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L'altra faccia della sanità veneta. Quella degli sprechi

di Guglielmo Brusco

11 MAR - Gentile direttore,
ho letto quasi con rassegnazione la notizia del taglio per le spese di carta e fotocopie all’ULSS 18 di Rovigo. Una misura credo che non tenga conto, della figura veramente miserevole che il servizio pubblico fa nei confronti della gente, su cui graverà ancora qualche costo aggiuntivo.
Ho parlato di rassegnazione perché da anni sto cercando di far presente possibili fonti di spreco, un uso discutibilissimo del denaro pubblico nei confronti di cliniche e centri medici privati, la possibilità di usare strutture già pronte attualmente non utilizzate a fini sanitari e, non succede un bel niente. Evidentemente non riesco ad usare un linguaggio chiaro e comprensibile. Tanto che nessuna delle tante figure istituzionali da me contattate, finora, mi ha detto, dopo verifica, se quello che dicevo corrispondeva al vero o no.
 
Si fanno giustamente multe per sacchetti di patatine scadute , ma io, almeno a partire dal 2008, non sono riuscito ad ottenere risposte circa numerose segnalazioni fatte verso autorità amministrative regionali e nazionali e verso anche soggetti addetti al controllo della legittimità e del buon uso del denaro pubblico.
E tutto questo non è senza ricadute. Ci stanno chiudendo servizi, reparti e forse anche ospedali pubblici che servono alla gente. Possibile perciò che non si sia fatta e per quanto mi risulta, non sia stata completata alcuna indagine su fatti da me segnalati a chi di dovere e anche sulla stampa? Possibile che non si capisca che se il Direttore Generale dell’ULSS 18 diceva che si potevano risparmiare 39 milioni di euro in 4 anni (dati a centri e cliniche privati) e ciò non è stato fatto, bisognava ricercare se il Direttore Generale era un visionario oppure se aveva ragione? E se aveva ragione, al fine di recuperare tali soldi e di evitare altri sprechi, bisogna scovare il responsabile di quello spreco e conoscere il perché l’ha fatto! E anche a chi tutto ciò è stato utile!
 
Possibile che mentre le strutture pubbliche polesane accumulavano centinaia di milioni di euro di deficit, nessuno si sia chiesto come invece dal 2005 al 2011, i privati della sanità polesana abbiano invece avuto utili per più di 35 milioni di euro? Non c’entrano proprio niente le segnalazioni sostanzialmente inascoltate di Marcolongo, fatte ripetutamente dal 2008 al 2012 in Regione? Per l’anima di chi, tale dirigente pubblico ha segnalato che un paziente medio di fisioterapia, in un certo anno, costava poco più di 100 euro nel pubblico e più di 500 nel privato? Oppure perché da una parte si facevano 10 prestazioni medie e dall’altro più di 50?
 
E perché sono passati 5 anni senza che sia stata data risposta alla mia domanda se era economico sborsare, da parte dell’ULSS 18, 40.000 euro al mese per avere i servizi di 2 fisioterapisti e un fisiatra (una volta la settimana) dipendenti di un Centro Medico privato? Con tale cifra non si potevano pagare gli stipendi di 12 fisioterapisti e 1 medico fisiatra a tempo pieno (per fare 6 volte il fatturato eseguito dai 2 + 1 soggetti forniti dal centro privato)?
E come mai non si è chiarito perché a livello regionale, dal 2007 al 2010 sono stati dati alle cliniche private del Veneto, circa 200 milioni di euro a patto che facessero …. meno ricoveri ospedalieri? Si, meno ricoveri e un mare di soldi in più!!! Intanto nella sanità pubblica c’è poco personale, le macchine non vengono utilizzate per le loro potenzialità e la gente è costretta ad andare spesso nel privato, scarseggiano farmaci, teli, indumenti, pannoloni, letti adeguati alle persone ammalate, ecc. ecc.. Si parla di chiudere servizi come punti nascite e di tagliare specialità senza accennare alla benché minima reazione, se non quella del Comitato Altopolesano di Trecenta che difende i diritti fondamentali della propria gente.
Io credo sia ora di finirla. La Regione prima di fare qualsiasi taglio deve chiarire queste cose. Dove e come sono finite ingenti quantità di denaro pubblico, usate in modo almeno discutibilissimo.
 
Guglielmo Brusco 
Assessore Provinciale alla Salute
 


11 marzo 2013
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