Perchè agli studenti di medicina non piace la Medicina Generale?
di Roberto Bellacicco
06 MAG -
direttore,
il dibattito in Parlamento sulla formazione dei medici di medicina generale sembra essere sparito di botto dopo la bocciatura del referendum costituzionale del 4 dicembre. Questa battuta di arresto, in presenza di un governo-fotocopia del precedente e con lo stesso parlamento, potrebbe indurre qualche malpensante a credere che
l'emendamento Crimì presentato in commissione Bilancio a novembre potesse essere in realtà uno specchietto per le allodole per prendere voti qui e lì.
Tutti i dati in nostro possesso (Enpam, Fnomceo, Ministero della salute) ci dicono che, in assenza di correzioni, entro 10 anni il sistema della medicina generale, considerato cardine per il SSN, entrerà in crisi per mancanza di ricambio generazionale.
Tali effetti sono già visibili in alcune regioni (vedi Emilia Romagna) e sono destinati ad aggravarsi perchè non si vuole decidere di intervenire in maniera sera, in modo particolare nella formazione dei MMG.
Qualcuno si è mai chiesto cosa pensano i futuri protagonisti , ovvero gli studenti universitari, della formazione in Medicina Generale?
La formazione in MG non attrae gli studenti di medicina per tre ragioni fondamentali che dovranno essere approfondite da chiunque voglia occuparsi seriamente di risolvere la questione:
1) La medicina generale, salvo qualche sporadico caso, non viene insegnata in modo strutturato nelle università. Gli studenti non sanno cosa sia davvero un MMG, non sanno cosa faccia realmente, non conoscono le ADI, le ADP, la medicina di gruppo/associativa e le UCCP.
La stragrande maggioranza degli studenti considera il MMG come il vecchio “medico della mutua/medico di base” o, peggio, un mero sottoscrittore di prescrizioni altrui.
Nelle aule universitarie viene insegnata l'importanza della prevenzione e delle gestione del paziente cronico ma non viene spiegato che il regista di questi due ambiti diagnostico-terapeutici è proprio il MMG. Fatto sta che sappiamo tutti sui polimorfismi del gene BRCA e non sappiamo come si gestisce un paziente allettato a domicilio.
Allo stato attuale l'assenza in Italia della Medicina Generale come settore scientifico disciplinare è una eccezione, e non la regola, in tutta Europa.
2) Il corso di formazione specifico in Medicina Generale è nei fatti strutturato come una scuola di specializzazione ma non viene considerato tale dalla legge e viene organizzato in modo disomogeneo nelle varie regioni.
Coloro che hanno frequentato il corso in MG non vengono considerati in Italia degli specialisti e questo è il secondo freno che porta gli studenti a preferire altre specialità mediche.
In questo ambito l'Italia, che vanta grandi primati nel mondo in campo sanitario, è clamorosamente indietro rispetto ad altri paesi d'Europa che aderiscono alla dichiarazione WONCA (“I medici di medicina generale/medici di famiglia sono medici specialisti formati ai principi della disciplina”) e prevedono la scuola di specializzazione universitaria in medicina generale.
3) Il corso in MG prevede una borsa di studio nettamente inferiore a quelle delle altre specialità universitarie. Tale disparità è ingiusta in sé e non sostenibile per molti medici che non riescono a coprire le spese quotidiane con una borsa di circa 800 euro al mese.
Chi dice che l'aumento della borsa di studio rappresenta un costo non sostenibile per le regioni commette un grave errore di programmazione sanitaria.
Un MMG al passo con le moderne tecniche diagnostiche (eco, ecg, esami di base etc.) consente infatti un risparmio enorme in termini costi per prestazioni/ricoveri e abbattimento delle liste di attesa e accessi al PS.
L'equiparazione dei titoli, l'adeguamento della borsa di studio, l'utilizzo dei medici in formazione in reparti ospedalieri/universitari o sul territorio e l'insegnamento della specialità nelle università sono le soluzioni al problema della formazione in MG che ha ormai assunto una proporzione tale da non essere più rinviabile.
L'emendamento Crimì rappresentava un buon compromesso ma poi abbiamo buttato via il bambino con l'acqua sporca e intanto accumuliamo anni di ritardo rinviando la risoluzione del problema a quando sarà difficilmente risolvibile.
Sappiamo esattamente dove stiamo sbagliando e come fare per rimediare.
Basta farlo.
Roberto Bellacicco
Studente in medicina e chirurgia
Università degli studi di Parma
06 maggio 2017
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