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L’assoluta inutilità dei test di ingresso alle professioni sanitarie e delle Lauree Magistrali

di Carlo Pisaniello

09 SET - Gentile Direttore,
ci risiamo, anche quest’anno la pletora di studenti in medicina e di aspiranti le professioni sanitarie si è data appuntamento nelle aule Universitarie per il fatidico test di ingresso. Come ogni anno, dall’introduzione del numero chiuso alle università, si assiste inermi a questo scempio tutto Italiano. E come ogni anno ci sono problemi di natura amministrativa con ricorsi che vanno e ricorsi che vengono e con la solita inattendibilità del ministero competente (MIUR) che prima introduce il bonus maturità poi lo sconfessa, poi lo reintroduce, poi lo modula…insomma una farsa tipica delle commedie di “Peppino e Edoardo de Filippo…”
 
Non dimenticando il fatto che ogni qualvolta si introducono novità a ridosso dei test, si scatena il panico collettivo con domande comprensibili e dubbi sempre più Amletici. E’ oramai acclarato che, i test in se per se non servono a nulla in fatto di future competenze dei Medici o degli Infermieri, anche perché sono assolutamente lontani dalla realtà lavorativa alla quale si approcceranno i futuri laureandi. Inutili perché soprattutto per quel che concerne il numero di Infermieri che l’università sforna dopo tre anni siamo abbondantemente al disotto del numero che servirebbe solo per sostituire gli esodati, i pensionati, i deceduti o i licenziati. Il blocco del turn over ha oramai messo in ginocchio la Sanità Pubblica. Non è requisito fondamentale, se non solo di contorno e folkloristico sapere quanto ghiaccio mette la “sora Maria” nella grattachecca o che gusti utilizza, oppure quanto è alto il monte Karakorum della catena Himalayana e a che altezza si trova la grotta dove vive lo yeti, sarebbe molto più cogente sapere magari se i futuri Medici o Infermieri abbiano o no  conoscenze se pur nozionistiche  di fisiologia o di patologia o se sono consci di quale sarà la loro attività lavorativa futura. Ma questo sarebbe chiedere troppo, ci parrebbe di vivere in un paese normale, dove ogni cosa è studiata perché funzioni e perché è utile ai cittadini, studenti o pensionati che siano.
 
Ma l’assurdo si raggiunge nei test di ingresso di Infermieristica e nelle professioni sanitarie in genere, dove i futuri discenti dovranno superare il test di ingresso per essere ammessi alla laurea triennale, poi svolgere il triennio come previsto dalle normative Ministeriali ed una volta raggiunta l’agognata laurea, consci delle difficoltà lavorative che si prospettano dinanzi a loro, magari decidere di proseguire gli studi indirizzandosi verso la vecchia “laurea specialistica” oggi  “laurea magistrale” e qui arriva la sorpresa…Un nuovo test di ingresso…ebbene si, non era sufficiente un solo test per diventare dottori magistrali nelle professioni sanitarie occorre farne un altro, come dire ad un avvocato o ad un laureando in economia con il nuovo ordinamento che per specializzarsi dovranno ripetere nuovamente i test a numero chiuso. Un’assurdità tutta Italiota, si perde più tempo nelle preparazioni dei test di ingresso che nella didattica Universitaria. Ben vengano allora i flash mob contro le facoltà a numero chiuso. La speranza di diventare prima o poi un paese NORMALE è l’ultima a morire.
 
Dott. Carlo Pisaniello
Infermiere Forense

09 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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