Responsabilità del medico. Siamo figli di un Dio minore?
di Mirka Cocconcelli
07 SET -
Gentile Direttore,
vorrei rispondere ad
alcune considerazioni del Dr. Galipò, Presidente Accademia della Medicina Legale. Premetto che non giustifico l'errore che se è comprovato va perseguito e risarcito, ma è indispensabile ribadire il concetto che iatrogenicità non equivale a complicanza o insuccesso. Gli interventi sanitari devono fondarsi sul concetto di valore dell'ars medica, che è un'arte appunto e non una scienza esatta!
Reason scriveva che gli uomini sono fallaci ed errori si verificano anche nelle migliori organizzazioni, non potendo cambiare la condizione umana, però possiamo cambiare le condizioni in cui gli uomini lavorano!
Riuscite a comprendere cosa significa consentire ai professionisti di lavorare in un clima sereno che è un prerequisito per raggiungere la sicurezza delle cure? Lei si farebbe operare da un chirurgo demotivato, ma soprattutto stressato, perché accusato ingiustamente? Comprendete che questa continua reattività nei confronti della classe medica genererà ancora più insicurezza, errori e medicina difensiva?
La cultura della ricerca del colpevole che ci deve essere sempre e comunque, non porterà da nessuna parte e se il colpevole non c'è perché l'evento era imponderabile, imprevedibile ed imprevenibile.
Certo, voi mi eccepite che se il chirurgo è innocente lo proverà in sede di giudizio. Sì, ma niente sarà più come prima. La sottoscritta, anche se accusata ingiustamente, ha cambiato l'atteggiamento chirurgico e così tanti colleghi.
Continuate pure a perorare il motto: Name, blame, shame; addita, incolpa, umiliama sappiate che la nostra categoria ha raggiunto il limite tollerabile di umana sopportazione e numerosissimi colleghi che hanno letto le mie modestissime considerazioni, mi confermano di rinunciare ad operare casi "difficili", perché fonte di apprensione e paura.
L'opinione pubblica non può ritenere che alla base di qualsiasi evento imprevisto ci sia, sempre e comunque, una colpa medica e/o dei parasanitari. Permettemi di dubitare molto anche della frase ad effetto pronunciata da certi pazienti insoddisfatti che intentano una causa: ”Denuncio il medico perché non voglio che succeda ad altri quello che è successo a me”. Balle,Balle,balle.... tu cerchi l'indennizzo, non la giustizia! Tu cerchi un colpevole alla tua malattia, anche se un colpevole non esiste!
Il Registro implantologico protesico dell'Emilia-Romagna che analizza le protesi d'anca impiantate dal 2000 al 2012, evidenzia che su 74.161 protesi d'anca, vi sono state, tra le complicanze locali postoperatorie: 154 paralisi di sciatico e 843 ematomi, pari rispettivamente allo 0.2% e 1,1 %di complicanze.
Complicanze prevedibili ma imprevenibili!Non necessariamente vi sono stati 154 chirurghi ortopedici che hanno lesionato il nervo sciatico per negligenza, imprudenza ed imperizia; sono complicanze insite nell'intervento stesso.
Non vogliamo complicanze? Perfetto, non entriamo più in una sala operatoria e non operiamo più nessuno, in quanto il rischio non può venire azzerato. Le complicanze esistono ed esisteranno sempre indipendentemente dal chirurgo ed il chirurgo che non ha complicanze è quello che non opera!
E' facile giudicare a mente fredda, ex post l'operato di un collega, senza peraltro aver mai preso in mano un bisturi. Ed è altrettanto facile prendere decisioni “al caldo” di uno studio, con tutto il tempo e tutta la bibliografia a disposizione, senza l'assillo di far presto, perché decidere in urgenza ed in pochi minuti è quello che quotidianamente la mia categoria è costretta a fare e, spesso, lo scopri solo dopo se hai agito per il meglio! Però c'è sempre qualche Solone che ti giudica senza essersi messo prima nei tuoi panni!
Ribadisco che il medico dovrebbe avere le medesime tutele e garanzie dei magistrati, mentre così non è
Perché il bene giustizia, vale più del bene salute.
Perché il giudice deve giudicare in serenità ed il chirurgo non può operare sereno?
Perché i procedimenti avviati per colpa grave nei confronti di magistrati dal 1988 al 2012 sono stati 406, di cui 34 le citazioni dichiarate ammissibili e solo 4 le condanne?
Per i magistrati la legge prevede un tempo di rivendicazione dei torti di 2 anni e non “ad libitum” (...dal momento in cui il paziente prende coscienza del supposto danno, non dall'evento chirurgico)?
L'art.3, lg.117 del 1988 afferma che la responsabilità civile è dello Stato e perché lo Stato venga condannato in via definitiva, a causa del comportamento colposo di un magistrato, servono 9, dico 9, gradi di giudizio: 3 per l'ammissibilità, 3 per individuare le responsabilità e 3 per l'eventuale rivalsa da parte del Ministero della Giustizia ed a giudicare un magistrato sono altri magistrati!
In aggiunta i magistrati hanno una “clausola di salvaguardia” per cui:
”Nell'esercizio delle funzioni giudiziarie non può dar luogo a responsabilità, l'attività di interpretazione di norme di diritto, né quella di valutazione del fatto e delle prove”
Quindi, perché questo doppio-pesismo? Noi chirurghi, siamo figli di un Dio minore?
Ecco perché è indispensabile depenalizzare l'atto medico, introducendo una sorta di “esimente speciale” nella responsabilità penale sanitaria limitandola alla colpa grave e inescusabile ed al dolo come vige per i magistrati.
Mi eccepite che ciò è incostituzionale perché viola l'art. 3 della Costituzione, avete ragione, ma allora perché la norma vige per i magistrati?
Anche il Procuratore aggiunto di Bologna Dr. Giovannini auspica una legge per depenalizzare la colpa medica, con lo Stato che paghi i danni al paziente. In caso di condanna, come esiste in Francia (Int. Repubblica del 9 marzo 2014)
Le mie proposte le ho già avanzate in una mia precedente lettera. In sintesi non sto chiedendo l'impunità per la classe medica, ma ribadisco il concetto che la scienza medica è rischiosa per chi la esercita e per chi la subisce. Ne sapeva qualcosa un nostro collega S.S. accusato di omicidio colposo a Bologna ed assolto con formula piena, peccato che il giorno prima che venisse resa nota la sentenza si è impiccato nella cantina di casa. Ha lasciato una moglie ed una figlia piccola ed era l'unico in famiglia a lavorare.
Dr.ssa Mirka Cocconcelli
Chirurgo ortopedico
07 settembre 2015
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