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Le strutture sanitarie no-profit dimenticate dai vari decreti “aiuti” e anche dal Pnrr

di Virginio Bebber

12 SET -

Gentile direttore,
leggiamo con piacere sulle pagine del quotidiano da lei diretto, l’esposizione di quanto prevedono i programmi presentati dai Partiti Politici, in corsa per le prossime elezioni, per restituire al SSN la dignità tanto faticosamente raggiunta, in anni ormai remoti, e inesorabilmente svilita in tempi più recenti. Persino inutile ricordare le tante falle messe a nudo dalla tragedia pandemica di questi tempi recentissimi, di un costrutto che si riteneva modello. 

Tuttavia proprio la tragica esperienza vissuta causa Covid ha reso evidente la strada percorribile per restituire al Paese un sistema sanitario in grado di rispondere in tempi brevi alle esigenze di salute dei cittadini italiani, dei più fragili soprattutto. Una strada persino intravista dalle stesse figure istituzionali che si sono esposte nei numerosi pubblici consessi (ultimamente anche in casa nostra in occasione dell’Assemblea Generale dell’ARIS), durante i quali hanno riconosciuto la necessità di ripensare ad un sistema sanitario fondato su un mix tra pubblico e privato convenzionato per un’offerta di salute pari alla crescente domanda stante tra l’altro il costante invecchiamento della popolazione.

Certo nel momento di simili dichiarazioni, le statistiche certificavano che tra posti letto in terapia intensiva e sub intensiva in favore dei pazienti Covid, quelli in reparti per acuti e post acuti contagiati dal Covid e bisognosi di ricovero, o quelli in reparti per pazienti no covid ma bisognosi di interventi e cure assolutamente non differibili, la sanità privata convenzionata, no profit e for profit, aveva messo a disposizione ben oltre 35.000 posti letto. Per non parlare della disponibilità dei propri medici alla mobilità tra pubblico e privato.

Ma è bastato che si affievolisse l’allarme, che si cominciasse a parlare di soldi, a fare promesse, vogliamo credere inconsapevolmente, infarcite di pura utopia, per fa sì che si perdesse di vista la strada prima indicata. E sì perché se le proclamate intenzioni di creare un nuovo sistema di sanità, fondato su un mix fra privato convenzionato e pubblico per un unico servizio a favore del cittadino, fossero state sincere, allora non si capisce perché in tutte le bozze dei vari decreti aiuti che si sono succedute, e tanto meno nel PNRR, non c’è un seppur minimo accenno di sostegno per le strutture private no profit, nel caso che ci riguarda personalmente come ARIS, e for profit convenzionate.

Mi fa personalmente rabbia – mi consenta lo sfogo Direttore -   vedere lo spazio che telegiornali nazionali, testate certamente importanti per diffondere notizie e creare opinione, riservano a giustissime grida di allarme per i danni creati dall’ingestibile aumento delle spese energetiche, che si levano dagli ambienti più disparati, dalle piscine, alle palestre, ai centri estetici (senza nulla togliere o cercare di sminuire l’importante ruolo che tali strutture rivestono nel Paese), e vedere nello stesso tempo passare sotto silenzio le grida altrettanto disperate che provengono dalle nostre strutture socio-sanitarie, alcune delle quali ormai  prossime al collasso sotto i colpi della stessa crisi energetica.

Forse che la tutela della salute dei nostri assistiti non rientra a pieno titolo negli interessi primarti da difendere? O forse saremo costretti a decidere di volta in volta se staccare la spina nelle rianimazioni o nelle terapie intensive? Oppure nelle sale operatorie o tra le corsie di ricovero? Si possono ignorare situazioni critiche di strutture come il Policlinico Gemelli, il Don Guanella, l’ospedale dell’Isola Tiberina, il Miulli e potremmo continuare per altre 260 strutture convenzionate? 35 mila posti letto, oltre 4 milioni di prestazioni ambulatoriali, migliaia e migliaia di dipendenti che rischiano anche loro il posto di lavoro, malati colpiti da gravissimi handicap fisici e mentali, migliaia di anziani non autosufficienti che rischiano di finire sulla strada per la chiusura di strutture sfinite forse meriterebbero un po’ più di attenzione. O qualche segno di comprensione da parte delle Istituzioni. Invece abbiamo raccolto silenzio assoluto. E pensare che la nostra attività quotidiana di assistenza è rivolta ai cittadini come servizio pubblico, guarda un po’, riconosciuto tale sin dalla legge istitutiva del SSN.

Noi, parlo per l’ARIS, ci siamo e ci saremo sino alla fine. Non chiediamo elemosine ma certamente ci aspettiamo di non essere demonizzati e di veder riconosciuto il nostro diritto ad essere trattati come tutti i soggetti che svolgono la loro opera per assicurare assistenza e salute agli italiani, e soprattutto chiediamo il riconoscimento del ruolo – dimostratosi irrinunciabile nell’emergenza – che svolgono le nostre istituzioni, ripeto convenzionate con lo Stato e senza alcun costo aggiuntivo per i cittadini – nel Sistema Sanitario del Paese. Se le liste di attesa non sono ancora diventate eterne, forse è anche perché esistiamo. Se non esistessimo…

Virginio Bebber

Presidente Nazionale ARIS



12 settembre 2022
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