Gentile Direttore,
nello scorso fine settimana si sono svolti i congressi nazionali per il rinnovo delle cariche elettive di due sindacati: la Fimmg e lo SMI. Entrambi i sindacati raccolgono le adesioni dei medici di famiglia, solo che la Fimmg è tuttora il sindacato maggioritario mentre lo SMI pur in crescita è un sindacato minoritario.
La Fimmg ha riconfermato alla sua guida il dr. Silvestro Scotti e lo SMI la dr.ssa Pina Onotri. Pur avendo entrambi rieletto i precedenti segretari vi è stata una novità di rilievo che vale la pena di sottolineare e riguarda la loro posizione nei confronti del mondo femminile.
Lo SMI non solo ha riconfermato alla sua guida una donna ma ha addirittura eletto come vicesegretari altre due donne (Fabiola Fini e Liliana Lora).
La Fimmg invece vede l’entrata nel direttivo (per la prima volta) di una donna sotto i 40 anni (Noemi Lops) la cui elezione, a detta di quanto si legge sulla stampa, è stata prevista da una modifica dello statuto voluta nel corso del mandato dall’Esecutivo uscente. Fatico a capire il senso di questa precisazione: lo statuto precedente non prevedeva donne nel direttivo o lo statuto attuale prevede di nominarne almeno una e sotto i 40 anni?
In ogni caso la questione appare alquanto “imbarazzante”.
In un momento in cui la professione medica si sta femminilizzando il maggior sindacato dei medici di famiglia ha bisogno addirittura di cambiare il suo statuto per poter far entrare una donna nel suo esecutivo. Cosa significa? Che non sarebbe mai entrata senza la modifica dello statuto? Che è stata messa per offrire un’immagine esterna di “pari opportunità” che in realtà non esiste? Mentre la scelta dello SMI appare una dimostrazione di una effettiva parità di ruoli tra maschi e femmine, il tentativo della Fimmg di avere almeno una donna nel suo direttivo per statuto appare un tentativo un po' maldestro di creare un’immagine a dimostrazione di una apertura al mondo femminile che in realtà sembra non esistere, un po' come uno specchietto per le allodole.
A Scotti e alla Onotri vanno sicuramente gli auguri di buon lavoro, auguri arrivati prontamente a Scotti dopo la sua elezione dal ministro Speranza (che già al Congresso aveva elogiato i medici Fimmg per l’aiuto dato durante la pandemia) e dal presidente Fnomceo Anelli. Al momento non mi risultano eguali felicitazioni da parte di Speranza a Pina Onotri e quelle di Anelli sono apparse solo ieri con un discreto ritardo (ma come si dice meglio tardi che mai).
I neoeletti segretari nazionali sono chiamati a affrontare le molte sfide che la medicina tutta e quella territoriale in particolare deve affrontare: non è ancora chiaro quale ruolo venga riservato al medico di famiglia nelle future case di comunità (ammesso che non vi siano modifiche in corsa); c’è da affrontare una carenza di medici nel territorio che sta diventando insostenibile e che sta lasciando migliaia di cittadini senza medico; è necessario recuperare il ruolo clinico della professione e non ultimo c’è il bisogno di portare gli stipendi a livelli decorosi .Se ne sta accorgendo anche chi è estraneo al nostro ambiente: Beppe Servegnini lo ha scritto sul Corriere ”i medici vanno trattati bene; il personale della sanità pubblica va pagato e trattato bene”.
C’è molto da fare a tutti i livelli per fare in modo che i medici siano trattati bene, c’è soprattutto da ridare senso e significato alla nostra professione, per renderla più appetibile, per recuperare dignità e decoro. Un decoro che non si misura certo dagli abiti che il medico indossa, ma che è in primis legato all’esistenza di presupposti capaci di rendere dignitoso il nostro lavoro: il recupero di autorevolezza per il ruolo che si svolge, condizioni di lavoro umane con possibilità di ferie, malattie e turni di lavoro compatibili con la necessità di una vita familiare normale, pari opportunità per le lavoratrici donne con la creazione di percorsi che favoriscano la maternità e l’accudimento dei figli, la sburocratizzazione del lavoro medico che sta soffocando la clinica e svilendo il rapporto medico paziente, uno stipendio dignitoso al meno in linea con gli altri stati europei….
E se gli ordini dovrebbero essere il baluardo a difesa di questi presupposti( e non certo di un decoro solo esterno e formale) che possono e devono rendere “decorosa” la nostra professione, ai sindacati spetta il compito di rendere concrete queste condizioni , lottando con i propri iscritti perché si possano realizzare.
I tempi sono ardui, richiedono una categoria compatta e una visone chiara: mi auguro che i neo eletti sappiano farsi interpreti di tutto questo.
Ornella Mancin