La "legge 4/2013" e le illusioni sull'accreditamento "facile" delle professioni non organizzate
02 APR -
Gentile direttore,
ha suscitato vivo interesse, in chi cercava un suo accreditamento nel mondo sanitario, l’approvazione della
legge n. 4/13 nella quale si dettano le norme per il riconoscimento delle professioni non organizzate.
Ma chi incominciava ad intravedere, in questa norma, una facile scorciatoia per accreditarsi competenze in campo sanitario, ha dovuto ricredersi.
E’ arrivato, infatti, puntuale il
pronunciamento della Conferenza Stato Regioni, che, nella lettura rigorosa del testo, ha chiarito come qualsiasi attività sanitaria non abbia nulla a che fare con questo provvedimento e deve essere svolta esclusivamente da professioni sanitarie che hanno acquisito le specifiche competenze stabilite da norme di rango primario e sempre sotto la vigilanza dal ministero della Salute.
Ragion per cui, non è poi così difficile arrivare alla conclusione che non solo le attività sanitarie oggi esistenti e riconosciute alle professioni sanitarie sono escluse dalla 4/13, ma anche le eventuali duplicazioni o camuffamenti delle stesse non possono vantare nessuna possibilità di vedersi accreditare in campo sanitario.
Ma c’è di più, perché anche eventuali atti terapeutici, degni di tale nome, che si presentassero in un prossimo futuro, non potrebbero essere svolti in altra maniera, se non attribuendoli ad una delle professioni sanitarie esistenti o se necessario, creando un nuovo profilo sanitario atto a soddisfare eventuali nuove esigenze dei cittadini.
In ogni caso, comunque le attività, sia quelle oggi conosciute, che quelle che potrebbero presentarsi in futuro, saranno soggette a vigilanza ed escluse dalla legge 4/13 che non è certo una facile scorciatoia per accreditarsi in campo sanitario.
Gianni Melotti
02 aprile 2013
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