendicare miglioramento della propria condizione lavorativa e formativa, senza arretrare di un passo, senza cedere mai su quello che medici di emergenza senza specializzazione hanno costruito per loro e per i pazienti ed in merito a certe promesse, appoggi o protezioni invito a ricordare cosa un detto popolare recita: “il lupo perde il pelo ma non il vizio”.
 
Dr.ssa Fabiola Fini
Presidente Fimeuc

24 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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