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La "clinica degli orrori" di Meta di Sorrento. Solo un caso isolato?

di Giuseppino Conti

17 LUG - Gentile Direttore,
la lettura dei fatti narrati, relativamente alla struttura di Meta di Sorrento, mi hanno particolarmente colpito. Da un punto di vista personale, tenuto conto anche della mia parallela attività sindacale nel Nursind i pensieri sono andati oltre, e mi sono domandato: quanto accaduto a Meta di Sorrento sarà un fatto isolato o c'è il rischio concreto di imbattersi in altre strutture nelle stesse condizioni?
 
Verrebbe naturale rispondere che si tratta sicuramente di un fatto isolato.  Ma andando indietro con la memoria è possibile risalire ad altri fatti analoghi, con analoghi scandali e con analoghi proclami da parte del Ministro di turno, di immediati provvedimenti sospensivi e di attivazione di “task force” per controlli severissimi.
 
Se da un punto di vista professionale posso esprimere solo una condanna e una vergogna per quanto accaduto, da un punto di vista sindacale ritengo che sia importante mettere sul tavolo alcune ipotesi di lavoro, proprio ad evitare il ripetersi dei fatti accaduti, con particolare attenzione ad alcune importanti variabili:
 
· una società civile non può non tenere conto delle mutate condizioni demografiche ed epidemiologiche, con un evidente aumento della vita media, dell'aumento delle  cronicità e delle persone sole, etc. etc., con condizioni socio-economiche pesantemente diverse (peggiorative) rispetto agli anni passati;
· il sistema sanitario ha da tempo preso la strada delle “autorizzazioni” e degli “accreditamenti” e probabilmente è necessario rivedere gli standard di riferimento (strutture, tecnologie, attrezzature, personale), tenendo conto dei cambiamenti di cui sopra, delle diverse condizioni di autonomia/dipendenza delle persone e delle diverse condizioni di disabilità/fragilità/cronicità;
· probabilmente è preferibile programmare e realizzare i controlli in maniera preventiva e continuativa, e non dopo “le irruzioni” dei NAS;
· la necessità di rivedere i modelli di cura e assistenza, privilegiando l'analisi e la quantificazione dei problemi di salute della popolazione, rispetto alle compatibilità economiche del Paese/Regioni;
· l'importanza di comparare le diverse possibilità gestionali delle strutture (diretta, in outsorcing, etc.), con attenta analisi e valutazione degli out-come e non solo del peso economico;
· l'inadeguatezza delle risorse assistenziali (in termini di numerosità e di saperi) non genera “risparmi” ma aumento pesante di costi (perché aumentano le situazioni di disabilità/fragilità  e/o aumentano/peggiorano le condizioni di cronicità);
· i tagli lineari che le aziende stanno realizzando portano inevitabilmente ad un abbattimento dei livelli assistenziali, con gravi rischi per gli utenti e per gli operatori;
· la “storiella” che si tratta di strutture a bassa complessità non “regge” più, e forse è giunto il momento di definire chiaramente che alla bassa complessità clinica corrisponde generalmente una alta complessità assistenziale (con una forte necessità di infermieri e operatori di supporto e, di contro, una minore/nulla necessità di medici, o di un servizio “su chiamata”);
· la diminuzione di personale (o la non adeguatezza del numero di risorse assistenziali) porta inevitabilmente a una diminuzione di servizi agli utenti (e nella maggior parte dei casi si tratta di persone con livelli di dipendenza molto alti o assoluti, con la conseguente necessità di una forte risposta ai bisogni “di base”), ed è bene che qualcuno si assuma la responsabilità della corretta e completa informazione a tutti gli interessati (o alle necessità di servizi privati attivabili dagli stessi utenti/famiglie).
 
Il rischio che Meta di Sorrento possa essere (o possa diventare) uno dei tanti casi e non un caso isolato forse è più reale di quanto si possa immaginare.
Forse abbiamo paura di vedere e forse ci rimane più comodo “mettere la testa sotto la sabbia”.
 
Certe cose non devono più accadere ed è necessario uno sforzo da parte di tutti (Regioni, Aziende, Strutture Private, strutture ONLUS, operatori, etc.), ognuno per quanto di competenza, per garantire le migliori risposte possibili a tutti coloro che hanno già contribuito (in termini sostanziali) al funzionamento del sistema  e che ora si trovano, per problemi di salute, dall'altra parte della “barricata”.
 
Per quanto concerne il sistema dei controlli, tenuto conto delle caratterizzazioni delle disabilità/fragilità/cronicità, e della prevalente necessità assistenziale, rispetto a quella clinica, auspichiamo un forte coinvolgimento della componente infermieristica (ai massimi livelli formativi), non tanto per una questione di “lobby professionale, ma molto più semplicemente per una specificità di saperi.
 
 
Giuseppino Conti
Segretario NURSIND Ancona

17 luglio 2013
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