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Veneto. Paradossale la delibera sugli standard infermieristici

di Andrea Bottega

07 GEN - Gentile Direttore,
in questo periodo è facile, come professionisti e come cittadini, sentirsi presi in giro dalla politica (si veda il perdurare del blocco del trattamento economico per i pubblici dipendenti). L’ultimo caso che annovero tra questa categoria è quello della Giunta del Veneto che ha emanato una delibera per la “definizione dei valori minimi di riferimento per il personale di assistenza del comparto dedicato alle aree di degenza ospedaliera”.

Ho letto il comunicato stampa della Giunta Regionale del Veneto del 2 gennaio 2014 e quanto la stampa ha riportato il giorno successivo a commento della delibera. La mia impressione è che pochi hanno capito la vera portata del documento e che in più parti si rasenti il paradosso nelle affermazioni.

Sembra paradossale, infatti, trovare nella delibera frasi del tipo: “… in considerazione delle limitazioni poste dalla sostenibilità economica”, “Ove dall’applicazione di nuovi modelli organizzativi implementati dalle Aziende a seguito dei valori minimi di riferimento dovessero liberarsi delle risorse di personale…”, “di precisare che il posizionamento rispetto ai valori minimi indicati costituirà orientamento per le scelte autorizzatorie regionali…” e leggere le dichiarazione del Governatore Zaia questa delibera, dimostra come si fa a non buttare via denaro dei cittadini gestendo male il numero del personale infermieristico”. Ciò significa forse che finora i direttori generali, amministrativi e dei servizi hanno gestito male il personale? Ma questi direttori non sono stati nominati dallo stesso Zaia e non sono annualmente valutati? E il Veneto non è ritenuto dallo stesso Zaia virtuoso?

Ancora si afferma: “domani nessuno venga a parlare di allarme licenziamenti. Anzi se, alla fine emergerà che sarà necessario assumere altro personale lo faremo senza se e senza ma, perché i parametri che abbiamo definito sono quelli minimi, al di sotto dei quali proprio non si va, e l’unico scopo è quello di assistere a cinque stelle il paziente ricoverato". Ecco i paradossi.

Ma certo che non si parla di licenziamenti, ci mancherebbe altro! L’obiettivo è far partire l’assistenza territoriale (in linea con i dettami del recente PSSR) perché in Veneto, come nelle altre regioni, mancano infermieri all’interno del sistema. Solo che per non assumere e non spendere un euro in più si è deciso di togliere gli infermieri dagli ospedali (perché non si è scelto di chiudere unità operative o piccoli ospedali), dai reparti di degenza che sono sempre più popolati da pazienti complessi, acuti, affetti da pluripatologie. Infatti, nella delibera – come sopra riportato – si parla del “liberarsi delle risorse di personale” e che queste saranno impiegate nel “potenziamento dell’assistenza territoriale”.

Risulta poi evidente a tutti che, in tempo di crisi economica, nessuna Giunta emana una delibera che possa aumentare i costi del personale. Con difficoltà abbiamo chiuso presso il Ministero della Salute un accordo sulla stabilizzazione del precariato, figuriamoci prevedere ulteriori assunzioni senza se e senza ma! Per la Regione Veneto i vincoli e le modalità di spesa per il personale sono indicate nella DGRV 2621 del 2012 in particolare l’allegato A (l'obiettivo è il contenimento della spesa “che dovrà comunque nel 2015 essere pari alla spesa del 2004 diminuita dell’1,4% al netto dei rinnovi contrattuali”).

Terzo, la tempistica non è causale: “le aziende del SSR ….dovranno piena attuazione a quanto previsto entro il 31 dicembre 2015” ciò evita un impatto diretto (“i licenziamenti di domani…” o “le assunzioni senza se e senza ma”) e demanda il problema a dopo le elezioni regionali (primavera 2015) e la scadenza dei direttori generali delle ASL venete. Classico di un certo modo di fare politica lasciando ad altri, domani, gestire l’impatto delle scelte di oggi. Quindi, a me pare, Zaia non licenzierà nessuno né assumerà più infermieri perché gli esiti di tale deliberazione si vedranno dopo la scadenza dell’attuale governo regionale. E a rispondere dell’impatto dell’assistenza a “cinque stelle” derivante da questa delibera molto probabilmente ci saranno altri.

Ancora, i valori definiti sono indicati come “minimi” salvo poi affermare che saranno “di orientamento per le scelte autorizzatorie regionali”. Oggi le aziende sanitarie venete non possono assumere nemmeno un dipendente senza autorizzazione regionale, devono trimestralmente inviare la richiesta al segretario regionale della sanità che autorizza o meno l’assunzione. Ma secondo Voi arriverà l’autorizzazione in caso di tempi assistenziali sopra i valori minimi?

Negli altri Paesi (europei, americani e australiani) sono le rappresentanze professionali a indicare alle istituzioni pubbliche i valori di riferimento. In Veneto, non solo mi pare ci sia una presa di distanza nel merito e nel metodo del lavoro svolto da parte di alcuni collegi IPASVI (si veda il puntuale intervento del Collegio IPASVI di Padova su Quotidiano Sanità) e di alcuni dirigenti dei servizi infermieristici ma, come già citato, nel 2011 si sono espressi un gruppo di professionisti qualificati con un “Position Paper”.

Ebbene, non mi ritengo così sprovveduto da non pensare che gli esiti di tale determinazione non siano già ampiamente noti alla Giunta veneta. E’ dal 2010 (più di 3 anni!) che si rilevano e si incrociano dati sui tempi assistenziali infermieristici. Perché dunque la presenza di queste affermazioni paradossali? Perché, se la delibera aumenterebbe la presenza di infermieri per turno, la rappresentanza professionale tutta non è d’accordo? Perché escluderla dall’osservatorio regionale di cui al punto 6 della delibera?

Inoltre, ritengo alquanto strano che in questo Paese dov’è ampiamente riconosciuto che il rapporto infermieri/abitanti è tra i più bassi dei paesi OCSE mentre quello medici/abitanti è tra i più alti, si decida di partire rivendendo i tempi assistenziali per le dotazioni infermieristiche. Anche questa è una scelta politica su cui i cittadini e i colleghi infermieri dovranno riflettere.

Tengo, infine, a precisare che Nursind non è mai stato chiamato agli incontri e pertanto tale delibera non è stata “oggetto di confronto” con il sindacato rappresentativo della professione infermieristica.

Al Sottosegretario on. Fadda abbiamo chiesto che un tale documento non sia inserito nel Patto per la Salute senza un preventivo confronto a livello nazionale ed aver chiaro l’impatto di tali tempi anche nelle altre regioni italiane.

Andrea Bottega
Segretario Nazionale Nursind

07 gennaio 2014
© Riproduzione riservata

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