Cambio generazionale in Sanità. Serve una ricognizione e revisione delle competenze
di Bartolo Meotti
11 GIU -
Gentile Direttore,
ho letto nel suo (mai sufficientemente lodato) periodico sia l'articolo con la proposta del DDL a firma delle senatrici Silvestro-Dirindin sia le osservazioni dello studioso dr. Cavicchi. Entrambe hanno il merito di portare all'attenzione dei lettori e del Parlamento la questione del ricambio generazionale in un settore così nevralgico come quello della salute. Mi spiace tuttavia notare una certa acrimonia da parte del dr. Cavicchi che a mio avviso polemizza inutilmente sul doppio ruolo della senatrice Silvestro presidente IPASVI con l'effetto di spostare l'attenzione del tema centrale cioè come garantire qualità assistenziale e svecchiamento della popolazione infermieristica.
Non sono così presuntuoso da offrire soluzioni, ricordo tuttavia che una norma della legge di stabilità 2013 (legge 228 del 24/12/2012) art. 1 comma 88 stabiliva di doversi effettuare una verifica straordinaria sugli inidonei - appartenenti al personale sanitario - alle mansioni specifiche e alla mansioni del proprio profilo. In effetti sono molti gli infermieri che per le più svariate ragioni non sono più utilmente impiegati in turni nelle corsie e nei reparti e vengono assegnati ad altre funzioni (so bene che la questione non riguarda solo gli infermieri, penso anche ai vigili urbani e ai poliziotti).
Una valutazione che metta a confronto le due tipologie di professionisti, infermieri turnisti di cura e assistenza e infermieri di supporto tecnico amministrativo consentirebbe un ragionamento sugli effettivi fabbisogni di dotazione organica e sfruttando la prossima riforma della PA messa in cantiere dal Governo Renzi ridisegnare la mappa delle cosiddette "mansioni e competenze" negli Ospedali e nelle ASL territoriali ricalibrando i numeri dei nuovi e giovani infermieri necessari al nostro Paese.
Cordiali saluti
Bartolo Meotti
Collaboratore amministrativo
11 giugno 2014
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